venerdì 29 febbraio 2008

Quod scripsi, scripsi

Con queste parole di Ponzio Pilato intitolo il post. Ieri sera ho terminato la lettura de “Il vangelo secondo Gesù Cristo” di José Saramago (1991), regalo della mia Silvietta-che-non-ha-eguali per il trentennale. Un vangelo fortemente terreno, umano (troppo umano), carico di ironia amara e sottile (ad un certo punto, abbiamo un dialogo tra Maria ed un angelo che è quasi una gag demenziale sulla differenza tra uso e menzione), mortalità e critica blasfema-quindi-sacra all’opera del (presunto) Padre del Figlio. Abbiamo così Gesù, figlio di Giuseppe e di Dio, pedina del Progetto Paterno sul mondo. Il Padre ed il Diavolo, contrapposti in una forma di manicheismo asimmetrico, entrambi consapevoli di non-essere senza l’altro, al punto che fin dall’inizio, non è ben chiaro chi dei due abbia generato il Cristo, chi l’abbia formato e chi l’abbia ingannato, portandolo a morire. Infine, le figure femminili, le Marie (madre, maddalena, sorella di Lazzaro): un gioco di omonimie che ha permesso all’autore di scombinare plausibilmente le situazioni dei vangeli canonici.
Un vangelo post-moderno, sicuramente disturbante (sopratutto in questo periodo di restaurazione culturale) per tutti quelli che credono di credere-conoscere-capire la “buona novella”.
Grazie (come sempre), Sy!

Nessun commento:

Posta un commento

-I COMMENTI ANONIMI SARANNO ELIMINATI