Una volta, chattando con un amico (persona intelligente e laureata in disciplina scientifica) saltò fuori un discorso sulla meccanica quantistica. L’amico, non so quanto seriamente, bollò alcune implicazioni paradossali della meccanica quantistica come “aria fritta”. Come gli feci notare subito, non aveva alcun diritto di etichettare così una disciplina scientifica frutto di decenni di intensi studi di grandi ricercatori, nonché base per moltissime applicazioni delle nostra tecnologia (tra cui l’informatica e l’elettronica grazie alle quali stavamo chattando). Conosco bene il mio amico e so che la sua battuta era estemporanea... tuttavia, detesto tutti quelli che, pur non avendo alcun titolo per poter esprimere un’opinione ponderata in una materia nella quale non sono sufficientemente competenti, si sentono autorizzati a criticare discipline non loro. Credo che un rispettoso silenzio, o la candida ammissione di non essere competenti in materia, sia la sola reazione che dovrebbe fare qualsiasi persona intelligente nei confronti di ambiti che non gli sono noti sufficientemente. In fondo, nessuno ormai può essere un esperto in tutti i campi, quindi dovrebbe sempre essere umile nei confronti delle altrui competenze.
Noto che il più delle volte le critiche sono rivolte verso quei risultati che vanno contro “il senso comune”. L’idea che i rapporti di causalità vengano meno alla scala quantistica, oppure che lo spazio-tempo sia descrivibile tramite una geometria non-euclidea, sono visti come risultati così contrari al senso comune, così in discordanza dalla nostra intuizione ed immaginazione, così distanti dall’ovvietà, da essere interpretati come necessariamente “sbagliati”. Un meccanismo psicologico di rimozione dell’incomprensibile porta inevitabilmente alla critica, sebbene non si abbia alcuna base linguistica, metodologica e strumentale per poter argomentare una critica degna di ascolto. In fondo, molte delle critiche al concetto di evoluzione nascono da questa stessa commistione di ignoranza, incomprensione e paura. La paura, in questo caso, è che vengano meno le consolanti fondamenta dell’ovvietà, l’ovvietà di un mondo stabile e confortevole, nel quale noi siamo “a casa”.
Spesso, però, le critiche hanno una base molto più grossolana e mediocre. L’ignoranza, mista all’arroganza, crea il dogma inconscio, la categoria mentale chiusa ed inviolabile. Questo dogma mentale, tipico delle posizioni superate che non vogliono essere abbandonate, è il primo passo per la trasformazione del dato scientifico in oggetto mitologico (nonché, spero, materia grezza per futuri post su Geomythology).
Mettiamo il caso che io sia un appassionato di genetica vissuto a metà del XX secolo...
Sono cresciuto nella fase più entusiasmante delle ricerche sulla natura del materiale genetico, tuttavia, non ho le basi scientifiche per essere un vero ricercatore. Ma ce la metto tutta per essere aggiornato! Quando ho iniziato a seguire questa materia, l’idea dominante era che il materiale genetico fosse di natura proteica. Spesso, non per colpa ma per cause esterne a me, non ho tempo per aggiornarmi sui progressi della materia che mi appassiona, e spesso mi accorgo di restare indietro rispetto alle novità. Col tempo, scopro che il linguaggio in uso tra i ricercatori sta cambiando, adattandosi a nuove metodiche e concetti, ed io non riesco sempre a seguirne gli sviluppi, i quali, man mano che passa il tempo, si fanno sempre più distanti dall’immagine che ho di tale materia. Noto con dispiacere che la mia immagine della disciplina che mi appassiona, già grossolana perché frutto di materiale divulgato, si fa sempre meno conforme all’effettivo stato della scienza, e, pertanto, sfuma sempre più in una favola consolatoria alla quale faccio riferimento più per necessità (è l’unica conoscenza che mi rimane, e non voglio rischiare di perdere pure quella) che per scelta. Un giorno scopro che uno dei capisaldi della mia immagine mentale della genetica era un errore! Come? Il materiale genetico sarebbe una molecola non proteica? Chi sono questi che sostengono che i geni sono fatti di acidi nucleici? Assurdo... io SO che i geni sono fatti di proteine! Cosa ne sanno questi qua? Come si può stravolgere la genetica così? Si tratta sicuramente di una banda di esagitati che cerca di farsi pubblicità con nuove idee bizzarre... Come dite? La nuova ipotesi sta avendo numerose conferme? Come dite? Numerose branche della genetica, prima distinte, ora si armonizzano bene alla luce dell’ipotesi del... come avete detto che si chiama? DNA? Mah... io non ho capito bene di cosa si tratti. Sì, ma forse il DNA è una proteina, un po’ strana, ma sempre una proteina... No? Sicuri? Ma che ne sapete voi delle proteine? Le proteine non spiegano la genetica? Come sarebbe? Chi siete voi per dirlo? Beh, è chiaro che adesso il DNA diventerà una religione... eh, sì, lo sapevo che finiva così. La vostra è una religione... non fate più scienza! Io faccio ancora scienza! Ah... le care vecchie ricerche, loro sì che parlavano un linguaggio chiaro... Adesso tutta la genetica si spiegherebbe senza proteine... no, non lo posso accettare! La vostra non è scienza! Cosa dite? Presuntuosi! Sì, ecco cosa siete: io mi rifiuto di ascoltare le vostre argomentazioni! No, io resto alle proteine... Sì, perché il DNA è una proteina! Siete voi che non capite...
