giovedì 24 luglio 2008
Avviso ai naviganti
Adoro questa canzone!
Amo questa canzone, che sento maledettamente in sintonia col mio attuale spirito. Un inno all'ultrazionalità...
Zazzazazazza zarazzazazazzà!
lunedì 21 luglio 2008
SQUINTERNOFESTIVAL
Un saluto al Clastu, all'Archeoshurina1, a Uli, al Pollo & gli EUA, allo Sgaza, all'insuperabile macchina di perle che è He-Lemm, alla Marika che lo sopporta, ma sopratutto all'Anna ed al Manu!
giovedì 17 luglio 2008
Cinque anni (sotto)titolati alla pagina 110 di telelodi (e menzioni)
Come Doc Mag in Sci Nat Vecch Ord posso ritenermi molto soddisfatto dal punto di vista professionale (non certo da quello economico-previdenziale)... come molti mi fecero notare l'anno scorso a proposito della soddisfazione di alcuni miei "erotic dreams", attendo sempre l'ultimo minuto disponibile nel tempo concessomi per realizzare gli obiettivi proposti. Enantiophoenix è sicuramente un ottimo traguardo per un giovane paleontologo... che sancisce un senso ai precedenti cinque anni di elaboratio mentalis... Il prossimo sarà Megamatrice...
Se, come lessi da qualche parte, l'età nella quale uno scienziato tende a esprimere il massimo delle proprie potenzialità è tra i 25 ed i 35 (mentre la fase della sintesi e della consacrazione sono dopo i 60), ho ancora cinque anni per fare qualche bel botto...
Non posso fare a meno di constatare i corsi e ricorsi storici, così come la mia differente capacità di interpretare gli eventi. In particolare, le analogie con fatti del 2003 mi sono di notevole aiuto per comprendere le attuali tendenza del mio multiverso psicosomatico (paroloni del ca**o per dire tutto).
Quello che noto è che, ovviamente, l'impostazione mentale a 30 anni è significativamente differente da quella a 25. Allora ero molto più viscerale di oggi. Che la mente evolva a pacchetti quantizzati? Che abbia un iter saltazionista, ovvero, oscilli per lunghi periodi intorno ad una moda mentale (moda nel senso statistico... e perché no? anche sociologico) per poi saltare improvvisamente attorno ad una nuova moda? Ne riparleremo nel 2013...
martedì 15 luglio 2008
Piccolo articolo su Enantiophoenix
Basta cliccare sul titolo del post.
Il primo post su Geomythology
Potrete aggiornarvi regolarmente in proposito controllando la finestra sui blog linkati, presente sempre sulla Home Page di Ultrazionale.
Bravo Leonardo!
lunedì 14 luglio 2008
Colonnello Kurtz & Thulsa Doom
Avete mai notato che i finali di “Apocalipse Now” e “Conan il Barbaro” sono molto simili? In entrambi, il protagonista raggiunge il “regno-tempio” dell’antagonista (il quale è un pazzo-genio-santone), popolato da un numero enorme di “schiavi-adepti”, ed in entrambi il protagonista ammazza l’antagonista ad affettate (dopo che, in una sequenza precedente, il protagonista era stato ridotto in fin di vita dall’antagonista, era stato legato/imprigionato ed aveva dovuto sorbirsi una predica-sermone del “cattivo” sul vero significato della vita...). La scena conclusiva, nella quale l’eroe scende la scalinata tra la folla di “schiavi-adepti” è identica.
Ok, in entrambi c’è la mano visionaria di John Milius... una con Coppola, l’altra con Stone... ma si poteva almeno non ricopiare il canovaccio in maniera tanto spudorata...
venerdì 11 luglio 2008
Piccola domanda, Grande risposta
L'intelligenza razionale è vincolata alla democrazia? Basta superare un quorum di adesioni perché l'insensatezza palese diventi accettabile?
Medioevo... l'età immortale.
giovedì 10 luglio 2008
Difetti di traduzione... una forma di evoluzione artificiale
Ho immesso in Google Transale la seguente frase in italiano. L'ho tradotta in inglese e poi ho ripetuto la traduzione in italiano. Il ciclo viene interrotto quando una frase in una lingua non cambia alla successiva generazione.
Mi sorprende sempre la facilità con la quale la complessità evolve
I always surprising ease with which the complexity evolves
Ho sempre sorprendente facilità con cui si evolve la complessità
I have always surprising ease with which evolves complexity
Ho sempre sorprendente facilità con cui si evolve la complessità
lunedì 7 luglio 2008
Là, sui monti con il Curz, dove il cielo (non) è sempre blu...
