lunedì 21 maggio 2007

Poeti Maledetti, maledetti poeti

Pubblico due opere di un giovane poeta della corrente ultrazionale.
Nelle sue composizioni, dove alterna poetica ed argomentazione, egli parla della sua vita, dei drammi tormentati che lo hanno coinvolto, delle illusioni delle viscere che ha patito, del piacere di risolversi nel riso.
Dovete immaginarvelo sul bordo di una scogliera, sullo sfondo il tempestoso mare al tramonto, il vento che gli scompiglia i capelli e la barba.
La tenacità dei tuberi
I tuberi sono restii alla morte, necessitano di poco, quasi nulla,
ma nulla basta loro per considerare fertile un terreno.
Giusto questa mattina un tubero interrompe la mia colazione per chiedermi quale sia la ragione della sterilità di molti terreni, i quali, dopo aver concesso di attecchire, negano qualsiasi fonte di sostentamento necessaria.
Dopo un breve scambio di opinioni il tubero si sofferma un attimo a pensare e poi mi dice:
"Per la prima volta nella mia vita ho cominciato a pensare che forse da soli si sta meglio…"
Pur condividendo l'opinione del giovane tubero, ho provato una sorta di senso di colpa per aver palesato così duramente il precario equilibrio costi/benefici che regola una coltura a due, proprio come qualche tempo prima mi riferiva un meno giovane bipede implume del quasi rimorso provato per aver convinto una sua vecchia conoscenza della probabile inesistenza dell'entità suprema.
Appare quasi inverosimile lo sgomento provato dai più per aver scoperto d'essere totalmente autosufficienti ed indipendenti da miti e fedi, dovendo essere ciò più logicamente fonte di sollievo e rinascita. Evidentemente i precoci indottrinamenti ricevuti convincono un giovane tubero che gli sia indispensabile un terreno e che esista qualcuno che prima o poi dall'alto farà pervenire la necessaria acqua.
Tanto più questo è vero quanto più difficile si rivela l'accettare che in tutto ciò di necessario non v'è nulla.
Ma i tuberi sono restii alla morte, necessitano di poco, quasi nulla…
A Colui che Cade col Sorriso*
Nell'allegro passeggiar della serata,
dopo aver la medieval festa vissuta,
lo spedito passo del compare ho interrotto,
colpevolmente provocando la sua unione col selciato.
"Mea culpa", professai più tardi, ma subito da egli ammonito capii
quanto il verbo tra noi fosse superfluo.
Il mio rispetto a colui che cade col sorriso.
*titolo proposto dall'editore demiurgico

4 commenti:

  1. ps: ho notato che mancano alcuni spazi presenti nel testo originale...
    non è assolutamente un rimprovero (puntualizzazione tipica e necessaria in questo tipo di comunicazione...) e non so se è una limitazione del software o se una tua scelta consapevole, comunque per mantenere il ritmo di lettura e quindi la probabile interpretazione imposta dall'autore, consiglio di mantenere il formato originale.
    Nel caso specifico credo che poco influisca questo piccolo cambiamento, quindi la mia è solo un'osservazione imputabile al mio spirito ipercritico (ridondanza di puntualizzazioni, anche se credo che tu non mi abbia frainteso).
    Ciao! c

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  2. Nel testo che ho, alcune parole erano attaccate tra loro: mi sono limitato a separarle.

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  3. Ok, allora è tutto un problema di queste maledette macchinette... c

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