Fintanto che persisteva, era reale. Solamente dopo la sua conclusione appare l’inconsistenza della situazione, la contraddittorietà degli eventi vissuti, la debolezza logica dei rapporti causali sperimentati. Assieme ad una strana angoscia che, almeno per me, deve essere lavata via con un bicchiere di latte, il ricordo di un incubo appena vissuto porta con sé il fastidio delle spiegazioni a posteriori: perché l’incubo (così come quasi ogni altro sogno) è evidentemente una finzione solo dopo che mi sono svegliato?
Ora che è passato, trovo evidente che i luoghi erano inventati, le immagini sbiadite e ovattate, i dialoghi assurdi, i personaggi delle ombre. Da dove saltano fuori?
Proviamo ad usare lo stesso impianto usato nella discussione sul piacere: la componente onirica (che crea sogni e incubi, sulle loro differenze e analogie per ora non parlo) è uno dei tanti simbionti neuronali che si accalcano e competono dentro al (e sono il) cervello? A differenza del centro del piacere, l’onirico non è tanto un parassita, quanto un debole simbionte che riesce a manifestarsi solo quando la coalizione di maggioranza è in vacanza, appunto, quando sensi e ragione dormono. E solo allora esso tende a liberare immagini e suoni sbiaditi che ha rubato da altri centri neuronali. La sua logica è debole, probabilmente perché egli non vive nel mondo esterno e quindi non è stato selezionato dalla spietata realtà oggettiva (può permettersi il lusso di non essere vincolato alle ferree punizioni della sopravvivenza), la sua elaborazione una carta velina ricalcata in fretta, molto simile ai ricordi (se non proprio estratta da loro: le immagini del sogno sono probabilmente ricordi rielaborati, e come tali sono pallide immagini costantemente rimaneggiate), il suo potere effimero. Quale meccanismo genera le esperienza oniriche? Forse questa analogia può illuminare: se proviamo a portare per qualche decina di minuti un paio di lenti colorate (ad esempio rosse), dopo che le avremo tolte tenderemo a vedere per alcuni minuti ogni colore tendente al verde (il colore complementare al rosso): ciò è dovuto, probabilmente, ad un effetto di inerzia prodotto dal cervello nei minuti in cui avevamo indosso gli occhiali rossi: il cervello reagiva all’anomala dominanza del rosso nel campo visivo immettendo "dall’interno" un eccesso di verde, quasi che cercasse di riportare il campo visivo alla "normalità": e ciò persiste anche per alcuni minuti dopo che abbiamo tolto le lenti colorate. Forse sogni ed incubi hanno una genesi simile: l’assenza di stimoli esterni (sopratutto visivi e sonori), quindi l’apparente mancanza di un mondo esterno, deve angosciare qualche parte del cervello (quella che chiamiamo "l’onirica"?), la quale reagisce immettendo nella coscienza una forma sbiadita di eventi tratti dal serbatoio della memoria: appunto i sogni (e gli incubi), delle finzioni create all’interno al fine di compensare uno squilibrio di ciò che il cervello considera la "realtà" (ciò un mondo esterno che gli fornisce stimoli, immagini e suoni).
Forse che questo meccanismo di auto-suggestione indotta dalla mancanza di stimoli reali esterni sia anche alla base di tutte le mitologie, di tutte le storie che abbiamo inventato per spiegare ciò che non vedevamo/sentivamo nel mondo ma che volevamo vedere e sentire? Credere è come sognare? Probabilmente sì: non a caso la ragione è simboleggiata dalla luce, dal lume che ci sveglia dai sogni e ci aiuta a capire la realtà. E forse, purtroppo, per tutti quelli che si ammorbidiscono acriticamente nella dolcezza dei propri sogni consolanti, la realtà, così fredda ed insensibile, deve apparire un incubo da evitare.
Ora che è passato, trovo evidente che i luoghi erano inventati, le immagini sbiadite e ovattate, i dialoghi assurdi, i personaggi delle ombre. Da dove saltano fuori?
