lunedì 13 ottobre 2008

Il tirannosauro, il DNA proteico e l’unicorno

Una volta, chattando con un amico (persona intelligente e laureata in disciplina scientifica) saltò fuori un discorso sulla meccanica quantistica. L’amico, non so quanto seriamente, bollò alcune implicazioni paradossali della meccanica quantistica come “aria fritta”. Come gli feci notare subito, non aveva alcun diritto di etichettare così una disciplina scientifica frutto di decenni di intensi studi di grandi ricercatori, nonché base per moltissime applicazioni delle nostra tecnologia (tra cui l’informatica e l’elettronica grazie alle quali stavamo chattando). Conosco bene il mio amico e so che la sua battuta era estemporanea... tuttavia, detesto tutti quelli che, pur non avendo alcun titolo per poter esprimere un’opinione ponderata in una materia nella quale non sono sufficientemente competenti, si sentono autorizzati a criticare discipline non loro. Credo che un rispettoso silenzio, o la candida ammissione di non essere competenti in materia, sia la sola reazione che dovrebbe fare qualsiasi persona intelligente nei confronti di ambiti che non gli sono noti sufficientemente. In fondo, nessuno ormai può essere un esperto in tutti i campi, quindi dovrebbe sempre essere umile nei confronti delle altrui competenze.

Noto che il più delle volte le critiche sono rivolte verso quei risultati che vanno contro “il senso comune”. L’idea che i rapporti di causalità vengano meno alla scala quantistica, oppure che lo spazio-tempo sia descrivibile tramite una geometria non-euclidea, sono visti come risultati così contrari al senso comune, così in discordanza dalla nostra intuizione ed immaginazione, così distanti dall’ovvietà, da essere interpretati come necessariamente “sbagliati”. Un meccanismo psicologico di rimozione dell’incomprensibile porta inevitabilmente alla critica, sebbene non si abbia alcuna base linguistica, metodologica e strumentale per poter argomentare una critica degna di ascolto. In fondo, molte delle critiche al concetto di evoluzione nascono da questa stessa commistione di ignoranza, incomprensione e paura. La paura, in questo caso, è che vengano meno le consolanti fondamenta dell’ovvietà, l’ovvietà di un mondo stabile e confortevole, nel quale noi siamo “a casa”.

Spesso, però, le critiche hanno una base molto più grossolana e mediocre. L’ignoranza, mista all’arroganza, crea il dogma inconscio, la categoria mentale chiusa ed inviolabile. Questo dogma mentale, tipico delle posizioni superate che non vogliono essere abbandonate, è il primo passo per la trasformazione del dato scientifico in oggetto mitologico (nonché, spero, materia grezza per futuri post su Geomythology).

Mettiamo il caso che io sia un appassionato di genetica vissuto a metà del XX secolo...

