L'Italia è un paese ignorante e superstizioso. Questa è la descrizione modale, basata sul campione più rappresentativo di individui. Ovviamente, esistono minoranze illuminate, istruite, scientificamente aggiornate e non superstiziose, ma, rimarco, esse sono minoranze. La maggioranza è ignorante e superstiziosa, ovvero, non conosce la maggioranza dei concetti e delle informazioni alla base della loro esistenza e crede in concetti e informazioni obsoleti e privi di alcuna validità oggettiva. Provate a smentirmi. Quanti tra coloro che utilizzano giornalmente il computer ed il telefonino conoscono anche solo i concetti basilari dell'informatica, dell'elettronica, della fisica delle onde elettromagnetiche? Essi usano oggetti fondati su concetti a loro totalmente ignoti, e, di conseguenza, usano questi strumenti assumendo che siano "magici". Da questo punto di vista, essi sono relativamente più arretrati di un contadino medievale, il quale, perlomeno, conosceva struttura e funzione degli oggetti della sua vita quotidiana. Risultato di questa abissale asimmetria tra tecnologia diffusa e ignoranza profonda è il dilagare del mito, più o meno pilotato per esigenze economiche e politiche, fondamento primo di ogni società liberticida ed antidemocratica.
In questi giorni dilaga la paranoia da pandemia influenzale. Non solo i media fomentano una paura irrazionale verso un fenomeno annuale (o al più decennale nelle forme più intense), ma si affrettano a modificarne la versione non appena i fatti dimostrino la sua falsità.
Il numero dei morti provocati dall'influenza di questo anno rientra nella casistica nota dagli epidemiologi. Nondimeno, i media tengono la popolazione costantemente aggiornata sui nuovi casi mortali, quasi che, per la prima volta nella storia, l'influenza uccida. Inoltre, non appena le previsioni catastrofiche vengono smentite, ecco giungere la notizia che il virus è mutato, divenendo più pericoloso. I ceppi influenzali mutano, per ovvie ragioni note a chiunque abbia una chiara nozione di cosa sia un virus e come avvenga l'evoluzione darwiniana. Pertanto, la diffusione di un ceppo più virulento dell'influenza, conseguenza adattativa, evolutiva, dell'interazione tra prevenzione e vaccinazione umana e casualità delle mutazioni in popolazioni virali, dovrebbe fare notizia come una nevicata in gennaio. Ovviamente, la razionalità e la consapevolezza non sono valori diffusi in una società fondata sulla superstizione e sulla persistenza dell'ignoranza. L'importante, è tenere la popolazione soggiogata (alla politica e all'economia dominanti) tramite i miti.
Non nego l'importanza della vaccinazione e della prevenzione, contesto il modo con cui questi concetti vengono diffusi.
Se l'influenza deve essere percepita più con le viscere che con la ragione, è ovvio che il suo vettore deve essere caricato di valori emotivi profondi e relativamente semplici. Se la popolazione fosse informata che un virus non è altro che una microscopica macchina biochimica, un aggregato di proteine e acidi nucleici, funzionante solo come replicatore di se stesso all'interno di determinate cellule umane, probabilmente reagirebbe in maniera meno emotiva e, quindi, meno soggiogabile dalla strumentalizzazione mediatica (e di chi la gestisce). Una macromolecola dannosa per l'organismo umano suscita emozioni meno intense che "un perfido animaletto". Se si diffonde la concezione che l'influenza è prodotta da un "perfido animaletto", è evidente che si inculca una reazione emotiva molto più forte, più irrazionale e, purtroppo, più dolorosa. La paura di essere attaccati da un "perfido animaletto", capace di insinuarsi dentro di noi, come un demone, uno spirito maligno volto al nostro dolore, è un potente strumento di propaganda e di persuasione. Il "perfido animaletto" è, ovviamente, un essere con un grado di individualità, intenzionalità, e, quindi, di colpa, molto maggiore di una macromolecola nucleoproteica. Esso, da agente patogeno, diventa soggetto colpevole, "nemico", contro cui non è in atto una campagna medica, bensì, una guerra (e, con essa, la chiamata alle armi, l'ottusa mentalità militare dell'obbedire senza pensare, del sottostare ad una causa suprema!). Inoltre, la sua perfidia, quindi, la sua natura maligna, implicitamente rimanda a entità soprannaturali, mantenendo viva l'obsoleta mitologia delle superstizioni dominanti.
Credete che stia esagerando? Forse... tuttavia, il termine "perfido animaletto" non è una mia invenzione: esso è stato usato in un servizio giornalistico di un notiziario nazionale (e statale), ieri, all'ora di pranzo!
Le parole non sono mai dette a caso.
In questi giorni dilaga la paranoia da pandemia influenzale. Non solo i media fomentano una paura irrazionale verso un fenomeno annuale (o al più decennale nelle forme più intense), ma si affrettano a modificarne la versione non appena i fatti dimostrino la sua falsità.
