venerdì 20 aprile 2007

Valorizzare la Fecondazione ErotoLogica (avete letto bene)

Il dolore di una caduta dipende dall’altezza dalla quale si è voluti cadere, quindi non ha senso lamentarsi perché una scala ha troppi pioli.
Il neofita dell’ultrazionalità, l’individuo razionale che scopre l’impostazione Ulteriore ma non è ancora pienamente in grado di staccarsi dalla vecchia reificazione (spero ricorderete il Reificatore Estremo, nato e cresciuto a pane e Parole-che-sono-Fatti), insomma, la persona di buona volontà non ancora abituata ad essere pienamente libera dalle favole che gli hanno inculcato (non solo la Patria, Dio, il Comunismo, la Democrazia, ma anche la Vita, l’Essere, l’Io), spesso attraversa una fase di limbo, di indecisione, quasi di rimpianto sublimato verso ciò che ora ha disvelato e dissacrato. La sua reazione classica alla Gioiosa Transvalutazione è il flirt occasionale e nuovamente consolatorio con la sorella maggiore dell’Ultrazionalità, quella zitellona antipatica e poco sexy nota col nome di Razionalismo. Non cadete nel Razionalismo, cari amici di birra!
Questo post (che non era previsto, dato che stavo preparandone uno sull’agnosticismo asintotico) vuole mostrare agli eventuali ultrazionali di transizione come NON si debba cadere nella logica razionalista dopo che certe vecchie (e care) mitologie sono state smontate nelle loro componenti.
Il fatto che le esperienze vissute evidenzino la natura prettamente meccanica, biologico-deterministica (quindi naturale) di aspetti dell’essere umano che tradizionalmente vengono ritenuti “spirituali” non implica che le CONSEGUENZE di quegli aspetti siano ugualmente meccanici e “inumani”. Scendendo dal generale al particolare, l’aver riconosciuto la matrice algoritmica profonda (biochimica, etologica, quel che si vuole...) delle pulsioni umane non impedisce (ma anzi, come spiegherò alla fine, esalta) l’esistenza di un VALORE nei fantomatici “sentimenti”.
Come tutte le strutture complesse, i sentimenti sono proprietà emergenti (della struttura del cervello). Di fatto, ogni persona, nella sua irriducibilità alla semplice somma delle componenti neuronali che la definiscono in toto (alla faccia dell’ingenuo spiritualismo e animismo), è una proprietà emergente. Ciò non ha niente di miracoloso (l’acqua è fatta di ossigeno e idrogeno, eppure le sue proprietà non possono essere fatte derivare dalle caratteristiche di quei due elementi), ed è una caratteristica costante della gerarchia esistente nelle strutture dell’universo, ed il motivo del perché il mondo, pur essendo fatto di atomi e fotoni, non è spiegabile esclusivamente dalla fisica ma richiede l’invenzione di altre discipline come la chimica, la biologia, la psicologia, la sociologia e la più bella di tutte, la Storia Naturale (vabbé... l’ultima l’ho messa anche se non era strettamente pertinente al discorso). Quindi, il riconoscimento che la sessualità non è
“altro se non un espediente, l’unico possibile, affinché la natura umana, posta
in bilico tra due livelli distinti, indecisa tra l’antica bestialità incosciente
e la fragile parvenza di libero arbitrio, continuasse a perpetuarsi,
sopravvivesse a sé stessa” (Irk Ekem),
non impedisce che l’esperienza sessuale sia degna di essere vissuta. Allo stesso modo, i legami affettivi sono portatori di valore anche se sono generati da narcotici auto-inibitori dell’egoismo naturale. Proprio il fatto che noi sappiamo riconoscere la vera natura delle relazioni affettive e, nonostante ciò, le sviluppiamo, con ironia, senza divinizzarle ma nemmeno demonizzandole e demolendole (spesso con risentimento), rimarca che la scelta ultrazionale sia la sola (o una delle poche) soluzione(i) all’apparente vuoto che lo “svelamento delle favole” parrebbe aver prodotto (alla faccia di tutti quelli che si scagliano anacronisticamente contro il “vuoto” di valori prodotto dal fantomatico “relativismo” della post-modernità). Altrimenti, si cade nella contraddizione pratica: se si dichiara di negare valore all’esperienza amorosa, definendola solo “meccanismo chimico”, allora bisogna negare valore a qualunque altro sentimento, compresa la solidarietà e l’amicizia (cari amici di bevute, anch’esse, ad essere corretti, sono solo macchinazioni ormonali evolute egoisticamente).
Tutti i sentimenti sono strutture emergenti: hanno una base chimica, una base anatomico-evolutiva, ed una base storico-culturale, ma alla fine sono percepiti soggettivamente come eventi concreti che fondano le esperienze individuali: se si demonizza a posteriori l’esperienza di coppia perché ha generato troppi 2-di-picche (dati e/o ricevuti) e/o ha prodotto troppi grattacapi depressivi a chi “ci è cascato”, si sta sbagliando obiettivo della critica. Non è il sentimento “in sé” o l’esperienza che se ne fa a richiedere una critica, ma piuttosto il sovraccarico di aspettative ed il persistere di “adolescenzialità” (spesso inconscia anche in chi dice di essere cresciuto) con i quali si vivono quei rapporti (e non mi rivolgo ai sentimentali che queste cose non le afferrano essendo totalmente imbevuti di ormone, ma ai neo-razionalisti che si sentono “traditi” della reale natura del sentimento).
In ultrationale stat virtus: ovvero, né il sentimentalismo ormonale ed ingenuo di zerbini, piattole e sdolcinati, né la finta razionalità chimico-etologica di chi ha solo paura di soffrire ancora; perché tra l’Amore con la maiuscola ed il Vuoto, c’è l’amore con la minuscola, il dominio su un bel gioco.
Chi ha orecchie per intendere intenda.