Proviamo ad usare lo stesso impianto usato nella discussione sul piacere: la componente onirica (che crea sogni e incubi, sulle loro differenze e analogie per ora non parlo) è uno dei tanti simbionti neuronali che si accalcano e competono dentro al (e sono il) cervello? A differenza del centro del piacere, l’onirico non è tanto un parassita, quanto un debole simbionte che riesce a manifestarsi solo quando la coalizione di maggioranza è in vacanza, appunto, quando sensi e ragione dormono. E solo allora esso tende a liberare immagini e suoni sbiaditi che ha rubato da altri centri neuronali. La sua logica è debole, probabilmente perché egli non vive nel mondo esterno e quindi non è stato selezionato dalla spietata realtà oggettiva (può permettersi il lusso di non essere vincolato alle ferree punizioni della sopravvivenza), la sua elaborazione una carta velina ricalcata in fretta, molto simile ai ricordi (se non proprio estratta da loro: le immagini del sogno sono probabilmente ricordi rielaborati, e come tali sono pallide immagini costantemente rimaneggiate), il suo potere effimero. Quale meccanismo genera le esperienza oniriche? Forse questa analogia può illuminare: se proviamo a portare per qualche decina di minuti un paio di lenti colorate (ad esempio rosse), dopo che le avremo tolte tenderemo a vedere per alcuni minuti ogni colore tendente al verde (il colore complementare al rosso): ciò è dovuto, probabilmente, ad un effetto di inerzia prodotto dal cervello nei minuti in cui avevamo indosso gli occhiali rossi: il cervello reagiva all’anomala dominanza del rosso nel campo visivo immettendo "dall’interno" un eccesso di verde, quasi che cercasse di riportare il campo visivo alla "normalità": e ciò persiste anche per alcuni minuti dopo che abbiamo tolto le lenti colorate. Forse sogni ed incubi hanno una genesi simile: l’assenza di stimoli esterni (sopratutto visivi e sonori), quindi l’apparente mancanza di un mondo esterno, deve angosciare qualche parte del cervello (quella che chiamiamo "l’onirica"?), la quale reagisce immettendo nella coscienza una forma sbiadita di eventi tratti dal serbatoio della memoria: appunto i sogni (e gli incubi), delle finzioni create all’interno al fine di compensare uno squilibrio di ciò che il cervello considera la "realtà" (ciò un mondo esterno che gli fornisce stimoli, immagini e suoni).
Forse che questo meccanismo di auto-suggestione indotta dalla mancanza di stimoli reali esterni sia anche alla base di tutte le mitologie, di tutte le storie che abbiamo inventato per spiegare ciò che non vedevamo/sentivamo nel mondo ma che volevamo vedere e sentire? Credere è come sognare? Probabilmente sì: non a caso la ragione è simboleggiata dalla luce, dal lume che ci sveglia dai sogni e ci aiuta a capire la realtà. E forse, purtroppo, per tutti quelli che si ammorbidiscono acriticamente nella dolcezza dei propri sogni consolanti, la realtà, così fredda ed insensibile, deve apparire un incubo da evitare.
Ben svegliato caro Ultrazionale!
RispondiEliminaL'argomento "sogni" mi piace, forse perchè in passato me ne sono interessato abbastanza.
Trovo curioso l'esempio delle lenti colorate di rosso perchè negli anni '60/'70 negli U.S.A. si facevano molti esperimenti sull'attività onirica proprio sfruttando una sorta di lenti colorate rosse: si chiama "Ganzfeld" e consiste nel coprire gli occhi con due mezze palline da ping pong colorate di rosso, in quanto pare che riducano al minimo gli stimoli luminosi esterni, favorendo, unitamente all'uso di cuffie insonorizzanti, uno stato di isolamento sensoriale, almeno per quanto riguarda i sensi principali.
A parte questa analogia, posso dirti che di ipotesi sull'origine dei sogni se ne sono fatte molte, moltissime, forse troppe.
