Con queste parole di Ponzio Pilato intitolo il post. Ieri sera ho terminato la lettura de “Il vangelo secondo Gesù Cristo” di José Saramago (1991), regalo della mia Silvietta-che-non-ha-eguali per il trentennale. Un vangelo fortemente terreno, umano (troppo umano), carico di ironia amara e sottile (ad un certo punto, abbiamo un dialogo tra Maria ed un angelo che è quasi una gag demenziale sulla differenza tra uso e menzione), mortalità e critica blasfema-quindi-sacra all’opera del (presunto) Padre del Figlio. Abbiamo così Gesù, figlio di Giuseppe e di Dio, pedina del Progetto Paterno sul mondo. Il Padre ed il Diavolo, contrapposti in una forma di manicheismo asimmetrico, entrambi consapevoli di non-essere senza l’altro, al punto che fin dall’inizio, non è ben chiaro chi dei due abbia generato il Cristo, chi l’abbia formato e chi l’abbia ingannato, portandolo a morire. Infine, le figure femminili, le Marie (madre, maddalena, sorella di Lazzaro): un gioco di omonimie che ha permesso all’autore di scombinare plausibilmente le situazioni dei vangeli canonici.
Un vangelo post-moderno, sicuramente disturbante (sopratutto in questo periodo di restaurazione culturale) per tutti quelli che credono di credere-conoscere-capire la “buona novella”.
Un vangelo post-moderno, sicuramente disturbante (sopratutto in questo periodo di restaurazione culturale) per tutti quelli che credono di credere-conoscere-capire la “buona novella”.
Grazie (come sempre), Sy!
Nessun commento:
Posta un commento
-I COMMENTI ANONIMI SARANNO ELIMINATI