4 commenti:

  1. "TI AMO ANCORA"
    ULTRAZIONALITà DELL'IMPARAGONABILITà

    Finalmente un post "pungente" (e il titolo della mia risposta non è da meno…), che almeno in me risveglia l'attenzione (senza nulla togliere ai post precedenti e successivi che molto apprezzo).
    Dunque, quasi non so da dove iniziare...
    Comincio con un ringraziamento per aver dato seguito alla mia proposta sull'argomento Amore (che poi lo si chiami "fecondazione ErotoLogica" poco cambia, sono significanti di uno stesso significato) e rispondo subito al post (che, per chi non lo sapesse, fa seguito ad una mia mail sull'argomento).
    Non stupirò con grandiose parole e citazioni di colti autori perchè la comunicazione verbale non è il mio forte, anche se invidio chi lo sa fare egregiamente, e spero di riuscire ad esprimere in modo chiaro ed inequivocabile ciò che ritengo uno degli argomenti a me più cari.
    L'analisi che ho fatto/l'idea che ho del sentimento Amore è certamente il frutto di un percorso umano che mi ha spinto a capire cosa avviene nel nostro corpo (o almeno nel mio) quando si sperimenta l'innamoramento. Ciò che ne è emerso è stato a dir poco illuminante, cioè una serie di reazioni biochimiche in cascata che conducono ad una condizione che oserei definire uno "stato alterato di coscienza". La positività di una tale scoperta sta nella conseguente giustificazione di miei e altrui comportamenti che fino ad allora giacevano pressoché incompresi nella mia mente (intesa come cervello, coscienza, cuore, o come diavolo la si voglia chiamare). Non mi sono mai ritenuto immune al meccanismo amoroso e non lo faccio tuttora, certamente non per il solo fatto di sapere vagamente quali sono i mezzi utilizzati per attuarlo (sarebbe come disprezzare un uccello in virtù delle proprie conoscenze di aerodinamica), anzi ne sono stato coinvolto profondamente anche se raramente.
    Ciò che più mi ha stupito all'atto della scoperta, è stato il totale rifiuto di ogni spiegazione logica sull'Amore da parte di quasi tutti i miei interlocutori... Questo mi ha lasciato sgomento e tuttora mi risulta impossibile convincere un "fedele del sentimento" che il soggetto del proprio credo segua vie biochimiche con finalità riproduttive.
    Da parte mia non viene alcun tipo di disprezzo o svalutazione dell'Amore (uso la maiuscola perché la parola indica un argomento ampio ed articolato quanto un testo sacro per un religioso), anzi, riconoscendone l'estrema importanza evolutiva, ne ammiro molto i complicati meccanismi.
    Detto ciò, non mi sento affatto "tradito dalla reale natura del sentimento" e non ritengo la mia interpretazione (soggettiva come per chiunque) una "finta razionalità chimico-etologica" sviluppata come rifiuto e difesa da un meccanismo che, coinvolgendo profondamente, comporta dei rischi ( come i famosi "2 di picche").
    Pur ammettendo la naturale "paura di soffrire ancora" invito chi ben mi conosce (o crede di ben conoscermi) a rammentare il mio stato di "giocatore attivo", sottoposto e ben disposto ai rischi cui vado incontro, tutt'altro che risentito per le passate esperienze e grande ammiratore di coloro che vivono "irrazionalmente" i propri sentimenti, smitizzatore di fedi e non rinnegatore.
    D'altro canto nella mia vita ho ricevuto molto dalla biochimica del mio corpo (!) ed ho registrato una quantità di successi quasi pari ai tentativi (forse grazie al giusto rapporto tra razionale ed irrazionale), poi conclusisi in modo più o meno negativo a causa di diverse circostanze, quindi posso dirmi soddisfatto del mio rapporto con l'Amore, anche oggi, che lo osservo e non lo evito.
    Ognuno vive a suo modo le proprie convinzioni e le proprie paure, un modo giusto e convincente solo per sé stessi, in quanto frutto di interpretazione e quindi soggettività. La capacità di astenersi dal giudizio, in quanto soggettivo, e la conquista della comprensione come pratica dell'osservazione, sono, a mio parere, il vero modo di "andare Oltre", il vero modo di essere "Ultrazionali".

