Non sono un alcolista, ma apprezzo una buona birra. Bevo ogni tanto (anche perché quelle buone costano e non conviene prendere un pessimo vizio economicamente devastante) e con moderazione. Amo il retrogusto, la frizzantezza, detesto la nausea, il mal di testa del risveglio successivo e odio sopra ogni cosa il dolore che produce il conato. Non capirò mai come facciano i bevitori patologici, abbonati ai bordi del gabinetto e delle strade. In vita mia, ho vomitato a causa dell'alcol solamente una volta, per errore e a causa di un miscuglio di vino mantovano e salamelle fritte (terribile ricordo).
Eppure, ciò non mi esclude dalla categoria degli amanti dell'ebbrezza, dei viziosi recidivi, spesso incapaci di ammettere di avere una dipendenza viscerale, spesso nociva.
Non sarà alcolica, ma anche la mia ebbrezza è della stessa natura di quella bevitrice. Si assume la sostanza senza ritegno, senza pianificazione, per il puro godimento che genera, senza razionalizzare sugli esisti, sulle conseguenze, e, sopratutto, sulla lunga sbornia prima lancinante, poi dolorosa, poi fastidiosa, infine malmostosa, che il nostro scellerato vizio genererà. Al pari dell'alcolista recidivo, io ricado sempre nella stessa successione di assunzione smodata, smemorata euforia, cieca ebbrezza, conato doloroso, postumi nauseanti e finale malmostoso. Ogni volta, concludo la sbornia giurando a me stesso che non ripeterò più una simile esperienza. Ma so che sto mentendo.
Ogni volta cambia il nome, il colore, il sapore, la freschezza dell'esperienza vissuta, ma io resto sempre il solito inguaribile malato, patologicamente assetato, eternamente stupido.
Eppure, ciò non mi esclude dalla categoria degli amanti dell'ebbrezza, dei viziosi recidivi, spesso incapaci di ammettere di avere una dipendenza viscerale, spesso nociva.
Non sarà alcolica, ma anche la mia ebbrezza è della stessa natura di quella bevitrice. Si assume la sostanza senza ritegno, senza pianificazione, per il puro godimento che genera, senza razionalizzare sugli esisti, sulle conseguenze, e, sopratutto, sulla lunga sbornia prima lancinante, poi dolorosa, poi fastidiosa, infine malmostosa, che il nostro scellerato vizio genererà. Al pari dell'alcolista recidivo, io ricado sempre nella stessa successione di assunzione smodata, smemorata euforia, cieca ebbrezza, conato doloroso, postumi nauseanti e finale malmostoso. Ogni volta, concludo la sbornia giurando a me stesso che non ripeterò più una simile esperienza. Ma so che sto mentendo.
Ogni volta cambia il nome, il colore, il sapore, la freschezza dell'esperienza vissuta, ma io resto sempre il solito inguaribile malato, patologicamente assetato, eternamente stupido.
Io ormai ho trovato un equilibrio tra la pura degustazione e la gogliardica bevuta senza limiti con mal di testa assicurato e nausea
RispondiEliminaxB = ((2B + nB)/(1H+2nH*(1/C)))/S
dove x è il coefficiente di birra senza postumi, B è l'unità di misura della birra (birra media esclusivamente, la piccola non esiste e la litra è da adolescenti che non sanno bere), H indica le ore e C indica la quantità di cibo che si sta ingurgitando, espressa in dati ordinali (da 0 a 100 g C=1, da 101g a 200g C=2, ecc.), S invece indica la stanchezza (esprimibile come periodi di 12 ore di distanza dall'ultima volta che si ha dormito almeno 4 ore).
Generalizzazione della legge Eneoceltica sul consumo di birra.
RispondiEliminaLegge Ultaceltica sulla consumazione:
xC = ((2C + nC)/(1T+2nT*(1/E)))/S
x è il coefficiente di consumazione senza postumi, C unità di misura della consumazione, T il tempo espresso in unità media di consumazione, E la quantità di energia necessaria al sostentamento della condizione, espressa in dati ordinali, S indica lo stress (perdita energetica) dovuta alla consumazione.
O mio Fiume, siamo pazzi!
RispondiEliminaO mio Fiume, siamo pazzi!
RispondiEliminaInfatti S è il simbolo dell'entropia...tutto torna finalmente!
RispondiEliminaHo capito finalmente perché la CHIESA è così contraria alla "consumazione" felice e libera (battaglie contro il preservativo, ecc.) ed è così anacronistica, come tutta la dottrina cattolica: remando contro la "consumazione" remano contro l'aumento di S, remano contro l'entropia, remano contro la freccia del tempo.
Si è finalmente stabilita l'insostenibilità non solo morale, biologica ed etica, ma anche fisica del cattolicesimo: pone tra i suoi principi una guerra millenaria contro l'entropia, guerra da cui non può uscire vincitore niente all'interno di un sistema aperto.
Torno a scrivere la tesi che forse è meglio
Un solo essere nell'universo può opporsi all'Entropia: Colui che una volta vide coi suoi occhi la Fine Ultima dell'Universo Termodinamico ed esclamò:
RispondiElimina"S'è sfasciat' tutt'"
In effetti sintetizzare-ordinare in 4 parole (molto divertenti) il dolore per la situazione ultraincasinata e surreale che si era creata non può che essere il requisito di colui che si opporrà all'Entropia.
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