mercoledì 4 aprile 2007

Le Leggi della Pezza

Il valore di un cantante si determina prevalentemente dalla sua estensione vocale, dalla disinvoltura con la quale si destreggia tra acuti, bassi, apnee, beccheggi e rollii (cantare è nuotare e volare). Difatti, non è sufficiente che una reginetta del pop sappia gorgheggiare un motivetto sincopato per renderla una Callas (sarebbe più corretto chiamarle presidentessine del pop, dato che sono state elette per acclamazione mediocratica). Analogamente, il valore di un Ultrazionale sta nella sua estensione logica e morale, nella sua capacità di essere realistico (in questo caso mi rifaccio alla definizione “Kauerbachiana” del realismo: “descrizione semi-seria, tragicomica e problematica del quotidiano”) ed Oltre. Da qui la necessità di allargare progressivamente i confini del ragionabile, andando di là delle solite convenzioni che distinguono arbitrariamente tra discorsi “alti” e “bassi”.

Quanti di voi almeno una volta nella vita hanno “attaccato una pezza” ad un amico/amica per questioni di cuore? Tradotto: almeno una volta nella vita avete sentito l’irrefrenabile bisogno di partire in un monologo insensato con un amico/amica che fungeva da innocente serbatoio nel quale sfogare verbalmente l’ormone insoddisfatto secreto dal vostro sistema viscerale (metaforicamente chiamato “cuore”) deluso dalla realtà? E quanti almeno una volta nella vita si sono trovati nella parte dell’innocente serbatoio della pezza altrui? Quante volte vi siete trovati nell’angosciante ed inutile situazione di dover dare una risposta alle domande allucinanti dell’amico/amica pezzaiolo/a? Quante volte vi siete trovati di fronte un caso disperato di “due-di-picche” senza speranza, ma i vostri scrupoli amicali e la mancanza di sufficiente fegato vi hanno impedito di dire in faccia, subito, con freddezza, che non c’era altro da fare che dimenticare immediatamente tutta la storia? Quante volte avreste voluto disporre di un prontuario facile ed immediato dal quale ricavare una risposta che fosse al tempo stesso breve, corretta e, sopratutto deresponsabilizzante? Questo post si rivolge a tutti voi. La decennale esperienza con queste situazioni (sopratutto, fortunatamente, nel secondo ruolo di amico consolatore) ha permesso al Demiurgo Ultrazionale di sviluppare un Sistema Coerente di Leggi, dette “Leggi della Pezza”, capace di comprendere l’intero spettro delle situazioni pezzaiole e di fornire rapidamente delle risposte e delle interpretazioni dei fenomeni.
Proprio per evitare equivoci futuri, occorre subito precisare che:
1) Analogamente con la Meccanica Newtoniana, che non comprende i fenomeni alle scale quantistica e relativistica, le Leggi presentate qui sotto sono una prima versione Ristretta, suscettibile di estensione. Esse si occupano solamente dei casi di pezza generata da un Maschio (di qualunque età post-infantile) eterosessuale indotto alla pezza da una Donna (di qualunque età fertile) non necessariamente eterosessuale (ci sono anche pazzi che si innamorano delle lesbiche... ovvero auto-condannati sicuri ad attaccarvi la pezza). Pertanto le attuali Leggi della Pezza sono falsificabili nei casi di relazioni omosessuali e nelle relazioni eterosessuali nei quali la pezza è da parte di una donna. Attualmente, il Demiurgo Ultrazionale sta discutendo (seppur in maniera saltuaria) con alcune amiche (le stesse che diedero il primo avallo alla validità delle Leggi della Pezza dal fronte femminile) per determinare se le Leggi siano estendibili alla Donna e come debbano essere modificate e generalizzate.
2) Le Leggi della Pezza non spiegano nulla della Donna. Le stesse donne alle quali sono state esposte le Leggi concordano su questo punto. Le Leggi parlano della pezza, ovvero della condizione mentale di un individuo (maschile in questa versione, vedi punto sopra) in preda a crisi ormonale negativa e bisognoso di sentirsi dire qualcosa di sensato e/o consolatorio. Non sono un condensato di analisi psicologica femminile, né intendono esserlo.
3) Le Leggi della Pezza non si propongono di insegnare al “due-di-piccato” ad evitare future picche. Esse hanno come loro universo logico la situazione della pezza, e si limitano a descrivere all’amico/a a cui viene attaccata la pezza come uscirne il prima possibile con onore e limitando i danni per sé e per l’amico depresso. Siccome si propongono di risolvere la questione a lungo termine, le soluzioni risultano necessariamente molto spietate nel breve termine.

Leggi della Pezza (versione maschile eterosessuale)

I) Legge dell'Intensità Non-crescente.
Definizione:
Dato un momento i (i > 0), l'intensità dell'interesse Ii che una donna prova per un maschio sarà minore o uguale all'intensità iniziale I0.
Formalismo: Ii ≤ I0
Corollari:
1) Se non interessi subito, non interesserai dopo.
2) Prima ci provi, meglio è!
3) Il corteggiamento è ipocrisia (perché la donna ha già deciso all’inizio come considerarti).

