Da ieri sto leggendo un saggio dal titolo molto editoriale: The End of Time, del fisico J. Barbour. Il titolo non parla della fine del tempo/universo ma dell’abolizione del concetto di tempo dalla Fisica. La tesi molto parmenidea dell’autore è che il tempo sia un’illusione, un concetto superfluo per la fisica, e propone una teoria Atemporale del Mondo. Finora ho letto una cinquantina di pagine e sono sufficientemente scettico per andare avanti di gusto. Se mi convincerà della sua argomentazione, sarò felice di ritrattare il mio attuale scetticismo. Due aspetti, per ora, vale la pena di considerare.
Il primo è il modo con il quale l’autore elimina il tempo dall’universo. Egli definisce gli Adesso (Nows), gli oggetti del suo universo-senza-asse temporale. Un Adesso è una qualunque possibile configurazione di oggetti. Come un fotogramma di un film, un Adesso descrive le struttura dell’universo in un istante particolare. Senza entrare nel merito di cosa sia un istante (concetto di istante mi rimanda al concetto di simultaneità, il quale è stato abolito/ridimensionato dalla relatività di Einstein... vedrò più avanti nel libro se/come spiegherà la cosa), in pratica, ogni Adesso è la descrizione completa della posizione di ogni particella di ogni oggetto (che, come ricordo da quel poco di meccanica quantistica che so, è definita dalla funzione d’onda della particella), compresi gli atomi del mio cervello in quel particolare istante (se faccio parte di quell’Adesso). Il Mondo degli Adesso (chiamato col terrificante nome di Platonia... già che c’era poteva riesumare “Iperuranio”) è l’insieme di tutti gli Adesso possibili. C’è l’Adesso di adesso, l’Adesso di due secondi fa, l’Adesso di quando cadde il primo dente al mio trisnonno, l’Adesso del Big Bang ecc... Anzi, dice l’autore, è scorretto ed illusorio dire che ad ogni Adesso corrisponda un “evento passato”, perché il tempo non esiste, esistono solo gli Adesso (da ciò ne deduco che ci sono più Adesso che eventi storici, perché esistono anche gli Adesso di ciò che avrebbe potuto essere ma non fu). (Nota: limitazioni linguistiche e “consuetudini” verbali ci fanno usare il tempo durante i discorsi, tuttavia, nell’ottica degli Adesso, ciò è solo convenzionale. Esattamente come la frase: “il mammouth aveva la pelliccia per proteggersi dal freddo” è una veloce e scorretta metafora per dire “è plausibile che la presenza di pelliccia sia stata selezionata nelle popolazioni di mammouth sotto l’effetto del cambiamento climatico glaciale”).
Per spiegare l’illusione del tempo, l’autore fa le considerazioni più interessanti (almeno per ora). Il principale nemico della teoria Atemporale è la coscienza del passato. Se nell’universo non esistessero esseri coscienti non ci sarebbe alcun problema ad accettare la realtà di Platonia (ma se non esistesse coscienza, Platonia non sarebbe concepibile): tutti gli Adesso coesisterebbero felicemente in Platonia, OGNUNO SLAGATO DAGLI ALTRI, ognuno simile e differente dai vicini, tutti fuori dal tempo. La coscienza in un mondo di Adesso è un fastidioso paradosso: noi ricordiamo il passato e siamo consapevoli del movimento (spostamento nello spazio-tempo). Come risolverlo? L’autore afferma, molto intelligentemente, che tutti i ricordi del passato si basano sulle tracce presenti “nel presente”. Le rocce hanno tracce che rimandano ad eventi passati, le foto dell’anno scorso sono immagini che interpretiamo come eventi passati, questo post che state leggendo è un evento del passato (almeno per voi che lo leggete e non lo state scrivendo), così come i nostri ricordi non sono altro che tracce e disposizioni presenti adesso nel cervello e che interpretiamo come eventi passati. In pratica, il passato esiste perché abbiamo prove che ci fanno pensare che esista. Per quel che riguarda il movimento, l’autore dice, per ora sbrigativamente, che nessun oggetto alla fine di un movimento è lo stesso di quando iniziò il