Prada, paesino dal nome griffato vicino a Rovereto, dove il Prince of Mantua devoto ad Armadius ha un locus amenus ligneum. Molto tranquillo, clima variabile, fauna interessante (una famiglia di volpi, un giovane cervo... basta svegliarsi presto e fare silenzio e si vede molto!)...
Il viaggio di ritorno è stato climaticamente eterogeneo: grandinata in autostrada poco dopo Rovereto, afa post-pioggia da Verona a Mantova, costipazione antropologica finale su Intercity da Modena a Fighettolandia.
venerdì 4 luglio 2008
La “Fenice Opposta” risorge dal suo sonno millenario
Ogni disciplina si esprime nel tempo tramite il raggiungimento e superamento di prove, un cursus honorum che definisce e qualifica la maturità. A loro si associa, come epifenomeno ibrido di vanità e illusione di eternità, l’atto creativo, la generazione di un segno durevole. Il nostro programma genetico si è conservato anche imprimendo nelle menti l’esigenza della perpetuazione, il bisogno di generare un figlio al quale imporre un nome, nella speranza che egli, perpetuando quel nostro arbitrio oltre la nostra morte, vanifichi in parte l’assoluto nulla che ci attende, conservando almeno nominalmente noi e le nostre azioni. Da questo substrato bio-logico deriva l’ambizione per la fama, il richiamo della grandezza, l’eroismo e l’epica. Se la conoscenza collettiva di una civiltà trascende le esistenze dei singoli, allora ogni atto capace di farci parte di tale collettività deve avere alla sua origine l’ibrida commistione di brama di immortalità e vanità.
Alla pari dell’imposizione del nome ai figli, l’istituzione di una nuova specie è per ogni naturalista l’auto-consacrazione, il raggiungimento di una (seppur limitata e parziale) forma di immortalità.
Da oggi, anch’io ho raggiunto questa forma di eternità, aggiungendomi alla nobile schiera di coloro che hanno accresciuto i confini della Conoscenza, imponendo il nome ad un ramo della Vita, sollevandolo dall’oblio, donandolo a quella minuta percentuale dell’Umanità che attribuisce un valore a questi atti intellettuali.
Prassi e arroganza del paleontologo è l’istituzione di un nome, una sigla binomiale in latino, ad un fossile ritenuto significativo. Da quel momento, con quel nome sarà chiamato l’insieme di tutti gli individui che condivisero tra loro, per un intervallo di tempo valutabile in qualche milione di anni, una continuità genetica tale da permetterci di considerarli membri di una stessa specie.
Da oggi, una nuova specie è stata aggiunta alla lista di quelle note. L’unica prova che disponiamo dell’esistenza di tale specie sono due frammenti di roccia grandi come una mano, contenenti le tracce di un animale, morto da quasi cento milioni di anni. Quel individuo particolare, apparentemente insignificante se non per la fortuita conservazione di parte della forma del suo corpo sotto forma di tracce nella roccia, era un piccolo animale piumato, un uccello, vissuto e morto lungo le sponde dell’antico mare ormai estinto che oggi affiora come strati fossiliferi nel nord del Libano.
Quel piccolo fossile di uccello, il più antico uccello dell’intera Placca Continentale Africana (della quale fa parte anche il Libano) noto fino ad ora, è conservato al Museo di Storia Naturale di Milano con la sigla MSNM V3882. A lui è stato dato il nome di Enantiophoenix electrophyla, letteralmente “l’opposta fenice amante dell’ambra”. Da oggi, questo nome ha validità scientifica, essendo stato pubblicato in uno studio ufficiale del quale sono primo autore.
Enantiophoenix electrophyla (qui sopra una ricostruzione) è la prima specie della mia (spero lunga) carriere paleontologica, la mia prima “figlia fossile”, il mio piccolo e modesto motivo d’orgoglio. Essendo un uccello, esso è anche un membro di Dinosauria (per quei due o tre che ancora non lo sanno, gli uccelli sono un tipo particolare di dinosauri, apparentemente molto modificati, ma pienamente dinosauri nei dettagli anatomici), pertanto ho realizzato uno dei miei più grandi sogni, quello di definire ed istituire una nuova specie di dinosauro!
Per chi non ha simili passioni temo che non sia pienamente comprensibile l’emozione che tutto ciò genera in me.
Il nome è spesso una misura delle intenzioni di chi lo decide. Mia madre non volle piegarsi alla boriosa e stantia prassi di chiamare i propri figli con nomi di nonni, zii o parenti più o meno diretti e chiamò sia me che mio fratello con nomi assolutamente inediti nella famiglia (sebbene assolutamente normali). Avrei potuto dare alla nuova specie un nome “convenzionale”, come “Libanornis antiquus” (ovvero, “antico uccello del Libano”... beh, quello rasenterebbe la massima banalità), ma ho voluto imporre la mia mentalità molteplice nel nome della mia prima specie.