Lasciando perdere le interpretazioni folcloristiche partenopee, ce ne sono alcune decisamente interessanti e verosimili scaturite proprio dagli intensi studi di qualche decennio fa (ovviamente lo scopo principale era individuare un eventuale utilizzo militare...); le evidenze sono più o meno le seguenti: nel sonno c'è una prima fase in cui il corpo e il cervello in particolare, si rilassano e cessano di cercare stimoli esterni, concentrandosi di conseguenza su quelli "interni", che possono essere pensieri e ricordi della giornata o delle sue ultime fasi coscienti. In questo stadio emergono le cosidette "immagini ipnagogiche", che sono una sorta di flash visivi (in realtà solo mentali perchè gli occhi sono chiusi e non ricevono segnali), immagini frammentarie disordinate che si susseguono senza ordine e logica per circa mezz'ora. A questa fase confusa segue quella nota con l'acronimo R.E.M. (sai bene cosa significa), nella quale prende forma il sogno vero e proprio; questo pare che sia un tentativo del nostro cervello di fare associazioni ed interpretazioni delle immagini ipnagogiche ricevute fino a quel momento, in un lento e graduale passaggio da intensa a scarsa attività. E' quindi a causa dell'inerzia del cervello che dopo aver chiuso gli occhi continuiamo a riscontrare una certa attività, anche se più confusa, che sfocia in associazioni mentali, le più "logiche" secondo il nostro cervello, in base alla propria esperienza. Il sogno quindi è un tentativo di mettere insieme tutti gli stimoli (che ora sono solo pensieri e ricordi)per creare qualcosa di ordinato e logico; ovviamente, data la frammentarietà di tali stimoli, il sogno prodotto è spesso tutt'altro che sensato e logico.
Chiaramente durante il sonno, le immagini oniriche sono tutto ciò che percepiamo e vengono quindi interpretate come la Realtà (spesso ciò che si vede, anche da svegli, non coincide con la Realtà, ma si è abituati a crederlo), perciò i sogni ci appaiono tanto realistici.
A parziale conferma di una simile ipotesi (e sottolineo che di ipotesi si tratta), c'è la percezione e conseguente interpretazione onirica di stimoli esterni ricevuti durante il sonno: a chi non è capitato di sentir suonare la sveglia all'interno del proprio sogno e di svegliarsi constatando che la sveglia al proprio fianco era la reale origine di quel suono percepito, elaborato ed interpretato nel modo ritenuto più logico in quella situazione che col reale aveva ben poco da spartire in quanto sogno? Oppure sentire il bisogno di andare in bagno e sognare di andarci veramente per poi svegliarsi con lo stesso bisogno insoddisfatto (almeno spero per voi e per il vostro letto...)?
Infine, la fase R.E.M. è seguita da una fase in cui l'attività onirica sfuma gradualmente fino a cessare, dopo un ciclo di circa un'ora e mezza per poi ricominciare dall'inizio.
Negli anni '60/'70, quando gli americani (statunitensi) non avevano niente di meglio da fare che sperimentare bombe atomiche, LSD e sogni "paramilitari", vennero elaborate ipotesi riassumibili nelle parole sopra riportate, senza tuttavia trovarne un conveniente uso bellico, quindi le ricerche cessarono unitamente ai sostanziosi finanziamenti precedentemente erogati con tanta fiduciosa ed utilitaristica speranza.
Oggi la Russia ed il comunismo non sono più una "minaccia", quindi i sogni vengono lasciati ai giocatori del lotto ed ai maghi visionari di turno, con buona pace dei timorosi nordamericani.
Per quanto ne so quella sopra esposta è l'ipotesi più plausibile sull'origine dei sogni, almeno con i mezzi di studio a nostra disposizione (o meglio, a disposizione degli U.S.A. 30 anni fa). Ho tralasciato le numerose interpretazioni delle "evidenze" paranormali dell'attività onirica, tanto studiate quanto rapidamente abbandonate.
Se decidi di approfondire l'argomento ho un piccolo libro che ne parla e che, sono sicuro, desterà ilarità/sconcerto in un Ultrazionale come te.
A presto e sogni d'oro... c