II) Legge dell’Informazione Ridondante.
Definizione:
Dato un sistema coerente di risposte fornite da una donna, esso è suddivisibile in tre categorie logiche (Sì, No, Forse), che nella realtà corrispondono a due categorie fenomenologiche (Sì, No) secondo la seguente relazione:
Sì = Sì; No = No; Forse = No.
Corollari:
1) Qualunque spiegazione ti dà una donna, la realtà è più semplice.
2) Una donna che dice che “tra il bianco ed il nero c’è il grigio” sta mentendo!

III) Legge del Plusvalore (o Legge Autointortante).
Definizione:
Dato un sistema coerente di impressioni Vi prodotto da un maschio su una donna, esso sovrastima la realtà R (sia nel bene che nel male).
Formalismo: Vi > R
Corollari:
1) Fa sempre meno male di quanto sembri.
2) Prova ad immaginarla senza capelli o tra quaranta anni.
3) Sii scettico verso le tue certezze!


Finore, tutte le situazioni pezzaiole (ristrette al campo definito dalla precisazione 1) sono risultate riconducibili ad una delle tre Leggi o alla compresenza/influenza di almeno due delle tre Leggi.
Buona Pezza a Tutti!

7 commenti:

  1. Pur condividendo e confermando le "leggi della pezza", mi trovo perplesso sull'affermazione di insensatezza di una simile manifestazione emotiva. Come giustamente hai fatto notare, la pezza è uno sfogo, un reindirizzamento di stimoli ormonali e neurochimici verso soggetti che si trovano loro malgrado a rappresentare una sorta di surrogato del vero destinatario (cazzo, la gente non parla più tra sè e sè?!). Bene, ora immaginati un mondo fatto di persone che non sfogano, non reindirizzano... Mi sembra evidente che la pezza sia una strategia sviluppata ed evoluta semplicemente perchè gli individui che non la praticano subiscono selezione, credo soprattutto per mezzo di impatti violenti dovuti a cadute da grandi altezze (da queste parti va di moda la Pietra) o, più recentemente, per ferite da armi da fuoco alla tempia...
    Quindi la sensatezza della pezza sta nel garantire la sopravvivenza ai soggetti incappati in esperienze "tragico-affettive" e, considerando la larga diffusione di tali situazioni , la sopravvivenza dell'intera specie.
    Certo, non sarebbe male assistere ad una diversa selezione volta a creare una specie "ultrazionale", ma ho il sospetto che una simile evenienza precluderebbe la stessa sopravvivenza della specie, perchè chi darebbe più credito ai sentimenti?o meglio, quale altra subdola strategia rimpiazzerebbe altrettanto efficacemente l'"amore"?... In compenso l'intera specie, nel suo breve periodo di esistenza, si diletterebbe sparando apocalittiche quantità di cazzate...forse però sarebbe un mondo migliore, breve ma migliore.c

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  2. "IMPARA L'ARTE E METTILA DA PARTE"
    Il vocabolario, alla voce "Arte" dice: "attività umana basata sull'abilità individuale, sullo studio, sull'esperienza e su un complesso specifico di regole".
    E' la definizione più generica e concisa che ho trovato, notando che molti autori danno definizioni lunghe ed elaborate, sintomo di confusione sul reale significato del termine.
    In base ad una tale definizione ogni lavoro è arte, ogni attività coordinata è arte.
    In un certo senso può essere vero, ma la definizione non mi soddisfa.
    Tanto per cominciare la presenza di regole da seguire non è assolutamente necessaria, anzi, spesso la capacità di andare Oltre un "complesso specifico di regole" determina innovazione e definisce nuove funzionalità fino ad allora inespresse (molto Ultrazionale).
    Per ciò che riguarda il resto della definizione, ogni attività umana cosciente è "basata sull'abilità individuale, sullo studio, sull'esperienza", quindi equivale a dire che tutto ciò che è fatto dall'uomo è "arte"...Molto antropocentrico.
    Ma allora cos'è l'arte? Qualcosa di bello? Qualcosa di funzionale? Ho visto molte cose ritenute belle ma non definite come "arte" e altrettante cose estremamente funzionali mai riconosciute come "artistiche".
    Mi viene da pensare allora che il concetto di "arte" abbia lo stesso valore di "bellezza", quindi assolutamente soggettivo, legato al contesto socio-culturale in cui è inserito, concetto creato per potersi compiacere di sè, di una propria azione o dell'operato di un soggetto od un gruppo assunto come rapprentativo della propria condizione.
    Una cosa è definita "bella" quando il percepirla con uno o più sensi, o anche il solo concepirla produce piacere e una cosa è "arte" quando è "bella" o quando il gruppo sociale che ci rappresenta la definisce come tale.
    In altre parole l'arte è una masturbazione mentale (o fisica) volta a dare piacere, finalizzata all'esaltazione di ciò che si fa o si ha (non a caso i contesti maggiormente produttivi dal punto di vista artistico sono stati, e sono tutt'ora, quelli presieduti da monarchi), in cerca di conferme che colmassero le proprie incertezze.
    Si può allora condensare il tutto nella definizione più generica e concisa possibile: Arte=insicurezza.