    La parziale e vaga condivisione di un'esperienza non ci rende uguali.

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  2. Qualunque riferimento a fatti e persone realmente esistite è puramente CAUsale...
    Bravo Clastu! Follow your way!
    Ad ogni modo, e citando coltamente la tua esposizione, ti rammento che: "la parziale e vaga consumazione da te sperimentata (più recentemente) ci rende necessariamente diversi".
    Comunque, siccome Ultrazionale è un mondo virtuale sostenuto da un Unico Demiurgo, Onnipedante e Assoluto Signore del Pene e del Pane, sta a Lui e solo a Lui decidere cosa sia Ultrazionale e cosa no.
    Per testare la tua soggettività, ti suggerisco un pellegrinaggio a Mordor, laggiù dove la Protopezza Domina Incontrastata e gli Eroi cadono come moscerini contro il fanale di una Ducati mal guidata a 100 km/h...
    Ti saluto, con stima, alla prossima Birra Rossa

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  3. La discussione in corso dimostra che anche il termine "ultrazionale" ha un significato soggettivo, ovvero non esiste un ultrazionale che sia ultrazionale come un altro; ogni ultrazionale è ultrazionale a suo modo.
    Uso ancora il termine "ultrazionale" coniato dall'"Unico Demiurgo" solo perchè indica più o meno anche il mio modo di pensare/agire, non sviluppato come imitazione di un "originale".
    Lascio all'autore di questo blog l'uso esclusivo del vocabolo "ultrazionale", le supponenti idee sulle mie esperienze sentimentali ed i consigli su come testare la mia soggettività...
    Ricambio il saluto con altrettanta stima e rimando alla prossima bevuta in compagnia.
    Salute... c

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  4. No! Ultrazionale è oggettivo: per definizione, è tutto ciò che pontifica il Demiurgo. La soggettività non ha senso dentro Ultrazionale, dato che, ovviamente, in un mondo virtuale fatto solo di discorsi (com'è questo blog), il discorso (che nel mondo reale è prodotto da un soggetto che si rapporta con un oggetto) è l'unica cosa che esiste: non esiste una distinzione tra un'ambiente esterno da osservare ed uno interno che osserva, esiste solo Ultrazionale.
    Anche la frase: "Questa frase non è Ultrazionale se è dentro Ultrazionale" è Ultrazionale, se è dentro Ultrazionale, e non lo è se è fuori Ultrazionale.
    Non sono le eventuali rispondenze con l'esterno a fare di un'affermazione un'Ultrazionale, ma solo il fatto che il Demiurgo le usi, ovviamente in base al concetto di Ultrazionalità:" Esaltare la percezione, esaltare il gioco logico, verbale, dualistico. Questo è il modo Ultrazionale; Intelligente e Disinvolto, Scettico verso sé stesso perché Arbitrario, Ironico perché Contingente".
    PS: mitico Cla, dato che è emerso un certo "(e)neoceltismo" nel tuo modo di trattare questi discorsi (che non sto a spiegare qui in pubblico, ma che posso affrontare nel mondo reale davanti a due birre), propongo di chiuderli qui.
    Amen

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