lunedì 28 gennaio 2008

Andare Oltre la Dittatura Mediocratica

Questo post è ultrazionalmente politico. Una serie di concause, sia strettamente personali che contingenze generali, mi porta a scriverlo. Da un lato, l’induzione prodotta da un libro di P. Odifreddi (vedi post del 18 aprile 2007 su un altro suo libro: “Perché non possiamo non leggere “Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici)” (e meno che mai non apprezzarlo)”) avente per tema i paradossi, che mi è stato prestato da He-Lemm (grazie, l’omo!), dall’altro l’attuale situazione politica italioide (crisi dell’attuale governo, blaterante diatriba sulla legge elettorale ed il concetto di “casta”). Partendo da un capitolo sui paradossi della democrazia (primo tra tutti i paradossi, essa non esiste realmente perché matematicamente chimerica e logicamente insoddisfacente...) mi sono soffermato su un curioso modello che predice con agghiacciante candore l’attuale tendenza della politica, cioè la transizione verso una Dittatura della Mediocrazia. Ecco il modello, e come esso evolva rapidamente nella Dittatura Mediocratica.

Immaginiamo una popolazione esprimente tutte le sfumatura di indirizzo politico all’interno di un classico sistema occidentale. Essa è rappresentabile da una fascia orizzontale che a Destra è blu e a Sinistra è rossa. I due colori sfumano verso il centro in un candido e moderato Centro. Chiunque concorderà che questa è una buona rappresentazione della situazione nostrana. Almeno come essa è descritta è propagandata.

Questo sistema ha due probabili esiti, una volta che si vuole rappresentarlo in un parlamento di poche centinaia di eletti:

Primo Esito: si forma un certo numero di piccoli partiti, espressioni di settori particolari della fascia colorata. Questo fenomeno è detto “frammentazione politica” e sembra essere l’attuale tendenza reale del sistema politico. Paradossalmente, esso è demonizzato da tutti coloro che lo producono, perché ritenuto segno di instabilità e ingovernabilità. Al limite estremo di questa tendenza al particolarismo, ogni eletto è un partito a sé. Ovvero, si estinguono i partiti, restano solo i rappresentanti dei collegi elettorali. Potrebbe essere una soluzione più democratica della partitocrazia esistente... ma non espanderò oltre questo argomento.

Secondo Esito: si formano solo due schieramenti maggiori (partiti o coalizioni, non fa differenza) i quali esprimono le due tendenze principali manifeste nella fascia colorata. Chiamiamo questi due partiti “Rosso” e “Blu”, come i colori della fascia. Il fenomeno appare come la tendenza desiderata, il mito delle (il modello indotto dalle) maggiori intelligenze (?) politiche. Il ragionamento essenziale è il seguente: due grandi partiti sono più forti e stabili di decine di piccoli partiti. Essendo netti e distinguibili, sarebbero capaci di alternarsi come maggioranza e opposizione.

Ma, cosa accadrebbe se introducessimo due soli partiti nella competizione elettorale? Dove si collocherebbero? Ovviamente, uno a destra e l’altro a sinistra. Ma dove, esattamente? Ingenuamente, dal punto di vista dell’elettore, essi dovrebbero collocarsi a circa 1/4 e 3/4 della lunghezza della fascia, in modo che ognuno possa raggiungere il massimo consenso dalla propria metà di fascia. Questo è il proposito ufficiale propagandato: la fantomatica Sinistra Moderata (“Centro Sinistra”) e Destra Moderata (“Centro Destra”). Sulla base di questo modello, pochissimi elettori si collocherebbero al centro vero e proprio, ma tenderebbero verso la posizione di uno dei due partiti.

Ma accade proprio questo? Dato che un partito agisce in nome del proprio interesse di parte (per definizione, la parola “partito” dice proprio ciò), non di quello dell’elettorato intero, i due Partiti tenderanno a competere per conquistare quanta più fetta della zona intermedia. Ciò è ovvio: nel regime bipolare e bipartitico la fasce più colorate (l’estremo blu e l’estremo rosso) sono chiaramente indotte a non scegliere tra le 2 alternative proposte dai due partiti, bensì a mantenersi fisse sul partito del loro colore, senza alternativa: ognuna della due sceglierà il partito a lei più vicino, non certo quello posto dall’altra parte della fascia colorata. Quindi, di fatto, nel bipolarismo gli estremi non hanno possibilità di scelta, e quindi non devono essere convinti. Al più, essi hanno libertà solo di astensione (o di deriva extraparlamentare). Di conseguenza, per entrambi i Partiti non ha senso perdere tempo e energie per accattivarsi un elettorato posto agli estremi, che al massimo può non votare per niente, ma di sicuro non voterà per l’avversario. Tutte le energie saranno quindi poste per accattivarsi il Centro. Conseguenza inevitabile, i due partiti convergeranno al centro. Ciò produrrà l’attenuazione delle reciproche differenze, che finiranno col dissolversi. I due partiti diventeranno gemelli (al più appena speculari). Come nota Odifreddi, alla fine che senso avrà scomodarsi per decidere tra due candidati che propongono lo stesso programma?