“Enantiophoenix electrophyla” è un nome che ha più livelli di interpretazione: il termine “Enantio” richiama al gruppo più importante di uccelli vissuti nell’Era Mesozoica, gli enantiorniti, oggi completamente estinti da 65 milioni di anni, al quale appartiene anche l’uccello fossile libanese. “Enantio” è una termine greco che significa “opposto”, inteso come “appartenente all’altra stirpe”, in opposizione agli ornithuri, l’altro grande gruppo di uccelli evoluti, al quale appartengono invece tutti gli uccelli viventi oggi. Enantiophoenix quindi significa: “l’altra fenice”, quella enantiornite, quella mesozoica.
“Phoenix” l’ho scelto per tre motivi: è il nome di un uccello mitico, quindi è adatto per un uccello vissuto in ere remote, per non dire mitiche nel senso più scientifico possibile (il Mesozoico, l’età dell’Oro della Vita, l’Era dei Dinosauri). Inoltre, è il nome di un essere che risorge dalle sue ceneri, che torna in vita dopo essere scomparso: cosa sono i fossili, nelle nostre menti, se non creature morte che tornano alla vita? Infine, “Phoenix” richiama “Phoenicia”, la Fenicia, ovvero, l’antico nome del Libano, dal quale proviene il fossile.
La scelta del nome della specie, “electrophyla”, è più sottile. Conservati assieme alle ossa dell’uccello sono stati rivenuti alcuni corpuscoli ovoidali di colore dorato, anzi, ambrato. L’analisi ha rivelato che effettivamente essi sono corpuscoli d’ambra (ovvero resina fossilizzata); ciò ci fa dedurre che probabilmente, in analogia con alcuni animali attuali, Enantiophoenix si nutrisse anche delle gocce di resina trasudante dagli alberi: da qui il nome specifico “electrophyla”, che in greco significa “amante dell’ambra”.
Per una stupefacente coincidenza (che scoprii tempo dopo aver deciso il nome), pare che anche la Fenice mitologica si nutrisse di resina. Così dice Ovidio, nelle Metamorfosi: “si ciba non di frutta o di fiori, ma di incenso e resine odorose”.
Non potevo chiamarla in altro modo!
Tuttavia, e qui travalico la serietà e mi lascio andare alla demenzialità ultrazionale, mi piace pensare che “electrophyla” sia anche un riferimento fisico-tecnologico, e che la mia piccola fenice si distingua dalla sua omonima della mitologia antica, associata al fuoco, nell’essere più moderna, ed amare l’elettricità...
Datemi del visionario, o anche del puro idiota... ma non potrete negare che abbia scelto un nome bello ed accattivante, che spero riscuota successo tra gli appassionati di paleornitologia.
Tornando serio, voglio ringraziare tutti coloro che, in tempi, modi e forme differenti, sono stati coinvolti nello studio, descrizione e pubblicazione di Enantiophoenix: Paolo Arduini (coautore dell’articolo, a destra nella foto qui sopra, ritoccata da Michele Zilioli: i due autori discutono sull'eventualità di inserire nell'articolo anche i "ricordini" di Enantiophoenix), Cristiano Dal Sasso, Stefania Nosotti, Maurizio Pavesi, Fabrizio Rigato, Michele Zilioli, Eric Buffetaut, Jingmai O’Connor, Melanie Schoonhoven Gabardi, Marco Auditore, e Alex “il Puma” Laini.
Due nomi meritano un “grazie” particolare.
Il primo è un santo laico italobritannico di nome Edoardo Gabardi, che mi ha ospitato per un’intera settimana “a modo suo” a Milano, durante la ri-preparazione del fossile... I’ll be back!
Il secondo è un Paleontologo Autorobot con carrozzeria da piacentino di nome Simone Maganuco, che ha sollecitato “a modo suo” la revisione di MSNM V3882. Grazie bestia!
Google Translate... mediocre traduttore ma... grande esperto in teropodi!
Il testo che intendevo tradurre in inglese è il seguente:
Riassunto: Non esiste evidenza priva di ambiguità che il materiale craniale riferito a Marshosaurus appartenga a tale taxon, pertanto ho analizzato l'affinità filogenetica di quei resti separatamente. La mia analisi suggerisce che Marshosaurus è un carnosauro basale, mentre il materiale cranico mostra affinità tyrannosauroidi. Potrebbe essere attribuito a Stokesosaurus.