    Buona arte a tutti!c

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  3. Dear, score:-)
    Quando parlavo di insensatezza della pezza non mi riferivo alla sua causa o funzione, me solo al contenuto dei discorsi pezzaioli: quasi sempre si tratta di monologhi contorti senza capo né coda, dei flussi di incoscienza piagnucolosa. Come tutti gli sfoghi verbali, le pezze si limitano a ripetere più volte in modi leggermente diversi le cause che li hanno generati ed i desideri che sono stati infranti. La sensatezza “evolutiva” che citavi tu può anche non rientrare nell’origine/senso/causa ancestrale dell’oggetto culturale che chiamiamo pezza: concordo che il bisogno di uno sfogo (tramite pianto, rabbia, violenza, autolesionismo e qualsiasi altro modo “fisico-corporale”) ha una probabile origine biologica, ma ciò non è detto che sia applicabile anche alla pezza: la pezza è qualcosa di più sottile e “recente”, è un tipo di dialogo-posticcio, nel quale il pezzaiolo simula un dialogo con l’amico, una recita precostituita e standardizzata (lo dimostra il fatto che se durante una pezza l’amico prova a deviare l’argomento da ciò che il pezzaiolo sta piagnucolando, subito questo riporta il discorso su ciò che stava dicendo).
    Per mia fortuna, non ho ancora incontrato uno così malato da spararsi per una delusione amorosa (pezza sì, ma suicidio no): forse proprio per l’effetto selettivo che un comportamento del genere produsse per millenni nella popolazione delle emotività, oggi i super-disperati-d’amore sono rari. Ma è più corretto dire che per ogni iper-emotivo deluso che si spara restano decine di migliaia di “soft sdolcinati amorini” che si accoppiano con successo, perpetuando la loro “sdolcinatezza amorosa” alla pari delle ipertrofiche code del pavone: ovvero degli intralci, strutture pesanti e dispendiose, gravose per chi le porta (ed ultrazionalmente inutili), ma perfette per fare colpo durevole sul partner. E dato che la sdolcinatezza colpisce l’istinto materno e non la femminilità riproduttiva, i non-sdolcinati, se vogliono trovare più partners, devono sperare che nell’altra metà del cielo si diffonda una maternità più asciutta e distaccata. Alla fine, è tutto un gioco ipercomplesso ed imprevedibile di retro-azioni incorciate: i caratteri di un sesso sono plasmati dal gusto dell’altro, il quale, a sua volta, è un carattere plasmato dal gusto dell’altro, in un circolo vizioso di gusti e gustoso di vizi.
    Ad ogni modo, dato che questo post sulla pezza sta diventando esso stesso una pezza, per salvare l’anima cinica e goliardica (e la lucidità), chiudo qui.

    Per quel che riguarda il commento sull'arte (assolutamente scollegato a questo post, ma la cui genesi è nota alla matrice reale del Demiurgo Ultrazionale), ti rimando ad un fututo post dal titolo:
    "DOES
    THE WHITE HOUSE CAUSE
    THE GREEN HOUSE EFFECT?"

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  4. Caro Ultrà (in questo caso inteso ovviamente come Ultrazionale) trovo anch'io che questo discorso sulla pezza si sia mantenuto fin troppo sul piano serio e mi rendo conto di non aver tenuto fede alla mia promessa di dirottare sulla sana goliardia... Rimedio subito: fermo restando l'attenta analisi svolta sul fenomeno "pezza", mi preme evidenziare quanto sia importante per noi "agnosticiscetticidemenzialironicidissacranticiniciequantaltro" in quanto fonte di gioiosi discorsi. Viva la pezza! Chiudiamo qui, altrimenti ce l'attacchiamo da soli (la pezza).
    E ricorda: credere non è troppo difficile, è troppo facile...
    A presto!c

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  5. di arte voi non sapete proprio un cazzo.

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  6. Da parte di Gigi..fallo leggere anche allo Scoresamintine di Collebeato:

    1) L'è al bu tor che fa la stala.

    2) Doperela fin che ta set mia stof

    3) Quando si è presi male o in vena di pezza: ghe de angà l'ort e taià la legna, moet!

    Sono solo un cantore che riporta le massime del padre, la mia condivisione o meno con le sue parole non è contemplata in questo commento.

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  7. Caro Anonimo del 24 aprile: è troppo facile fare dei commenti mantenendosi anonimi. Se poi puoi evitare di masturbarti scrivendo commenti volgari, ne saremmo tutti più lieti...
    In ogni caso, il valore di un commento sta nella sua argomentazione o nella sua poetica: il tuo manca di entrambi.

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