Sono cresciuto nella fase più entusiasmante delle ricerche sulla natura del materiale genetico, tuttavia, non ho le basi scientifiche per essere un vero ricercatore. Ma ce la metto tutta per essere aggiornato! Quando ho iniziato a seguire questa materia, l’idea dominante era che il materiale genetico fosse di natura proteica. Spesso, non per colpa ma per cause esterne a me, non ho tempo per aggiornarmi sui progressi della materia che mi appassiona, e spesso mi accorgo di restare indietro rispetto alle novità. Col tempo, scopro che il linguaggio in uso tra i ricercatori sta cambiando, adattandosi a nuove metodiche e concetti, ed io non riesco sempre a seguirne gli sviluppi, i quali, man mano che passa il tempo, si fanno sempre più distanti dall’immagine che ho di tale materia. Noto con dispiacere che la mia immagine della disciplina che mi appassiona, già grossolana perché frutto di materiale divulgato, si fa sempre meno conforme all’effettivo stato della scienza, e, pertanto, sfuma sempre più in una favola consolatoria alla quale faccio riferimento più per necessità (è l’unica conoscenza che mi rimane, e non voglio rischiare di perdere pure quella) che per scelta. Un giorno scopro che uno dei capisaldi della mia immagine mentale della genetica era un errore! Come? Il materiale genetico sarebbe una molecola non proteica? Chi sono questi che sostengono che i geni sono fatti di acidi nucleici? Assurdo... io SO che i geni sono fatti di proteine! Cosa ne sanno questi qua? Come si può stravolgere la genetica così? Si tratta sicuramente di una banda di esagitati che cerca di farsi pubblicità con nuove idee bizzarre... Come dite? La nuova ipotesi sta avendo numerose conferme? Come dite? Numerose branche della genetica, prima distinte, ora si armonizzano bene alla luce dell’ipotesi del... come avete detto che si chiama? DNA? Mah... io non ho capito bene di cosa si tratti. Sì, ma forse il DNA è una proteina, un po’ strana, ma sempre una proteina... No? Sicuri? Ma che ne sapete voi delle proteine? Le proteine non spiegano la genetica? Come sarebbe? Chi siete voi per dirlo? Beh, è chiaro che adesso il DNA diventerà una religione... eh, sì, lo sapevo che finiva così. La vostra è una religione... non fate più scienza! Io faccio ancora scienza! Ah... le care vecchie ricerche, loro sì che parlavano un linguaggio chiaro... Adesso tutta la genetica si spiegherebbe senza proteine... no, non lo posso accettare! La vostra non è scienza! Cosa dite? Presuntuosi! Sì, ecco cosa siete: io mi rifiuto di ascoltare le vostre argomentazioni! No, io resto alle proteine... Sì, perché il DNA è una proteina! Siete voi che non capite...

Finale nel quale mi chiudo in camera abbracciando un cuscino a forma di proteina.

Questa storiella pseudo-joyceana, un po’ grottesca, anche se coerente con alcune fasi dello sviluppo della genetica a metà del novecento, esemplifica bene molti casi di appassionati di una disciplina scientifica che, per motivi vari, non adeguandosi ai progressi della loro amata disciplina, restano ancorati ad una visione superata, spesso assumendo un atteggiamento intollerante nei confronti delle nuove espansioni della ricerca.

Vedo questo fenomeno nella strana persistenza di un’iconografia scientifica rivelatasi errata, smentita dai dati e, pertanto, priva di fondamento. Parlo dell’immagine di un organismo fossile illustrata per quasi un secolo, un essere che non esiste realmente, se non come teoria interpretativa di alcuni dati geologici, eppure, ormai (purtroppo) così sovraccaricato di significati extrascientifici da essere ormai noto più come un fatto reale (che non è) piuttosto che solamente come un termine paleontologico: Tyrannosaurus rex.

Tyrannosaurus rex NON è un animale reale, dato che non esiste alcun esemplare vivente sulla Terra appartenente a tale specie. Tyrannosaurus rex è il nome scientifico attribuito ad una serie di fossili interpretati come appartenenti ad una specie di animale estinto da decine di milioni di anni. Questo è Tyrannosaurus rex. Esso sui basa su dati paleontologici, ed ha pertanto una validità in quanto teoria paleontologica, non come animale reale.

Nessuno può alterare le informazioni presenti nei fossili attribuiti a Tyrannosaurus rex, e pertanto, nessuno può obiettare, ad esempio, che Tyrannosaurus rex sia un animale con finestra mascellare, piede arctometatarsale, ecc... Ovviamente, questo DATO può essere esteso tramite delle interpretazioni iconografiche, le quali però NON sono dei dati.

Ad oggi (almeno, per quanto ne so io...) non esiste alcun fossile di Tyrannosaurus rex che conservi tracce di pelle. Pertanto, l’aspetto esteriore di questo animale in vita è puramente ipotetico e deve essere basato su interpretazioni indirette deducibili, ad esempio, da fattori di parentela con specie per le quali sia noto il rivestimento corporeo, oppure da eventuali argomentazioni zoologiche generali, quali il metabolismo, l’ecologia o la fisiologia. Tuttavia, ripeto, in assenza di prove dirette incontrovertibili, esse restano interpretazioni, non fatti. (In rete circola la notizia, risalente a 12 anni fa, di tracce di pelle fossile di tyrannosauro. Tuttavia, tale traccia non è associata direttamente a ossa di tyrannosauro, e mostra una tessitura stranamente simile a quella di un altro tipo di dinosauro, un hadrosauro: pertanto è dubbio se tale attribuzione sia corretta. Il fatto che da allora questa traccia di pelle, che essendo di tyrannosauro susciterebbe sicuramente molto interesse, non sia stata descritta in alcun articolo ufficiale porta a credere che non sia più attribuita ad un tyrannosauro).

