Questo post parla di un esperimento... ma andiamo per gradi.
Il caotico, il reale esistente, è intrinsecamente indecifrabile, è il difforme che ci circonda e ci spaventa. Al contrario, il semplice ed immediato ci tranquillizza e gratifica. Per questo si inventano teorie, modelli, schematizzazioni: la semplicità è l’idealizzazione del reale. I centri nervosi che elaborano le categorie, il nostro più antico metodo di analisi del caos reale, sono strettamente associate alle emozioni gratificanti: il categorizzare ed il semplificare appagano e soddisfano; noi siamo attratti da qualsiasi forma di semplificazione, così come tendiamo alla simmetria ed all’armonia (che non sono altro che le più semplici modalità di struttura possibili).
Come ogni altra attrazione, l’idea della semplicità è fondamentalmente una subdola trappola mentale, nella quale è facile cadere ed è difficile uscire. Di fatto, le semplificazioni sono tra le più usate forme di manipolazione mentale e di propaganda: si crea un Nemico, un Male, si propone una Via, si indica Una Luce (e altre mitologie simili).
Scendendo rovinosamente di tono (come da un letto a cui sia stato tolto il pavimento sottostante), ho una domanda particolare collegata al generale di sopra: quanti si sono mai soffermati sulla natura dei test?
I test, che abbondano nelle riviste e circolano più o meno seriamente in rete, sono una serie di domande a risposte prestabilite alle quali il "testante" deve dare una risposta (o, meglio, deve scegliere tra una delle opzioni imposte). Dalla sommatoria delle risposte (o dal risultato del conteggio di determinati valori associati ad ogni quesito) si ricava un Valore, il quale dà una Risposta (che poi era l’obiettivo della maggioranza dei test).
Riassumendo, il test è una lista predeterminata di risposte, dalla cui scelta è possibile ricavare (tramite una semplice procedura lineare) un valore semplice (spesso numerico) corrispondente ad una risposta (spesso piuttosto generica, così da avere la più alta possibilità di corrispondere con una qualche aspettativa nel maggior numero di persone che la leggono), ovvero, il test è una subdola semplificazione, gratificante proprio perché capace di (illudere di) dire molto con poco.
Calmi, eventuali lettori che si sentono risentiti da questo attacco alle loro care (e consolanti) abitudini! Non partite subito con insulti o vane argomentazioni a difesa dei test! Ognuno è liberissimo di auto-intortarsi come vuole: dopotutto, anch’io, con questa saccente critica del metodo semplicistico dei test, mi sto auto-gratificando! Quindi, continuate pure a giocare con i test di "Pizza psicosomatica", "Gnocca Moderna", "Dement’s Health" e "Cuoio & Frusta"...
La critica principale ai test che voglio esporre qui è più mirata: perché il risultato dei test (la serie di valori associati alle risposte) deve necessariamente corrispondere ad un valore lineare (a un numero ed alla risposta associata)? Non si potrebbe sviluppare un test più articolato che non tratta ogni singolo individuo come un isolato paletto al quale appiccicare un numero, ma cerca invece di andare Oltre?
Fedele allo spirito che guida questo blog, ho deciso di inventare un test "ultrazionale" da sottoporre ad un insieme di ignare cavie, e di utilizzare le loro risposte per elaborare un diagramma delle reciproche affinità esistenti tra loro.
Il test si componeva di 23 domande, ognuna con 3 risposte prestabilite da scegliere (nota che mi fa felice: più di uno tra gli amici-cavie mi ha fatto notare che non sempre le risposte possibili includevano ciò che avrebbero voluto rispondere: anche questo è un segno che sono potenzialmente ultrazionali, che vanno Oltre ciò che viene imposto loro di pensare/fare). Le risposte sono state tradotte in una matrice, la quale è stata elaborata con uno specifico programma informatico per determinare le affinità tra i soggetti in questione (i dettagli tecnici, per chi fosse interessato, sono in fondo al post) che ha prodotto un albero delle relazioni di somiglianza sulla base delle risposte.
Per rispetto della loro privacy (...mi viene da ridere) ho messo solo le prime due iniziali dei nomi e dei cognomi (ognuno riconoscerà facilmente chi deve riconoscere).
Come si vede, a differenza dei test tradizionali che impongono tutti i soggetti lungo una serie lineare di numeri (corrispondenti ai punti conseguiti dalle risposte), questo test (per quanto anch’esso inutile come gli altri) è meno semplicistico (ognuno dei partecipanti determina un ramo dell’albero formato da tutti i soggetti, e non è solo un punto fisso su una linea prestabilita dai creatori del test). Inoltre, e questo è l’aspetto più Ultrazionale, il test non dà alcuna risposta, non fornisce verità più o meno posticce, né si atteggia a dispensatore di qualche morale o senso.
Il test era un gioco - esperimento - idiozia, niente altro. Proprio perché Ultrazionale è critico verso sé stesso, anche l’eventuale risultato di questo esperimento non sarebbe stato caricato di un assurdo significato (altrimenti, inconsapevolmente, avrei commesso lo stesso errore che critico nei test tradizionali).
Ringrazio tutti gli amici che più o meno consapevolmente sono stati usati per questo esperimento demenziale.
Chiunque volesse le domande del test, per diventare un nuovo ramo dell’albero (che ovviamente cambierà con l’ingresso di nuovi soggetti: questo è il bello del test, ogni nuovo ingresso altera le relazioni preesistenti), non deve fare altro che mandare una richiesta al demiurgo.
MATERIALI E METODI: Le 23 risposte multiple (3 opzioni l’una) fornite da ogni soggetto sono state trasformate in 69 risposte binarie (69 = 23 domande x 3 risposte) del genere assente/presente e convertite in una matrice che è stata analizzata con PAUP vers.10.4b. I caratteri sono stati imposti "irreversibili.up" in modo da evitare l’assurda creazione di nodi basati su reversioni. Il gruppo esterno è stato imposto "standard".
PAUP ha trovato due alberi di minima lunghezza, il cui consenso stretto è mostrato sopra.