mercoledì 2 gennaio 2008

Una repubblica mediocratica fondata sulla superstizione

Un recente studio demografico ha rilevato che, mediamente, ogni giorno, in Italia, 33 mila persone si rivolgono a maghi, astrologhi e guaritori. Il numero stimato di questi ciarlatani è di 150 mila, quasi quanto l’intera popolazione di Fighettolandia! In tutto, la popolazione di italici che fa riferimento (e che è truffata) da maghi e simili è di 12 milioni: un quinto della popolazione totale. Il fatturato annuo che gira intorno a questa epidemia irrazionale è pari a 6 miliardi di euro... soldi che potrebbero essere spesi in qualcosa di utile, come la manutenzione stradale, la gestione dei rifiuti e la sanità... guarda caso aspetti della vita civile più in crisi nelle regioni a maggior diffusione dei maghi... Di fatto, se i creduloni decidessero di dare il loro voto ad un fantomatico partito del paranormale, questo potrebbe raggiungere la maggioranza relativa!
Quali sono le cause di un così anacronistico persistere della superstizione? Penso che siano sopratutto due: una di natura religiosa e una più laica. La preponderante diffusione del cattolicesimo in Italia è sicuramente un terreno fertile per le derive superstiziose: sebbene tutte le religioni siano fondamentalmente delle superstizioni, il cattolicesimo (sopratutto quello mediterraneo) è, rispetto alle varie forme di protestantesimo nordeuropeo, impregnato di caratteristiche, ritualità e concetti medievali e barocchi tali da farne un’iperstizione (una super-superstizione). Se si aggiunge che qualsiasi tentativo culturale CONCRETO di combattere la superstizione implica necessariamente una lotta anche al cattolicesimo, si capisce come l’opposizione all’illuminismo ed alla razionalità sia molto forte in questo paese a (dichiarata e formale) maggioranza (trasversale) cattolica.
L’altro fattore, più laico, è l’effetto di un fraintendimento del concetto di libertà di espressione.
Anche in un paese democratico, non tutte le forme di pensiero possono essere messe allo stesso livello: la loro rispondenza con la realtà (fisica, biologica e storica) dovrebbe essere usata come criterio per la valutazione del loro valore. Tuttavia, sembra essere diffuso un lassismo (bigotto e opportunista) che dichiara di tollerare indiscriminatamente qualsiasi forma di pensiero, mettendo allo stesso livello la razionalità scientifica e l’irrazionalità superstiziosa. Questo esempio chiarirà dove voglio portare il discorso: la Costituzione vieta la rifondazione di partiti politici di stampo nazi-fascista. Ciò, apparentemente, sarebbe in violazione con un’altra parte della Costituzione che permette e protegge la libertà di espressione. Il paradosso cade nel momento che riconosciamo che la libertà di espressione non è un valore assoluto, bensì un effetto derivato di un sistema democratico liberale e pluralista (che non può essere nazi-fascista). Ovvero, l’esclusione del pensiero nazi-fascista dall’ambito delle espressioni lecite e permesse è giustificato dal contesto storico nel quale viviamo (non entro nel merito se ciò sia giusto in maniera assoluta o solamente contingente... ammesso che un simile problema sia sensato): il valore di un’espressione è subordinato alla realtà (in questo caso storica). Analogamente, sarebbe auspicabile una più forte opposizione nei confronti della superstizione: come detto all’inizio, essa assorbe e dissolve risorse che potrebbero essere spese altrove con maggior utilità, inoltre, essa è contraria ed ostile ad un pensiero (quello razionale e scientifico) che in soli 3 secoli ha dato molti più vantaggi all’umanità di quanti ne abbia dato la superstizione in 3000 anni.


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