Per quasi un secolo, Tyrannosaurus rex è stato rappresentato con una pelle squamosa, “da rettile”. Ciò era plausibile, in base a ragionamenti filogenetici, in quanto si presumeva che Tyrannosaurus rex avesse lo stesso tegumento dei suoi parenti ancora vivi, in particolare dei coccodrilli o delle lucertole, tutti con pelle squamata. Tuttavia, negli ultimi venti anni, una mole enorme di dati ha dimostrato che gli animali viventi più strettamente imparentati con Tyrannosaurus sono gli uccelli, e non i coccodrilli. Questa nuova ipotesi, oltre a spiegare moltissimi aspetti dell’anatomia di Tyrannosaurus, solleva il dubbio sul fatto che esso fosse squamato, anche se non costituisce un motivo per dire che l’ipotesi “squamata” sia scorretta. Tale dubbio, in ogni caso, è stato accresciuto con la scoperta che molti animali imparentati con Tyrannosaurus e con gli uccelli erano rivestiti da piumaggio. Infine, sono giunte le prove che la pelle di un parente stretto di Tyrannosaurus aveva un rivestimento piumoso simile a quello degli uccelli: ciò ci porta con sicurezza a scartare l’ipotesi che la pelle di Tyrannosaurus fosse squamata, dato che essa, per conformarsi alla teoria filogenetica più plausibile che disponiamo ora, implicherebbe un processo evolutivo di “ritorno delle squame” che non è sostenuto da alcun dato (Ovvero, forse un giorno ci saranno prove a sostegno del “tirannosauro squamato”, ma fino ad allora, l’assenza di squame è l’ipotesi più plausibile a nostra disposizione, e quindi non ha molto senso affermare scientificamente la presenza di squame nella ricostruzione di quel animale).

Pertanto, in assenza di tracce dirette di pelle di Tyrannosaurus, siamo nondimeno indotti ad affermare che esso NON aveva un rivestimento squamato da “rettile”. Inoltre, è plausibile, anche se va verificato, che esso fosse rivestito con un piumaggio filamentoso simile a quello rinvenuto in altri suoi parenti fossili. Altra possibilità, basata con analogie con i mammiferi, è che esso non avesse alcun rivestimento tegumentario, tuttavia, ciò implica assumere che l’evoluzione del tegumento nei mammiferi sia un buon analogo per Tyrannosaurus (assunzione da dimostrare).

Riassumendo:

  1. Tyrannosaurus è, per definizione, un’ipotesi paleontologica basata su fossili; non è un essere vivente del quale sia possibile fare esperienza diretta (notare che la parola “vivente” è un participio presente, e denota l’attualità della vita, non la sua deduzione a posteriori).
  2. I fossili di Tyrannosaurus attualmente non ci dicono nulla sul suo tegumento.
  3. L’interpretazione attuale più plausibile è che Tyrannosaurus, in vita, NON avesse squame (attenzione, non sto affermando alcunché su eventuali altri tegumenti, ma sto solo negando un'ipotesi, quella "squamata", rivelatasi in contrasto con i dati noti ora e con le più corrette metodiche di ricostruzione filetica).
  4. Pertanto, affermare che Tyrannosaurus fosse squamato non è un discorso scientificamente corretto.
  5. Quindi: continuare ad affermare che Tyrannosaurus fosse squamato implica riferirsi ad un oggetto non-scientifico, quindi, per la definizione del punto 1, non a Tyrannosaurus.

