Molti l’avranno valutato prima di me. In ogni caso, questa è farina odierna del mio sacco, probabilmente convergente con illustri predecessori...
Una delle critiche che viene posta al modello del Big Bang è quella di non spiegare perché mai questa “benedetta” esplosione (esplosione di cosa? di tutto? del Tutto?) sia dovuta accadere. Insomma, cosa l’avrebbe generata? Generalmente, a questa domanda si risponde scimmiottando San Agostino e rispondendo che non ha senso porsi la causa dell’origine di tutto. Ma proviamo ugualmente a rispondere, in maniera da non cadere in contraddizione. Ovvero, è possibile avere un’espansione dello spazio senza dover introdurre una causa generante?
La lettura di Flatlandia di Abbott è stata illuminante. Ripensavo al metodo analogico tramite il quale è possibile “immaginare” concettualmente uno spazio a quattro dimensioni, del quale la tridimensionalità non è altro che una sezione. Sotto questa ottica, usando il metodo analogico, si può risalire ad un corpo quadrimensionale. L’analogia è la seguente: un cerchio è la sezione bidimensionale di una sfera tridimensionale. Una sfera che attraversi un piano sarà percepita da eventuali osservatori bidimensionali di quel piano come un cerchio che compare dal nulla come punto, si allarga progressivamente di diametro, raggiunge un massimo di ampiezza per poi tornare a contrarsi fino a sparire. Usando questa analogia, un corpo quadrimensionale che attraversa uno spazio tridimensionale sarà percepito da osservatori tridimensionali di quello spazio come un punto che si allarga progressivamente di dimensione con una forma pari alla sezione tridimensionale di quel corpo, raggiunge un massimo di dimensione per poi tornare a contrarsi fino a sparire. Quindi, rovesciando l’ottica e mettendoci nei nostri panni 3D, qualsiasi oggetto che parte da un punto, si allarga mantenendo la stessa forma per poi contrarsi dopo aver raggiunto una taglia massima può essere interpretato come la sezione tridimensionale di un corpo 4D che sta attraversando il nostro spazio. Quindi, uno spazio quadrimensionale statico potrebbe essere percepito “erroneamente” da osservatori tridimensionali come uno spazio tridimensionale sferico in espansione.
Possibile che l’universo in espansione non sia altro che un’illusione percettiva dovuta alla nostra limitatezza tridimensionale che ci impedisce di cogliere la quadrimensionalità? Le altissime temperature del Big Bang sarebbero anch’esse un’illusione? La temperatura media dell’universo che sperimentiamo nella tridimensionalità sarebbe solamente il rapporto tra la densità di energia nello spazio quadrimensionale (che sarebbe costante) ed il volume della sezione 3D che percepiamo? Il divenire tridimensionale non è altro che una staticità quadrimensionale? Il tempo, perciò, non sarebbe altro che l’illusione di movimento relativo del corpo 4D osservato in una sua sezione 3D. Anche il paradosso del “prima” del Big Bang si dissolverebbe nell’insensatezza, esattamente come non ha senso per un abitante della Terra chiedersi cosa ci sia più a Sud del Polo Sud: se il passato è l’illusione prodotta dal moto di un corpo 4D su una sezione 3D, non ha senso considerarlo quando il corpo 4D non interseca “ancora” la sezione 3D.
Parmenide aveva azzeccato il modo dell’Essere ma sbagliato il numero delle sue dimensioni?
Una delle critiche che viene posta al modello del Big Bang è quella di non spiegare perché mai questa “benedetta” esplosione (esplosione di cosa? di tutto? del Tutto?) sia dovuta accadere. Insomma, cosa l’avrebbe generata? Generalmente, a questa domanda si risponde scimmiottando San Agostino e rispondendo che non ha senso porsi la causa dell’origine di tutto. Ma proviamo ugualmente a rispondere, in maniera da non cadere in contraddizione. Ovvero, è possibile avere un’espansione dello spazio senza dover introdurre una causa generante?
La lettura di Flatlandia di Abbott è stata illuminante. Ripensavo al metodo analogico tramite il quale è possibile “immaginare” concettualmente uno spazio a quattro dimensioni, del quale la tridimensionalità non è altro che una sezione. Sotto questa ottica, usando il metodo analogico, si può risalire ad un corpo quadrimensionale. L’analogia è la seguente: un cerchio è la sezione bidimensionale di una sfera tridimensionale. Una sfera che attraversi un piano sarà percepita da eventuali osservatori bidimensionali di quel piano come un cerchio che compare dal nulla come punto, si allarga progressivamente di diametro, raggiunge un massimo di ampiezza per poi tornare a contrarsi fino a sparire. Usando questa analogia, un corpo quadrimensionale che attraversa uno spazio tridimensionale sarà percepito da osservatori tridimensionali di quello spazio come un punto che si allarga progressivamente di dimensione con una forma pari alla sezione tridimensionale di quel corpo, raggiunge un massimo di dimensione per poi tornare a contrarsi fino a sparire. Quindi, rovesciando l’ottica e mettendoci nei nostri panni 3D, qualsiasi oggetto che parte da un punto, si allarga mantenendo la stessa forma per poi contrarsi dopo aver raggiunto una taglia massima può essere interpretato come la sezione tridimensionale di un corpo 4D che sta attraversando il nostro spazio. Quindi, uno spazio quadrimensionale statico potrebbe essere percepito “erroneamente” da osservatori tridimensionali come uno spazio tridimensionale sferico in espansione.
Possibile che l’universo in espansione non sia altro che un’illusione percettiva dovuta alla nostra limitatezza tridimensionale che ci impedisce di cogliere la quadrimensionalità? Le altissime temperature del Big Bang sarebbero anch’esse un’illusione? La temperatura media dell’universo che sperimentiamo nella tridimensionalità sarebbe solamente il rapporto tra la densità di energia nello spazio quadrimensionale (che sarebbe costante) ed il volume della sezione 3D che percepiamo? Il divenire tridimensionale non è altro che una staticità quadrimensionale? Il tempo, perciò, non sarebbe altro che l’illusione di movimento relativo del corpo 4D osservato in una sua sezione 3D. Anche il paradosso del “prima” del Big Bang si dissolverebbe nell’insensatezza, esattamente come non ha senso per un abitante della Terra chiedersi cosa ci sia più a Sud del Polo Sud: se il passato è l’illusione prodotta dal moto di un corpo 4D su una sezione 3D, non ha senso considerarlo quando il corpo 4D non interseca “ancora” la sezione 3D.
Parmenide aveva azzeccato il modo dell’Essere ma sbagliato il numero delle sue dimensioni?
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