movimento, sopratutto alla “vera” scala delle particelle elementari, ed ogni posizione del movimento appartiene ad un diverso Adesso. Quindi: siccome nell’Adesso “in cui mi trovo adesso” è configurata anche la struttura cerebrale dei miei ricordi, allora esiste il passato che ricordo, come illusione del cervello così costruito. Sarà vero che i ricordi del passato sono tracce costruite nel presente, ma ciò non risolve un aspetto più importante: la mia coscienza non è istantanea. Il “presente” che noi viviamo non è un istante, è un intervallo di tempo con una qualche durata (anche un solo secondo di consapevolezza continua dà esistenza al tempo). La coscienza è un processo, il quale presuppone almeno due eventi (se vogliamo, due Adesso) distinti ma connessi. Per ricordare un evento, per avere coscienza di ciò, è necessario un processo che avviene in un (seppur breve) intervallo di tempo. E se io sto ricordando, quindi sto traendo l’informazione “passata” presente nel cervello, lo faccio in un tempo definito ma non nullo, devo necessariamente partire da un Adesso, nel quale l’informazione viene tratta, ad un Adesso nel quale l’informazione è stata acquisita e diventa consapevolezza: i due eventi, entrambi necessari alla coscienza per renderla tale, sono distinti, separati da un intervallo temporale. Come direbbe Cartesio: cogito ergo tempus est. A meno di non dare alla coscienza una qualche realtà extrafisica (come facevano molti dei filosofi e tutti i teologi che si occuparono di questo problema), o, peggio di abolirla, negandone la realtà, la necessità del tempo rimane tale e quale è nella fisica “standard” (quindi viene meno la necessità di rifarci a Platonia).
Temo che l’autore di questo interessante libro non sia forte in neuro-psicologia quanto lo è in fisica quantistica, ma forse mi sbaglio. Vedrò proseguendo con la lettura.
Adesso non ho Tempo per continuare col discorso, ma dato che il tempo non esiste, vi rimando all’Adesso nel quale ho già finito di scrivere il post di commento finale al libro.
Il primo è il modo con il quale l’autore elimina il tempo dall’universo. Egli definisce gli Adesso (Nows), gli oggetti del suo universo-senza-asse temporale. Un Adesso è una qualunque possibile configurazione di oggetti. Come un fotogramma di un film, un Adesso descrive le struttura dell’universo in un istante particolare. Senza entrare nel merito di cosa sia un istante (concetto di istante mi rimanda al concetto di simultaneità, il quale è stato abolito/ridimensionato dalla relatività di Einstein... vedrò più avanti nel libro se/come spiegherà la cosa), in pratica, ogni Adesso è la descrizione completa della posizione di ogni particella di ogni oggetto (che, come ricordo da quel poco di meccanica quantistica che so, è definita dalla funzione d’onda della particella), compresi gli atomi del mio cervello in quel particolare istante (se faccio parte di quell’Adesso). Il Mondo degli Adesso (chiamato col terrificante nome di Platonia... già che c’era poteva riesumare “Iperuranio”) è l’insieme di tutti gli Adesso possibili. C’è l’Adesso di adesso, l’Adesso di due secondi fa, l’Adesso di quando cadde il primo dente al mio trisnonno, l’Adesso del Big Bang ecc... Anzi, dice l’autore, è scorretto ed illusorio dire che ad ogni Adesso corrisponda un “evento passato”, perché il tempo non esiste, esistono solo gli Adesso (da ciò ne deduco che ci sono più Adesso che eventi storici, perché esistono anche gli Adesso di ciò che avrebbe potuto essere ma non fu). (Nota: limitazioni linguistiche e “consuetudini” verbali ci fanno usare il tempo durante i discorsi, tuttavia, nell’ottica degli Adesso, ciò è solo convenzionale. Esattamente come la frase: “il mammouth aveva la pelliccia per proteggersi dal freddo” è una veloce e scorretta metafora per dire “è plausibile che la presenza di pelliccia sia stata selezionata nelle popolazioni di mammouth sotto l’effetto del cambiamento climatico glaciale”).