Nonostante tutto questo ragionamento, uno zoccolo duro di “nostalgici della squama”, pur non avendo più alcuna base per sostenere l’iconografia superata del “tirannosauro squamato”, ha deciso di conservarla, creando, di fatto, un nuovo essere mitologico.

Il “tirannosauro squamato” è un animale mitologico: per quanto sia ricalcato da un fossile, è una creatura fantastica, mai esistita realmente sulla Terra.

Come l’unicorno si rivelò essere un essere mentale creato nel Medioevo sulla base di un’errata interpretazione di resti reali, così il “tirannosauro squamato” è un essere mentale creato nel XX secolo sulla base di un’errata interpretazione dei dati reali.

Provate a rileggere la storiella di prima, sostituendo i termini genetici con gli analoghi paleontologici... e ritroverete certe discussioni sulla paleontologia attuale, sulla cladistica, sul tegumento di Tyrannosaurus...

A questo punto, la domanda veramente interessante è: perché alcuni si ostinano a mantenere vivo un mito rivelatosi falso? Perché un’ipotesi paleontologica, un termine tecnico per una disciplina di settore (come Drosophyla, Glossopteris, NaOH, protone, Placca del Pacifico e migliaia di altri termini scientifici) è stato elevato a dogma iconografico, a “realtà meritevole di essere salvata dalla revisione”, al punto che TUTTI oggi sanno cosa significhi Tyrannosaurus, e, automaticamente, immaginano con chiarezza un animale che non hanno mai visto realmente (il “tirannosauro squamato”), che non vedranno mai, e che, sopratutto, la scienza stessa ci dice che NON è mai esistito?

Per ignoranza nei confronti dei dati più recenti della paleontologia? In parte sì, ma non solo.

Forse questo non è il blog adatto per rispondere...

PS: probabilmente alcuni dei “nostalgici della squama” si sentiranno il dovere di controbattere. Dato che è un loro diritto, sono benvenuti. Faccio solo notare che le obiezioni di natura paleontologica sono destinate a ritorcersi contro chi le solleverà, dato che, come ho esposto sopra, io NON sto sostenendo alcunché sul reale tegumento di Tyrannosaurus (del quale non esistono tracce dirette, ma solo inferenze), bensì sto rimarcando che l’ipotesi “squamata” è in contraddizione con il metodo corretto di interpretare i dati paleontologici, che si basa su un protocollo comparativo con le specie più imparentate per determinare tratti anatomici non conservati nei fossili.

Ipotizzare che Tyrannosaurus fosse squamato ha la stessa validità scientifica che ipotizzare che Homo erectus avesse il marsupio.

NOTA DEL 14-10-2008: HO AGGIUNTO UN LINK A QUESTO POST (CLICCARE SUL TITOLO, GRAZIE MEUSI!) NEL QUALE SI DISCUTE DEL TEGUMENTO DI TYRANNOSAURUS. Interessante che le tracce di tegumento tubercolato citate si trovino alla base ventrale della coda, come in Juravenator e Epidendrosaurus (faccio notare che quest'ultimo ha tracce di piumino in altre zone del corpo): può essere la prova che in questi teropodi ci fosse un mix di piumino e tubercoli... Nuovi dati sono necessari per risolvere la questione.

7 commenti:

  1. Troppe seghe mentali pseudo-filosofiche e troppo poco buon senso e logica in quest'articolo...Mi spiace ma sono in disaccordo con quanto hai detto.

    E poi non mi pare siano stati ritrovati parenti diretti del Tyrannosaurus Rex con tegumento piumato,giacchè le ultime analisi filogenetiche sembrerebbero aver dimostrato che il Dilong Paradoxus (in cui sono state trovate tracce filamentose di "proto-piume") NON apparteneva alla linea dei Tirannosauridi.

    Pertanto a mio parere l'ipotesi più plausibile per un animale come il buon vecchio T.rex è che avesse un tegumento squamato/tubercolato più simile a quello degli altri dinosauri in cui sono state rinvenute tracce di pelle,o al massimo come quello dei suoi "cugini" coccodrilli.