Infine, i due partiti, identici nei programmi quindi identici negli interessi (la conservazione del potere), esprimeranno solamente l’ipocrita facciata di un unico partito, il Partito Mediocratico, avente come modello umano il mediocre, come strumento di propaganda i media. Paradossalmente, il centro, che all’inizio del processo bipolare non doveva aver quasi alcun rappresentante, diventerà la maggioranza. Anche in questo secondo esito, i partiti si estinguono.

Già oggi vediamo l’embrione del Partito Unico della Mediocrità in azione. L’ultimo Governo Prodi vinse con solo una manciata di voti: considerando che l’affluenza alle urne fu molto alta, si deve dedurre che l’Italia è rappresentata esattamente dalla fascia colorata simmetricamente usata sopra. Quindi, la premessa del nostro modello evolutivo è un dato di fatto. Esiste. La nascita dei grandi partiti di Centrodestra e di Centrosinistra è il segno che la seconda fase della deriva Mediocratica è in atto. L’autoreferenzialità estrema ed inutile con la quale i due “schieramenti” fingono di litigare, e l’assurda discussione sul sistema elettorale fine a sé stesso sono la prova che anche la fase finale è in gestazione. Il potere di micropartiti centristi (come quello di Mastella) dimostra che il Centro (qualsiasi cosa esso sia) è il vero padrone della politica parlamentare, e che a lui puntano ambo le coalizioni.

Tutti gli indizi mostrano che la tendenza è verso la nascita di un Partito Unico Mediocratico, un terribile ossimoro (se le parti di una totalità devono essere almeno 2, un partito “unico” che parte rappresenta? tutta, quindi sarebbe più corretto non chiamarlo più “partito”) nei confronti del quale non troverebbero posto né gli estremi della fascia colorata (che quindi smetterebbero di essere rappresentati, rafforzando il Centro, oppure degenererebbero velocemente in altre forme di espressione politica, extraparlamentare, o violenta) né quelli come me che non riescono a concepire il paradosso della partitocrazia, il riduttivo sistema del bipolarismo e la semplicistica favola dell’alternanza.

Sarà l’inizio di un Regime Totalitario della Mediocrità, statico ed autoreferente, nemico del merito e della complessità, il trionfo di una maggioranza miope e conformista, mollemente adagiata nella soddisfazione di esigenze pilotate demagogicamente, incapace di critica e di memoria?

Che l’Italia attuale sia una versione molle e postmoderna dell’Oceania di Orwell è ormai un dato di fatto. Il Partito-Casta-Chiesa Unica Mediocratica non solo ha il potere assicurato dallo stesso sistema politico, ma ha anche tutti i mezzi mass-medi(ocr)atici per imporsi culturalmente come l’Unico, Buono e Giusto modo di pensare. Ormai sembra quasi impossibile non pensare fuori del paradigma mediocratico fondato sulle consolanti semplicità delle dicotomie Destra e Sinistra, Maggioranza e Opposizione, Nord e Sud, Pubblico e Privato, No-Global e Sì-Global, Noi e Loro...

Come uscire da questa tendenza? La spiegazione ultrazionale è molto semplice: l’errore di fondo è il modello di partenza, l’idea che una linea monodimensionale e bicromatica sia una fedele rappresentazione della realtà sociopolitica. Uno spazio tridimensionale policromo sarebbe pur sempre una semplificazione ma perlomeno più vicina alla reale complessità... Eppure, Destra e Sinistra sono ancora vivi nella mentalità dominante: due concetti che, inutile ricordarlo, sono della metà del XIX secolo. Purtroppo, la massa è stata bene addestrata a pensare esclusivamente in maniera semplice, dicotomica e lineare (destra e sinistra altro non sono che una versione relativizzata dell’antica e falsa dicotomia tra Bene e Male... relativizzata perché per scoprire chi è il bene e chi è il male bisogna prima decidere da quale schieramento guardare). Ed in fondo, il Grande Centro Mediocratico, tanto caro alla Chiesa Cattolica (“agli umili e semplici andrà il Regno di Dio”), non è forse una riproposizione del Nirvana delle religioni orientali, un Nulla senza Niente, nel quale annullare la propria individualità e dissolvere tutte le contrapposizioni?

L’inno del Grande Partito Mediocratico esiste da tempo:

Credo che a questo mondo esista solo una grande chiesa, che passa da Che Guevara e arriva fino a Madre Teresa...”. (L. Cherubini - Penso Positivo).

Io preferisco pensare in altro modo.

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