martedì 31 luglio 2012

Trinità nel Tempo Profondo...

Partiamo da una ovvietà indiscutibile (perlomeno se siete organismi pluricellulari a riproduzione sessuata):

Ognuno di noi deriva da due genitori.

Ognuno dei nostri genitori deriva da due genitori.

Ognuno dei genitori dei nostri genitori deriva da due genitori.
...e così via, almeno per mezzo miliardo di anni nel passato...

In termini genetici, ognuno di noi deriva per metà del proprio genoma da un genitore e per metà dall'altro.

Lo stesso discorso vale per ognuno dei nostri genitori. E per i loro genitori. E per i genitori dei genitori.

Se volessimo sommare tutti i contributi genetici da cui deriviamo, sia dalla linea materna che paterna, che valore otterremmo?

Si tratta del doppio della nota serie convergente:

2 (1/2 + 1/4 + 1/8 + 1/16 + · · ·)
Il cui valore complessivo, dimostrato matematicamente, è = 2.

Ovvero, il valore del contributo ricevuto dalla somma di tutti i miei antenati è il doppio di 1: la somma di tutti i contributi ricevuti dai miei antenati è pari a due vole "me", due persone intese come "linea genealogica".

Concludendo, "Io" inteso come linea genealogica culminante nel "io" presente, è uguale alla somma di 1 (io presente) + 2 (contributo del mio passato) = 3.
Ognuno di noi è una trinità nel Tempo Profondo! 
Prima di cadere in facilone mistificazioni pseudo-cristiane, dico subito che c'è un errore matematico nel ragionamento qui sopra, vediamo chi lo scova...

4 commenti:

  1. Sulla matematica non mi ci metto nemmeno, però l'endogamia è diffusissima nella specie umana (e in molte altre, dove per altro l'incesto non è tabù), quindi a livello di bisnonni raramente si arrivava a 8, e i trisavoli non erano 16.
    Nelle zone di endogamia estrema (tutte le alpi nel '500-'700, Nonantola, il Cilento ecc. ecc.) ci si sposava sempre tra cugini di terzo-quarto grado.

    L'endogamia è, ovviamente, solo la cigliegina sulla torta, visto che (e qui un po' di matematica c'è) la serie da te indicata tenderebbe all'infinito, mentre stiamo parlando di un sistema finito. Per altro diviso, come tutte le popolazioni, in sotto sistemi collegati da strozzature e vasi comunicanti, quindi prima o poi, risalendo la linea di discendenza di qulunque organismo/individuo, ci si trova davanti ad un numero di esemplari/individui inferiore a quello previsto dalla serie da te proposta.

    Anzi nella specie umana vi furono ben due enormistrozzature (una 70.000 anni fa circa, ed una 200.000) in cui la popolazione si riduce a pochissimi individui (dopo la catasftrofe di Toba, circa 70.000 anni fa, tra le 10.000 e le 1.000 coppie, mentre 140.000 anni fa visse l'eva mitocondriale, la/le femmine fertili da cui tutti noi discendiamo, o questo grossomodo dicono alcuni genetisti). Ma anche senza andare a pensare ai colli di bottiglia il numero di coppie fertili di Homo sapiens in un momento "buono" del paleolitico era comunque basso, non certo tendendente all'infinito (come i miliardi di abitanti odierni della terra fanno sembrare).

    valerio

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    1. Dimentichi che ognuno di noi ha antenati sessuati che si susseguono in linea continua almeno dal Cambriano, non solo quelli "umani": le piccole strozzature avvenute negli ultimi 100000 anni sono misere rispetto ai restanti 500 milioni di anni di storia genetica. Alla scala umana, 500 milioni di anni si possono tranquillamente approssimare con una serie nolto grande (quindi tendente con buona approssimazione al valore convergente all'ideale condizione infinita espressa dalla formula matematica) di antenati.

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  2. uhm... mi vien da pensare semplicemente che io non sono il risultato di due linee genealogiche, ma di mezza linea genealogica da parte di padre e mezza linea genalogica da parte di madre. E' vero che "il valore del contributo ricevuto dalla somma di tutti i miei antenati è il doppio di 1" ma ogni mio antenato vale "2" (poiché diploidi), e dato anche io sono diploide il mio corredo genetico equivale ad un'unica persona (o meglio a due "mezzi antenati").
    Riguardo la conclusione (Concludendo, "Io" inteso come linea genealogica culminante nel "io" presente, è uguale alla somma di 1 (io presente) + 2 (contributo del mio passato) = 3.), sinceramente non riesco a comprendere il senso logico: perché dovrei sommare "l'io presente" con il "contributo del mio passato"?

    Giuseppe Mennella

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