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  2. Come valutare l'opinione anonima?

    "Sega mentale" è riduttivo, esattamente come "aria fritta": mi piacerebbe un'argomentazione più matura. Il "buon senso" che citi tu è lo stesso che porta le persone a dire che la terra è piatta, che il sole gira intorno a noi e che le specie sono immutabili.
    Io preferisco una logica sostenuta dai dati: la logica dice che in assenza di prove dirette, una ricostruzione plausibile delle parti molli di un fossile può basarsi sui dati indiretti derivabili dai parenti prossimi per i quali tali tratti sono noti: Tyrannosaurus ha una parentela più stretta con Caudipteryx, Microraptor, Sinosauropteryx e Archaeopteryx rispetto a Carnotaurus, Saltasaurus, Ankylosaurus e ai coccodrilli, inoltre, come spiego sotto, appartiene ad una linea evolutiva il cui unico rappresentante noto con tracce di tegumento, Dilong, è piumoso, non squamato.

    L'unica prova di tegumento in un tyrannosauride è citata in un libro che non è da considerare un articolo scientifico formale e quindi non costituisce prova definitiva. In attesa di un articolo ufficiale, preferisco usare l'inferenza filogenetica, ed in particolare, la posizione di Dilong, che tu, purtroppo, non sembri conoscere bene.

    Sulla questione di Dilong mi dispiace ma sei in errore. Se citi l'analisi di Turner et al. (2007) nello studio su Mahakala, tale analisi difetta nel non avere incluso le numerose sinapomorfie tyrannosauroidi presenti in Dilong (e descritte ampiamente nell'articolo originale di Xu et al. 2004). Ciò è dovuto al fatto che tale analisi non nacque con lo scopo di testare i tyrannosauroidi, bensì di studiare i maniraptori più derivati. Se la mia opinione non ti pare sufficiente e voi una più autorevole, T. Holtz, nel link che ho allegato nel titolo del post, fa la stessa osservazione( dice: "However, I would point out that using Turner et al. as evidence against a tyrannosauroid position for Dilong is extremely weak, as that matrix has very little anatomical or taxonomic coverage in the basal coelurosaur part of the tree. Other analyses with better sampling in the relevant part of the tree consistently yield a tyrannosauroid position for Dilong.").
    In ogni caso, non basiamoci solo sulle opinioni, ma su studi quantitativi rigorosi. Un'analisi più recente, quella di Benson (2008) su Stokesosaurus, comprende l'intero Theropoda (mentre quella di Turner usa solo i celurosauri) e pone Dilong tra i Tyrannosauroidi, avvalorando l'ipotesi iniziale che tale celurosauro piumoso sia parente stretto di Tyrannosaurus.

    Dilong è risultato un tyrannosauroide sulla base di numerosi caratteri derivati:
    Premascellare corto e alto lateralmente a livello della narice.
    Denti premascellari con sezione trasversale "a D", compressi labiolingualmente.
    Denti premascellari ridotti in dimensione rispetto a quelli mascellari.
    Indice DSDI dei denticoli maggiore o uguale a 1.5 (presente nei giovani tyrannosauridi e in Guanlong).
    Fossa antorbitale esclusa dal nasale.
    Nasale fuso e convesso dorsalmente.
    Jugale pneumatico.
    Prefrontale ridotto dorsalmente.
    Ampia fossa sopratemporale nel frontale, con cresta sagittale che si estende dal parietale.
    Cresta nucale ipertrofica.
    Ramo dorsale del quadratojugale espanso dorsalmente.
    Quadrato con recesso pneumatico.
    Basicranio ampio e corto, con recessi basisfenoidi profondi e marcati.
    Articolare pneumatizzato.
    Processo retroarticolare molto corto.
    Cervicali opistoceliche.
    Terzo metacarpale gracile.
    Incisione craniodorsale dell'ileo.
    Piede pubico estremamente allungato caudalmente.

    Questa combinazione di caratteri anatomici esiste solo nei tyrannosauroidi: qualsiasi altra ipotesi filetica su Dilong è quindi meno plausibile sulla base dei dati.

