sabato 5 gennaio 2008

Kem Kem... intervista doppia

Inizierò questo post con un’esagerata polemica volutamente provocatoria, per poi passare al vero e proprio argomento.
Provocazione.
Ci sono tanti modi di fare divulgazione scientifica. In genere, io li detesto quasi tutti, sopratutto se tarati dal sensazionalismo, dalla mania di suggestione, dalla vocazione al commerciale. Ciò è dovuto alla mia masturbante autoreferenzialità da paleontologo duro e crudo, innamorato degli oggetti che studia e che non sopporta alcuna contaminazione delle sua adorata e tecnicistica disciplina. In fondo, la divulgazione mass-mediatica è rivolta sopratutto a soggetti che non sono in grado di apprezzare pienamente e capire i sottili dettagli della Natura, e si accontentano delle (ma sarebbe meglio dire si ubriacano con le) versioni bastarde offerte da surrogati di scienziati con il pallino della propaganda, ovvero, è rivolta a soggetti mediocratici. Perché dannarsi l’anima per far capire l’eccellenza al mediocre animo del mediocratico? Spesso, purtroppo, più per un opportunistico bisogno di ricavare denaro vendendo simil-cultura scientifica alle masse, non certo per amore della crescita culturale della società: in quel altro caso, il divulgatore dovrebbe tendere a non abbassare il prodotto alla “divulgazione” (contraddicendosi), bensì dovrebbe tendere ad alzare la capacità cognitiva generale per avvicinarla all’intelligenza critica necessaria per il prodotto, ovvero pubblicando un buon lavoro scientifico (e chi lo capisce ne gode, gli altri, se vogliono goderne, si arrangino a imparare il linguaggio...).
Sia chiaro: non è necessario fare un articolo iper-tecnico per produrre un buon lavoro scientifico (e quindi vera divulgazione), basta stipulare un patto col fruitore: tu ti impratichisci un pochino nella materia, ti premunisci degli strumenti mentali e linguistici adatti, ed io ti ricompenserò con la Bellezza della Conoscenza.
Fine della provocazione.
Questo post è un tentativo di fare divulgazione scientifica tramite un espediente narrativo-televisivo in voga dalle nostre parti italiche. Può darsi che così facendo, renda più accessibile e interessante un argomento che (lo ammetto e quasi ne godo... vedi introduzione del post) è noioso per la maggioranza dei miei conspecifici. Ho immaginato un’ipotetica intervista doppia (stile “Le Iene” sensu Mediaset, non sensu Tarantino) tra due dei più spettacolari dinosauri teropodi noti. Queste due bestie superbe vissero nella stessa zona e nello stesso periodo, quindi, è probabile che in vita abbiano interagito. Li chiamerò, in onore del paleontologo che li scoprì quasi un secolo fa, Ernst e Stromer. A fare le domande sarà il nostro ben stimato paleo-amico il Sarmatese Duplofago. Le risposte, ovviamente, hanno una base paleontologica...

SARMATESE DUPLOFAGO: Nome e collocazione sistematica.
ERNST: Ernst, Spinosaurus aegyptiacus, dinosauro teropode spinosauroide.
STROMER: Stromer, Carcharodonthosaurus saharicus, dinosauro teropode allosauroide.
SARMATESE DUPLOFAGO: Età.
ERNST: Cenomaniano, 100 milioni di anni fa.
STROMER: Cenomaniano, 100 milioni di anni fa.
SARMATESE DUPLOFAGO: Nazionalità.
ERNST: Ho passaporto egiziano, ma sono di casa in tutto il Nord Africa.
STROMER: Ai miei tempi non c’erano confini... Comunque, stavo dalle parti del Gondwana nordorientale... mi pare che oggi si chiami Nord Africa.
SARMATESE DUPLOFAGO: Massa e lunghezza.
ERNST: Bella domanda... C’è chi mi fa di 4 tonnellate e 12 metri, ma altri si spingono a darmi una massa di 10 tonnellate e 17 metri di lunghezza. In verità, in mancanza di uno scheletro completo, sono solo stime basate su confronti con altri teropodi.
STROMER: Vado per le 5 tonnellate e i 12 metri. Decimetro più, decimetro meno.
SARMATESE DUPLOFAGO: Preferenze alimentari.
ERNST: Qualunque cosa passi a tiro di mascelle. Ho una predilezione per i grossi pesci.
STROMER: Un grosso sauropode, possibilmente dissanguabile.
SARMATESE DUPLOFAGO: Come sono fatti i tuoi denti?
ERNST: Conici, poco incurvati e senza seghettature.
STROMER: Lame molto strette, con una ricca seghettatura e marcate ondulazioni di smalto.
SARMATESE DUPLOFAGO: Il tuo punto di forza.
ERNST: Ho un paio di braccia robustissime con artigli di oltre 30 centimetri.
STROMER: Tutto... Beh, forse la bocca: la si può considerare come un unico coltello seghettato, capace di lasciare ferite profonde anche su prede cinque volte più pesanti di me.
SARMATESE DUPLOFAGO: Segni particolari?
ERNST: Ho una cresta dorsale sulla schiena alta un metro e settanta. Mi si riconosce da lontano.
STROMER: Sono più bello di Ernst.
ERNST: Su questo si potrebbe discutere.
STROMER: Ai miei tempi non si discuteva.
ERNST: Perfetto, se la metti così...
Parte una zuffa spaventosa tra i teropodi. L’intero studio televisivo viene demolito dalla furia dei due. Il Sarmatese Duplofago è costretto a chiudere il collegamento.

Come vedete, l’effetto della divulgazione scientifica mass-mediocratica è sempre lo stesso: un disastro coperto con qualche spettacolare scena di combattimento.
In altri campi avremmo avuto un finale con una grande palla di fuoco...

Nessun commento:

Posta un commento

-I COMMENTI ANONIMI SARANNO ELIMINATI