In inglese io l'ho scritto così:
Abstract: There's no unambiguous evidence that the cranial material referred to Marshosaurus belongs to that taxon, so I have analysed the phylogenetic affinity of these remains separately. My analysis suggests that Marshosaurus is a basal carnosaur, while the cranial material shows tyrannosauroid affinities. It could be ascribed to Stokesosaurus.
Ho immesso questo testo in Google translate, e risulta questa traduzione in italiano (notare le parti che ho sottolineato in grassetto):
Aldilà delle difficoltà di traduzione (ovvie, sopratutto perché uso un gergo paleontologico poco diffuso tra i non appassionati)... l'aspetto inquietante è l'ultima parola della traduzione (in rosso)!
"Clevelandi" è la specie di Stokesosaurus, quindi è corretta scientificamente... MA IO NON L'AVEVO SCRITTA NEL TESTO DA TRADURRE! Controllate.
Il programma non solo traduce... fa anche il saputello paleontologo!
Ovvero, Google Translate si prende le sue lecite libertà da (passabile) traduttore... ma non gli basta: ha persino una notevole competenza paleontologica che lo autorizza ad aggiungere il nome di una specie dove c'era solo il nome del genere!
giovedì 3 luglio 2008
La scala di Lemm per le ca**ate
(in onore del primo che la definì scientificamente)
Primo Grado della scala Lemm. Eventi demenziali inconsapevoli.
Esempio, il capriolo "unicorno" che circola in rete da qualche tempo.
Secondo Grado della scala Lemm. Eventi demenziali consapevoli ma che non richiedono attività mentale complessa.
Esempio, gente che emette gas intestinali dentro le associazioni studentesche...
Terzo Grado della scala Lemm. Eventi demenziali consapevoli che richiedono attività mentale complessa, aventi un obiettivo sensato con probabilità di realizzazione.
Esempio, prendere picche dopo averci provato con impegno.
Quarto Grado della scala Lemm. Eventi demenziali consapevoli che richiedono attività mentale complessa, aventi un obiettivo sensato senza probabilità di realizzazione.
Esempio, prendere picche prima ancora di provarci.
Quinto Grado della scala Lemm. Eventi demenziali consapevoli che richiedono attività mentale complessa, aventi un obiettivo insensato senza probabilità di realizzazione.
Esempio, tentare di dominare il mondo.
Sesto Grado della scala Lemm. Eventi demenziali consapevoli che richiedono attività mentale complessa, aventi un obiettivo insensato con probabilità di realizzazione, che non sono in contraddizione con il contesto nel quale avvengono.
Esempio, scrivere questo post.
Settimo Grado della scala Lemm. Eventi demenziali consapevoli che richiedono attività mentale complessa, aventi un obiettivo insensato con probabilità di realizzazione, che sono in contraddizione con il contesto nel quale avvengono.
Esempio, essere per vent'anni un cacciatore carnivoro e poi diventare vegano.
Ottavo Grado della scala Lemm. Essere He-Lemm.
mercoledì 2 luglio 2008
Unità di misura della ca**ata
Nome: Lemm. (In onore del primo ad averne dato una misurazione scientifica).
Simbolo: Lm
Definizione: un Lemm è la quantità di ca**ata contenuta in questa definizione.
Si stima che durante la sua vita, un uomo normale (non demenziale) produca un Megalemm di ca**ate. Ovviamente, un uomo sopra la norma può arrivare nella sua vita a produrre un Teralemm di ca**ate.Questo post produce 2,15 Lemm ogni volta che viene letto (0.75 solo in questa riga).
Il Futuro secondo il Passato (clicca qui)
Alieni veri, ma terrestri
Tra le forme aliene del passato che preferisco ci sono i carpoidi, un gruppo di echinodermi basali tipici del Paleozoico.
Ecco qui l'immagine di un nuovo carpoide del Cambriano Medio spagnolo, descritto recentemente sull'Acta Paleontologica Polonica.
Abbiamo una creatura asimmetrica, priva di testa o comunque di una zona che possa senza ambiguità essere chiamata "anteriore", più simile ad una racchetta da tennis che ad un animale, del quale non si capisce dove e quale sia la bocca, se e come si muova, e come viva...
Bibliografia:Zamora, S. and Smith, A.B. 2008. A new Middle Cambrian stem−group echinoderm from Spain: Palaeobiological implications of a highly asymmetric cinctan. Acta Palaeontologica Polonica 53 (2): 207–220.
martedì 1 luglio 2008
L'Ombra del Sole
La sfera mezza gialla al centro è il sole: notate l'ombra giallo-verdastra indotta dalla supernova (a sinistra) che è più luminosa del sole e quindi detta le regole di chi illumina e di chi è illuminato.
Chiunque è libero di trarne l'ispirazione che vuole...