In questo preciso momento, mentre tu, lettore di questo blog, fissi questo schermo, sulla Terra milioni di persone stanno soffrendo. Malati, feriti, affamati, soli, abbandonati, traditi, milioni di sofferenze. Ogni secondo, da sempre, è così.
Nello stesso momento, non so quanti miliardi di esseri dotati (a vari gradi di complessità) di sensibilità neuronale, stanno soffrendo e morendo. Prede, animali feriti, privi di cibo, esposti al freddo, alla sete, mutilati, invasi da parassiti, disgraziati, in ogni angolo del pianeta, stanno soccombendo.
Il mio esempio preferito, di Gouldiana memoria: chissà quanti pulcini nelle isole del Pacifico sono stati scagliati propro oggi dai loro fratelli maggiori fuori dal nido, uscendo dal piccolo cerchio virtuale all'interno del quale i genitori identificano qualcosa come una prole meritevole di cure, e senza protezione e cibo sono stati condannati ad una rapida morte.
La sofferenza, intricata superficie frattale in cui la sensibilità e l'entropia si imbastardiscono, pervade questo mondo.
Perché ho iniziato il post in modo così brutale, che, probabilmente, avrà dissuaso qualche lettore da continuare la lettura?
Un secolo fa, nell'Europa dalla cui appendice gondwaniana sto scrivendo ora, autoproclamata vetta della Civiltà occidentale, molta della sensibilità attuale era quasi del tutto assente.
Noi oggi riconosciamo una serie di "diritti" per soggetti che, solo 100 anni fa, non erano ritenuti nemmeno soggetti. Oggi, è considerato un crimine il lavoro minorile, la prostituzione delle adolescenti, la negazione del diritto di sciopero organizzato, la negazione del voto femminile, il dubitare dell'umanità delle popolazioni subsahariane. Un secolo fa, il massacro di popolazioni straniere era visto con relativa leggerezza, e l'estinzione pianificata di intere specie non era considerato dissimile dall'estirpazione di malattie dannose. Oggi, esistono centinaia di migliaia di persone che protestano e si impegnano per cause che, un secolo fa, sarebbero state considerate dei bizzarri rammollimenti dell'anima da parte delle intelligenze più raffinate. Il gusto muta. Pare che, almeno questo è il trend negli ultimi tre secoli, ci sia un progressivo "rammollimento" (per il punto di vista pre-esistente) ed "ingentilimento" (per il punto di vista emergente) delle sensibilità. Quello che in passato era tollerato dall'individuo e dalla società, tende a non esserlo più, perlomeno in modo statistico.
I freddi e gli insensibili persistono, ma aumentati i sensibili.
Forse questa tendenza si fermerà, giunto un punto di eccessivo rammollimento/ingentilimento. Forse ci sarà un'inversione di rotta. Ciò che è sicuro, è che anche nella prospettiva più "ottimistica" a favore della sensibilizzazione delle anime, il divario tra sofferenza globale e allievamento (relativo) resterà abissale.
L'unico modo per far cessare la sofferenza sulla Terra è quello di cancellare l'esistenza di esseri capaci di soffrire, primi tra tutti noi ricchi e viziati figli dell'Ovest, gli esseri più sensibili mai apparsi.
Il numero dei sofferenti, in ogni altro caso, sarà sempre soverchiante. E questo, paradossalmente, anche e sopratutto in virtù della maggiore sensibilità acquisita nel tempo. Infatti, eventi che in passato non avrebbero provocato alcun dolore, come la vivisezione di un animale, oggi provocano profonda sofferenza in molti esseri umani. Paradossalmente, quindi, nuova sofferenza, prima assente, forse non direttamente fisica, ma comunque reale, si aggiunge al posto di quella che si vorrebbe combattere.
Ogni tanto, qualche essere fortunato riceve la grazia. Guarisce da malattie, realizza i propri sogni, risolve gravi problemi. I superstizioni seguaci delle religioni hanno spesso la tendenza a vedere in questi eventi, casuali, la manifestazione di una fantomatica bontà divina.
Tuttavia, se così fosse, mi chiedo dove sia questo misericordioso dispensatore di grazia nel restante 99,99999999999% dei casi mondiali, quando la sofferenza pervade e si accanisce.
Se davvero è questa la prova che esiste Qualcuno con la Q maiuscola, è terribile constatare con quanta avarizia dispensi la gioia in un pianeta schiacciato e plasmato dalla sofferenza.
Stasera mi sento così. A volte invidio i freddi assoluti, privi di questi pensieri, ed i sensibili assoluti, capaci di esultare commossi per un delfino rigettato in mare. Io sto nel grigio intermezzo di chi non può fare a meno di dubitare della validità dei propri sentimenti, anche quando li prova intensamente.
Forse è colpa del sottofondo musicale di Freddy Mercury che mi sta cantando "Thank God It's Christmas"...