Per spiegare l’illusione del tempo, l’autore fa le considerazioni più interessanti (almeno per ora). Il principale nemico della teoria Atemporale è la coscienza del passato. Se nell’universo non esistessero esseri coscienti non ci sarebbe alcun problema ad accettare la realtà di Platonia (ma se non esistesse coscienza, Platonia non sarebbe concepibile): tutti gli Adesso coesisterebbero felicemente in Platonia, OGNUNO SLAGATO DAGLI ALTRI, ognuno simile e differente dai vicini, tutti fuori dal tempo. La coscienza in un mondo di Adesso è un fastidioso paradosso: noi ricordiamo il passato e siamo consapevoli del movimento (spostamento nello spazio-tempo). Come risolverlo? L’autore afferma, molto intelligentemente, che tutti i ricordi del passato si basano sulle tracce presenti “nel presente”. Le rocce hanno tracce che rimandano ad eventi passati, le foto dell’anno scorso sono immagini che interpretiamo come eventi passati, questo post che state leggendo è un evento del passato (almeno per voi che lo leggete e non lo state scrivendo), così come i nostri ricordi non sono altro che tracce e disposizioni presenti adesso nel cervello e che interpretiamo come eventi passati. In pratica, il passato esiste perché abbiamo prove che ci fanno pensare che esista. Per quel che riguarda il movimento, l’autore dice, per ora sbrigativamente, che nessun oggetto alla fine di un movimento è lo stesso di quando iniziò il movimento, sopratutto alla “vera” scala delle particelle elementari, ed ogni posizione del movimento appartiene ad un diverso Adesso. Quindi: siccome nell’Adesso “in cui mi trovo adesso” è configurata anche la struttura cerebrale dei miei ricordi, allora esiste il passato che ricordo, come illusione del cervello così costruito. Sarà vero che i ricordi del passato sono tracce costruite nel presente, ma ciò non risolve un aspetto più importante: la mia coscienza non è istantanea. Il “presente” che noi viviamo non è un istante, è un intervallo di tempo con una qualche durata (anche un solo secondo di consapevolezza continua dà esistenza al tempo). La coscienza è un processo, il quale presuppone almeno due eventi (se vogliamo, due Adesso) distinti ma connessi. Per ricordare un evento, per avere coscienza di ciò, è necessario un processo che avviene in un (seppur breve) intervallo di tempo. E se io sto ricordando, quindi sto traendo l’informazione “passata” presente nel cervello, lo faccio in un tempo definito ma non nullo, devo necessariamente partire da un Adesso, nel quale l’informazione viene tratta, ad un Adesso nel quale l’informazione è stata acquisita e diventa consapevolezza: i due eventi, entrambi necessari alla coscienza per renderla tale, sono distinti, separati da un intervallo temporale. Come direbbe Cartesio: cogito ergo tempus est. A meno di non dare alla coscienza una qualche realtà extrafisica (come facevano molti dei filosofi e tutti i teologi che si occuparono di questo problema), o, peggio di abolirla, negandone la realtà, la necessità del tempo rimane tale e quale è nella fisica “standard” (quindi viene meno la necessità di rifarci a Platonia).
Temo che l’autore di questo interessante libro non sia forte in neuro-psicologia quanto lo è in fisica quantistica, ma forse mi sbaglio. Vedrò proseguendo con la lettura.
Adesso non ho Tempo per continuare col discorso, ma dato che il tempo non esiste, vi rimando all’Adesso nel quale ho già finito di scrivere il post di commento finale al libro.
Mi servirebbe più Tempo per comprendere meglio tutto il discorso, ma pare che il Tempo non ci sia proprio, quindi passo al prossimo Adesso...c
RispondiEliminaLa visione di Barbour mi pare molto simile alla visione buddhista, e difatti nella visione buddhista la coscienza dell'io è un'illusione. Lo sto leggendo anche io, non sono nemmeno a metà, ma lo trovo invece interessante.
RispondiEliminaSarebbe bello poterlo approfondire con i calcoli necessari, capisco che il libro sarebbe diventato troppo pesante, ma magari in appendice...
Forse oltre al Tempo, gli mancava anche lo Spazio... se non quello fisico, sicuramente quello mentale.
RispondiEliminaIo alla fine (sono passati quasi 2 anni dall'Adesso in cui scrissi il post) ho smesso di leggerlo: oltre che noioso e un po' ripetitivo, l'ho trovato insoddisfacente per la questione fondamentale: la Coscienza è un processo che presuppone una continuità di processi, anche solo per l'atto di ritenerla tale, persino per negarla. Non è sufficiente affermare che ogni Adesso contenga al suo interno configurazioni di oggetti ai quali attribuiamo l'arbitrario significato "di tracce del passato" per cancellare il passato: l'atto stesso di attribuire tale significato presuppone una relazione causa-effetto tra gli oggetti e la coscienza che ad essi attribuisce l'arbitrario significato di memorie; tale ralazione causa-effetto è un evento di natura chimico-fisica, e pertanto, presuppone il Tempo. Ergo, la teoria Atemporale non sta in piedi.