Finale nel quale mi chiudo in camera abbracciando un cuscino a forma di proteina.
Questa storiella pseudo-joyceana, un po’ grottesca, anche se coerente con alcune fasi dello sviluppo della genetica a metà del novecento, esemplifica bene molti casi di appassionati di una disciplina scientifica che, per motivi vari, non adeguandosi ai progressi della loro amata disciplina, restano ancorati ad una visione superata, spesso assumendo un atteggiamento intollerante nei confronti delle nuove espansioni della ricerca.
Vedo questo fenomeno nella strana persistenza di un’iconografia scientifica rivelatasi errata, smentita dai dati e, pertanto, priva di fondamento. Parlo dell’immagine di un organismo fossile illustrata per quasi un secolo, un essere che non esiste realmente, se non come teoria interpretativa di alcuni dati geologici, eppure, ormai (purtroppo) così sovraccaricato di significati extrascientifici da essere ormai noto più come un fatto reale (che non è) piuttosto che solamente come un termine paleontologico: Tyrannosaurus rex.
Tyrannosaurus rex NON è un animale reale, dato che non esiste alcun esemplare vivente sulla Terra appartenente a tale specie. Tyrannosaurus rex è il nome scientifico attribuito ad una serie di fossili interpretati come appartenenti ad una specie di animale estinto da decine di milioni di anni. Questo è Tyrannosaurus rex. Esso sui basa su dati paleontologici, ed ha pertanto una validità in quanto teoria paleontologica, non come animale reale.
Nessuno può alterare le informazioni presenti nei fossili attribuiti a Tyrannosaurus rex, e pertanto, nessuno può obiettare, ad esempio, che Tyrannosaurus rex sia un animale con finestra mascellare, piede arctometatarsale, ecc... Ovviamente, questo DATO può essere esteso tramite delle interpretazioni iconografiche, le quali però NON sono dei dati.
Ad oggi (almeno, per quanto ne so io...) non esiste alcun fossile di Tyrannosaurus rex che conservi tracce di pelle. Pertanto, l’aspetto esteriore di questo animale in vita è puramente ipotetico e deve essere basato su interpretazioni indirette deducibili, ad esempio, da fattori di parentela con specie per le quali sia noto il rivestimento corporeo, oppure da eventuali argomentazioni zoologiche generali, quali il metabolismo, l’ecologia o la fisiologia. Tuttavia, ripeto, in assenza di prove dirette incontrovertibili, esse restano interpretazioni, non fatti. (In rete circola la notizia, risalente a 12 anni fa, di tracce di pelle fossile di tyrannosauro. Tuttavia, tale traccia non è associata direttamente a ossa di tyrannosauro, e mostra una tessitura stranamente simile a quella di un altro tipo di dinosauro, un hadrosauro: pertanto è dubbio se tale attribuzione sia corretta. Il fatto che da allora questa traccia di pelle, che essendo di tyrannosauro susciterebbe sicuramente molto interesse, non sia stata descritta in alcun articolo ufficiale porta a credere che non sia più attribuita ad un tyrannosauro).
Per quasi un secolo, Tyrannosaurus rex è stato rappresentato con una pelle squamosa, “da rettile”. Ciò era plausibile, in base a ragionamenti filogenetici, in quanto si presumeva che Tyrannosaurus rex avesse lo stesso tegumento dei suoi parenti ancora vivi, in particolare dei coccodrilli o delle lucertole, tutti con pelle squamata. Tuttavia, negli ultimi venti anni, una mole enorme di dati ha dimostrato che gli animali viventi più strettamente imparentati con Tyrannosaurus sono gli uccelli, e non i coccodrilli. Questa nuova ipotesi, oltre a spiegare moltissimi aspetti dell’anatomia di Tyrannosaurus, solleva il dubbio sul fatto che esso fosse squamato, anche se non costituisce un motivo per dire che l’ipotesi “squamata” sia scorretta. Tale dubbio, in ogni caso, è stato accresciuto con la scoperta che molti animali imparentati con Tyrannosaurus e con gli uccelli erano rivestiti da piumaggio. Infine, sono giunte le prove che la pelle di un parente stretto di Tyrannosaurus aveva un rivestimento piumoso simile a quello degli uccelli: ciò ci porta con sicurezza a scartare l’ipotesi che la pelle di Tyrannosaurus fosse squamata, dato che essa, per conformarsi alla teoria filogenetica più plausibile che disponiamo ora, implicherebbe un processo evolutivo di “ritorno delle squame” che non è sostenuto da alcun dato (Ovvero, forse un giorno ci saranno prove a sostegno del “tirannosauro squamato”, ma fino ad allora, l’assenza di squame è l’ipotesi più plausibile a nostra disposizione, e quindi non ha molto senso affermare scientificamente la presenza di squame nella ricostruzione di quel animale).
