Se esiste un Dio, allora è l’Essere Massimo? L’insieme “Dio+l’Universo da Lui creato” è maggiore di Dio soltanto, quindi, Egli non è l’Essere Massimo. (Ricordo che nel 1995 feci questa obiezione al mio prof. di filosofia (fervente cattolico), il quale rispose con una mezza risposta: “Allora Dio è anche l’Universo da Lui creato”... Di colpo scopriamo di essere una parte di Dio. Ciò è cristianesimo o panteismo?).
Se esiste un Dio, allora è onnipresente? In tal caso, quale è il nostro spazio? Ricadiamo nel panteismo?
Se esiste un Dio, allora è onnisciente? In tal caso, nessuno di noi agisce liberamente, in quanto Egli sa già quello che faremo prima di farlo (ciò viola la presunta esistenza di libero arbitrio tanto amata dalla Chiesa per farci colpevoli... ops, lapsus, volevo dire “responsabili”, di ciò che facciamo).
Se esiste un Dio, allora è la Saggezza? In tal caso, poteva scegliere un modo meno contorto e dispendioso per crearci. Farci angeli di pura energia sarebbe stato molto più elegante che farci aggregati instabili e parzialmente auto-coscienti di molecole organiche.
Se esiste un Dio, allora è la Perfezione? Un essere perfetto sentirebbe l’umano bisogno di creare qualcosa di imperfetto? Di nuovo, un essere perfetto non dovrebbe creare esseri imperfetti (quali noi siamo)... poteva fare di meglio.
Se esiste un Dio, allora ama? Amare significa desiderare ciò che non si ha, quindi, se Dio ama, allora manca di qualcosa (che non ha). Quindi, scegliete: o è perfetto ma non ama, oppure è imperfetto e ama.
Se esiste Dio, allora è buono? A giudicare dall’inutile ed esagerata quantità di sofferenza gratuita che c’è nel mondo, che spesso si distribuisce in maniera ancor più ingiusta (per non dire cieca...) della sofferenza stessa, dubito molto della sua bontà. Forse è buono, ma non è in grado di evitare che certi mali accadano, quindi non è onnipotente.
Fate un po’ voi: potete continuare ad affermare un Essere perfetto, infinito, onnipotente, onnisciente e buono (che ci ama), ma cadete necessariamente in qualche contraddizione, e quindi sacrificate la ragione per la fede.
Oppure, potete adattare il vostro concetto di divinità alle esigenze della ragione, e quindi dovete necessariamente abbandonare le contraddittorie religioni ufficiali. Forse esiste qualcosa di lontanamente simile al Dio che ci hanno inculcato da piccoli, ma è un semidio, un demiurgo (non quello Ultrazionale...) di comodo, necessario per giustificare (provvisoriamente) ciò che non riusciamo a spiegare razionalmente. In tal caso, l’unica reale giustificazione dell’esistenza di una divinità è la nostra ignoranza sui fatti del mondo. Deus ex machina...
Potete, tra l’altro, scegliere come religione (ovvero come posizione indimostrabile ma che accettate) l’ateismo. “Dio non esiste” può essere la vostra nuova fede.
Oppure, più semplicemente, scegliete l’impostazione ultrazionale che va oltre, agnostica: “Dio non è un concetto sensato. Sulla sua esistenza o non-esistenza non solo non è possibile esprimersi razionalmente, ma è anche insensato perdere troppo tempo a discuterne”.
Tuttavia, dato che il concetto del divino permea l’umanità, soffermarsi razionalmente sul divino è un passaggio necessario per capire l’umano.
Se esiste un Dio, allora è onnipresente? In tal caso, quale è il nostro spazio? Ricadiamo nel panteismo?
Se esiste un Dio, allora è onnisciente? In tal caso, nessuno di noi agisce liberamente, in quanto Egli sa già quello che faremo prima di farlo (ciò viola la presunta esistenza di libero arbitrio tanto amata dalla Chiesa per farci colpevoli... ops, lapsus, volevo dire “responsabili”, di ciò che facciamo).
Se esiste un Dio, allora è la Saggezza? In tal caso, poteva scegliere un modo meno contorto e dispendioso per crearci. Farci angeli di pura energia sarebbe stato molto più elegante che farci aggregati instabili e parzialmente auto-coscienti di molecole organiche.
Se esiste un Dio, allora è la Perfezione? Un essere perfetto sentirebbe l’umano bisogno di creare qualcosa di imperfetto? Di nuovo, un essere perfetto non dovrebbe creare esseri imperfetti (quali noi siamo)... poteva fare di meglio.
Se esiste un Dio, allora ama? Amare significa desiderare ciò che non si ha, quindi, se Dio ama, allora manca di qualcosa (che non ha). Quindi, scegliete: o è perfetto ma non ama, oppure è imperfetto e ama.
Se esiste Dio, allora è buono? A giudicare dall’inutile ed esagerata quantità di sofferenza gratuita che c’è nel mondo, che spesso si distribuisce in maniera ancor più ingiusta (per non dire cieca...) della sofferenza stessa, dubito molto della sua bontà. Forse è buono, ma non è in grado di evitare che certi mali accadano, quindi non è onnipotente.
Fate un po’ voi: potete continuare ad affermare un Essere perfetto, infinito, onnipotente, onnisciente e buono (che ci ama), ma cadete necessariamente in qualche contraddizione, e quindi sacrificate la ragione per la fede.
Oppure, potete adattare il vostro concetto di divinità alle esigenze della ragione, e quindi dovete necessariamente abbandonare le contraddittorie religioni ufficiali. Forse esiste qualcosa di lontanamente simile al Dio che ci hanno inculcato da piccoli, ma è un semidio, un demiurgo (non quello Ultrazionale...) di comodo, necessario per giustificare (provvisoriamente) ciò che non riusciamo a spiegare razionalmente. In tal caso, l’unica reale giustificazione dell’esistenza di una divinità è la nostra ignoranza sui fatti del mondo. Deus ex machina...
Potete, tra l’altro, scegliere come religione (ovvero come posizione indimostrabile ma che accettate) l’ateismo. “Dio non esiste” può essere la vostra nuova fede.
Oppure, più semplicemente, scegliete l’impostazione ultrazionale che va oltre, agnostica: “Dio non è un concetto sensato. Sulla sua esistenza o non-esistenza non solo non è possibile esprimersi razionalmente, ma è anche insensato perdere troppo tempo a discuterne”.
Tuttavia, dato che il concetto del divino permea l’umanità, soffermarsi razionalmente sul divino è un passaggio necessario per capire l’umano.
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