    Pertanto, sulla base della logica, che confermo, e sulla base dei dati noti, l'ipotesi che il tuo "buon vecchio T.rex" fosse squamato è invalidata.

    Il fatto stesso che tu chiami un fossile "buon vecchio T.rex" avvalora la mia idea che molte persone ormai siano così plagiate dall'iconografia da "credere" all'esistenza di un essere che non hanno mai visto dal vivo, e che, però loro ormai conoscono con tale fiducia da chiamare "buon vecchio" come se fosse una persona a loro nota.
    Io sembrerò arido nelle mie digressioni paleontologiche, ma cerco solo di essere scientifico.
    Forse sbaglio, ma in tal caso saranno i dati futuri, e non "il buon senso", a dirmi come e quanto ho sbagliato.
    Se ci saranno dati evidenti confermati ufficialmente, sarò felice di modificare la mia immagine di Tyrannosaurus. Per chiarire, ripeto, io evito di dire che tegumento avesse Tyrannosaurus: anche se Dilong mostra piumaggio, aspetto le prove per vedere se anche Tyrannosaurus lo avesse. Chi dice che non fosse "nudo", senza squame e piume? Non possiamo dirlo, ma nemmeno possiamo, sulla base dei dati attuali, e sopratutto dopo la scoperta di Dilong, dire che Tyrannosaurus avesse squame. La presenza di piumaggio è più probabile di quella delle squame... ma aspetto i dati diretti per affermarlo con sicurezza. Sicuramente, non possiamo dire che avesse squame con la sicurezza che, apparentemente, traspare dalle tue parole.

    Bibliografia utile:
    Benson, 2008 - New information on Stokesosaurus, a tyrannosauroid (Dinosauria: Theropoda) from North America and the United Kingdom. Journal of Vertebrate Paleontology 28:732-750.
    Turner et al., 2007 - A Basal Dromaeosaurid and Size Evolution Preceding Avian Flight", Science 317:1378-1381.
    Xu et al., (2004) - Basal tyrannosauroids from China and evidence for protofeathers in tyrannosauroids. Nature 431, 680-684.

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  3. Ai commenti anonimi non dovrebbe corrispondere risposta.
    Come ci ha insegnato Omero, anche "Nessuno" ha un profilo ed un nome; inviterei, pertanto, l'anonimo utente a rendersi riconoscibile, se non altro per buona educazione e per non rendere 'a senso unico' un dialogo.

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    PS @Andrea:

    Quanta 'geomitologia' "in azione"...parrebbe un "case-study"
    da manuale

    Il rapporto affettivo ["Il buon vecchio T.rex"] non tollera disposizioni autoritarie in materia e il cuore non vuole seguire le ragioni della mente, nemmeno sotto l'egida del rassicurante e assolutamente razionale (per alcuni, ovvio) "fino a prova contraria", che nulla toglierebbe alle ipotesi contrarie(sebbene, allo stato attuale, parsimoniosamente non supportate); quanto rapporto fideistico e totalizzante nel sentirsi legati ad un'immagine incapace di mutare, come nei rapporti sentimentali che l'amante impone all'amata/o ("sei tu che non sei più lo/la stesso/a"; "non ti riconosco più", etc...). Eppure l'immagine mentale dell'amato e di riferimento è un modello paradigmatico costruito aprioristicamente (si vede ciò che si vuole vedere dell'altro, spesso le nostre proiezioni) e non l'oggetto stesso in quanto tale (qui, l'amata/o dell'amante). Il dato effettivo (l'ipotesi scientifica) non co-(r)risponde più all' 'eidolon' costruito (l'immagine del 'buon vecchio' - e rassicurante - "dragone"), paternalisticamente modellato su un simulacro di rocciosa ("squamata") imperturbabilità paterna (il rettile è vivissimamente sentente ma implacabile, "freddo"), alter-ego d'un pater familias che idealisticamente non ha saputo adeguarsi alle aspettative inconsce del soggetto.