Il numero dei morti provocati dall'influenza di questo anno rientra nella casistica nota dagli epidemiologi. Nondimeno, i media tengono la popolazione costantemente aggiornata sui nuovi casi mortali, quasi che, per la prima volta nella storia, l'influenza uccida. Inoltre, non appena le previsioni catastrofiche vengono smentite, ecco giungere la notizia che il virus è mutato, divenendo più pericoloso. I ceppi influenzali mutano, per ovvie ragioni note a chiunque abbia una chiara nozione di cosa sia un virus e come avvenga l'evoluzione darwiniana. Pertanto, la diffusione di un ceppo più virulento dell'influenza, conseguenza adattativa, evolutiva, dell'interazione tra prevenzione e vaccinazione umana e casualità delle mutazioni in popolazioni virali, dovrebbe fare notizia come una nevicata in gennaio. Ovviamente, la razionalità e la consapevolezza non sono valori diffusi in una società fondata sulla superstizione e sulla persistenza dell'ignoranza. L'importante, è tenere la popolazione soggiogata (alla politica e all'economia dominanti) tramite i miti.
Non nego l'importanza della vaccinazione e della prevenzione, contesto il modo con cui questi concetti vengono diffusi.
Se l'influenza deve essere percepita più con le viscere che con la ragione, è ovvio che il suo vettore deve essere caricato di valori emotivi profondi e relativamente semplici. Se la popolazione fosse informata che un virus non è altro che una microscopica macchina biochimica, un aggregato di proteine e acidi nucleici, funzionante solo come replicatore di se stesso all'interno di determinate cellule umane, probabilmente reagirebbe in maniera meno emotiva e, quindi, meno soggiogabile dalla strumentalizzazione mediatica (e di chi la gestisce). Una macromolecola dannosa per l'organismo umano suscita emozioni meno intense che "un perfido animaletto". Se si diffonde la concezione che l'influenza è prodotta da un "perfido animaletto", è evidente che si inculca una reazione emotiva molto più forte, più irrazionale e, purtroppo, più dolorosa. La paura di essere attaccati da un "perfido animaletto", capace di insinuarsi dentro di noi, come un demone, uno spirito maligno volto al nostro dolore, è un potente strumento di propaganda e di persuasione. Il "perfido animaletto" è, ovviamente, un essere con un grado di individualità, intenzionalità, e, quindi, di colpa, molto maggiore di una macromolecola nucleoproteica. Esso, da agente patogeno, diventa soggetto colpevole, "nemico", contro cui non è in atto una campagna medica, bensì, una guerra (e, con essa, la chiamata alle armi, l'ottusa mentalità militare dell'obbedire senza pensare, del sottostare ad una causa suprema!). Inoltre, la sua perfidia, quindi, la sua natura maligna, implicitamente rimanda a entità soprannaturali, mantenendo viva l'obsoleta mitologia delle superstizioni dominanti.
Credete che stia esagerando? Forse... tuttavia, il termine "perfido animaletto" non è una mia invenzione: esso è stato usato in un servizio giornalistico di un notiziario nazionale (e statale), ieri, all'ora di pranzo!
Le parole non sono mai dette a caso.
I primi ad essere ignoranti e superstiziosi sono i media (la maggior parte). Devo pensarla così altrimenti sarei costretto a pensare che sono solo dei parassiti bastardi senza un minimo di sensibilità, di tatto e di intelligenza (propagandare il panico solo per fare ascolti, scoop, soldi, ecc. mi sembra una cosa davvero poco intelligente).
RispondiEliminaLa superstizione raggiunge forse uno dei suoi massimi (la funzione della stupidità...pardon, della superstizione, non è monotona) nella città di Brescia: per la visita del papa hanno speso 500000 Euro (cinquecentomila) per manifesti, opere varie e sigillare i tombini (i terribili attentatori delle fogne...ci mancavano solo le tartarughe ninja e il clan del piede) e hanno consegnato a sua Mediocrità 9 milioni di Euro tra donazioni pubbliche e private!!!!!
Vorrei proprio sapere come verranno utilizzati...
Spendere così tanto per la visita del massimo rappresentante di una delle più grandi (nel senso di potere abbindolatorio e temporale) superstizioni mondiali è assurdo, soprattutto in Italia in questo periodo storico.
Beh, non c'è da stupirsi se il Comune di Brescia ha negato il patrocinio alle conferenze dell'UAAR e lo ha dato ai Creazionisti.
Scusate lo sfogo, ma il tema della superstizione mi ha tolto ogni freno.
Vorrei terminare questo commento bestemmiando, ma siccome sono rispettoso di chi crede nel barbuto termosferico, mi limito ad ironizzare.
Grazie l'omo. Dopo questa vado a cenare con He-Lemm.
RispondiEliminaA giudicare dall'iconografia classica che lo rappresenta irradiando scariche di non so ben chiara natura elettromagnetica, il barbuto è più ionosferico che termosferico...
RispondiEliminaIn effetti...
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