Pertanto, in assenza di tracce dirette di pelle di Tyrannosaurus, siamo nondimeno indotti ad affermare che esso NON aveva un rivestimento squamato da “rettile”. Inoltre, è plausibile, anche se va verificato, che esso fosse rivestito con un piumaggio filamentoso simile a quello rinvenuto in altri suoi parenti fossili. Altra possibilità, basata con analogie con i mammiferi, è che esso non avesse alcun rivestimento tegumentario, tuttavia, ciò implica assumere che l’evoluzione del tegumento nei mammiferi sia un buon analogo per Tyrannosaurus (assunzione da dimostrare).
Riassumendo:
- Tyrannosaurus è, per definizione, un’ipotesi paleontologica basata su fossili; non è un essere vivente del quale sia possibile fare esperienza diretta (notare che la parola “vivente” è un participio presente, e denota l’attualità della vita, non la sua deduzione a posteriori).
- I fossili di Tyrannosaurus attualmente non ci dicono nulla sul suo tegumento.
- L’interpretazione attuale più plausibile è che Tyrannosaurus, in vita, NON avesse squame (attenzione, non sto affermando alcunché su eventuali altri tegumenti, ma sto solo negando un'ipotesi, quella "squamata", rivelatasi in contrasto con i dati noti ora e con le più corrette metodiche di ricostruzione filetica).
- Pertanto, affermare che Tyrannosaurus fosse squamato non è un discorso scientificamente corretto.
- Quindi: continuare ad affermare che Tyrannosaurus fosse squamato implica riferirsi ad un oggetto non-scientifico, quindi, per la definizione del punto 1, non a Tyrannosaurus.
Nonostante tutto questo ragionamento, uno zoccolo duro di “nostalgici della squama”, pur non avendo più alcuna base per sostenere l’iconografia superata del “tirannosauro squamato”, ha deciso di conservarla, creando, di fatto, un nuovo essere mitologico.
Il “tirannosauro squamato” è un animale mitologico: per quanto sia ricalcato da un fossile, è una creatura fantastica, mai esistita realmente sulla Terra.
Come l’unicorno si rivelò essere un essere mentale creato nel Medioevo sulla base di un’errata interpretazione di resti reali, così il “tirannosauro squamato” è un essere mentale creato nel XX secolo sulla base di un’errata interpretazione dei dati reali.
Provate a rileggere la storiella di prima, sostituendo i termini genetici con gli analoghi paleontologici... e ritroverete certe discussioni sulla paleontologia attuale, sulla cladistica, sul tegumento di Tyrannosaurus...
A questo punto, la domanda veramente interessante è: perché alcuni si ostinano a mantenere vivo un mito rivelatosi falso? Perché un’ipotesi paleontologica, un termine tecnico per una disciplina di settore (come Drosophyla, Glossopteris, NaOH, protone, Placca del Pacifico e migliaia di altri termini scientifici) è stato elevato a dogma iconografico, a “realtà meritevole di essere salvata dalla revisione”, al punto che TUTTI oggi sanno cosa significhi Tyrannosaurus, e, automaticamente, immaginano con chiarezza un animale che non hanno mai visto realmente (il “tirannosauro squamato”), che non vedranno mai, e che, sopratutto, la scienza stessa ci dice che NON è mai esistito?
Per ignoranza nei confronti dei dati più recenti della paleontologia? In parte sì, ma non solo.
Forse questo non è il blog adatto per rispondere...
PS: probabilmente alcuni dei “nostalgici della squama” si sentiranno il dovere di controbattere. Dato che è un loro diritto, sono benvenuti. Faccio solo notare che le obiezioni di natura paleontologica sono destinate a ritorcersi contro chi le solleverà, dato che, come ho esposto sopra, io NON sto sostenendo alcunché sul reale tegumento di Tyrannosaurus (del quale non esistono tracce dirette, ma solo inferenze), bensì sto rimarcando che l’ipotesi “squamata” è in contraddizione con il metodo corretto di interpretare i dati paleontologici, che si basa su un protocollo comparativo con le specie più imparentate per determinare tratti anatomici non conservati nei fossili.
Ipotizzare che Tyrannosaurus fosse squamato ha la stessa validità scientifica che ipotizzare che Homo erectus avesse il marsupio.
NOTA DEL 14-10-2008: HO AGGIUNTO UN LINK A QUESTO POST (CLICCARE SUL TITOLO, GRAZIE MEUSI!) NEL QUALE SI DISCUTE DEL TEGUMENTO DI TYRANNOSAURUS. Interessante che le tracce di tegumento tubercolato citate si trovino alla base ventrale della coda, come in Juravenator e Epidendrosaurus (faccio notare che quest'ultimo ha tracce di piumino in altre zone del corpo): può essere la prova che in questi teropodi ci fosse un mix di piumino e tubercoli... Nuovi dati sono necessari per risolvere la questione.