    Magari sbaglio, magari il commento è frutto di qualche passatempo burlesco da buontempone, e qui le mie scuse. Ma in caso contrario, quanta geomitologia! [e anche se burlesco, l'intervento rende bene lo status quo dell'autoimposizione nonostante gli sforzi scientifici, e qui in versione rassicurante assolvente carattere 'antropomorfo familistico', dell'immagine archetipica del mito draco-ofidico]

    Leonardo

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  4. Sì, forse hai ragione: probabilmente l'anonimato permette a eventuali commentatori di esprimersi in maggiore libertà...

    In ogni caso, Leo, vedo che la mia previsione a fine post "Forse questo non è il blog adatto per rispondere..." è stata confermata.

    La tua risposta conferma la mia ipotesi: c'è l'archetipo draconiano dietro la "nostalgia della squama".

    Faccio notare, infine, che le attuali conoscenze paleontologiche non negano l'eventualità di un tegumento ibrido per i tyrannosauri (e altri celurosauri basali): piume su buona parte del corpo e piccoli tubercoli dermici sulla superficie ventrale di addome e coda. Vedremo dai futuri ritrovamenti come rifinire distribuzione individuale e tassonomica di questi caratteri.

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  5. A proposio dell'archetipo...
    A mio avviso il T.REX in versione XX secolo è entrato di prepotenza nell'inconscio collettivo.
    Non entro nella disputa sulla reale "pelle" del T.REX,dico solo che si parla di protopiume nel caso del Dilong quindi più simili ad una peluria che alle piume visibili oggi negli uccelli.
    La versione squamata secondo me è ancora da dimostrare che sia errata,come che sia quella giusta,aspetterei però a scartarla con decisione,soprattutto negli esemplari adulti.
    In tutto questo discorso però mi interessa di più la parte archetipica.
    Credo che il T.REX sia nell'immaginario collettivo la potenza,il mostro distruttore e terrificante.
    L'animale più forte e terribile mai esistito sul pianeta.
    Questa definizione è molto potente dal punto di vista archetipico.
    Mi torna in mente a tal proposito il polverone sollevato da uno scenziato che recentemente ha ipotizzato che il T.REX non fosse un predatore ma uno "spazzino".
    Trovo questa teoria fallace,ci sono moltissime evidenze che il T.REX fosse un predatore,una su tutte i denti ricurvi all'indietro come delle banane,questa forma è tipica del predatore che azzanna la carne di un animale in fuga per trattenerlo e fare resistenza d una spinta opposta.
    Mi ha però fatto pensare la barricata che si è alzata quando qualcuno ha osato mettere in discussione il Re.
    Detto ciò a me piacerebbe sapere anche di che colore fosse un T.REX adulto...cosa che probabilmente non saprò mai.

    Gianluca

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  6. secondo me sono delle cavolate ste ipotesi sulla pelle di T-rex.Sono stati fatti dei ritrovamenti in Cina e in Canada, di calchi di pelle di tirannosauro,e la pelle era scagliosa...uguale a quella di altri dinosauri tipo l'adrosauro!!! E non credo che si possa verificare lo stesso "errore" due volte,i dati parlano chiaro...
    leggete qui.secondo me sono delle cavolate ste ipotesi sulla pelle di T-rex.Sono stati fatti dei ritrovamenti in Cina e in Canada, di calchi di pelle di tirannosauro,e la pelle era scagliosa...uguale a quella di altri dinosauri tipo l'adrosauro!!! E non credo che si possa verificare lo stesso "errore" due volte,i dati parlano chiaro...
    leggete qui
    http://it.wikipedia.org/wiki/Tyrannosaurus_rex
    PS= per chi vuole discuterne,il mio msn è fabioseicento1100@hotmail.it,mi piace parlare di questi fantastici animali
    http://it.wikipedia.org/wiki/Tyrannosaurus_rex

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  7. Wikipedia non è una fonte scientifica.
    Ti suggerisco di leggere questo post sul blog Theropoda:
    http://theropoda.blogspot.com/2010/12/juravenator-vs-il-trex-squamato.html

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