venerdì 2 gennaio 2009

Contro i banali infantilismi che infangano la divulgazione paleontologica

A Natale, dovremmo essere tutti più buoni. Chi mi conosce personalmente sa che detesto il buonismo e l’ipocrisia. Quando occorre, bisogna essere cattivi, e andarci pesante, anche a costo di ferire qualche animuccia sensibile. Questa è l’occasione adatta per andarci pesante, ma senza volgarità.
Non so se rallegrarmi o essere deluso per lo stato della discussione paleontologica italiana presente in rete. In particolare, noto che molti appassionati vivono in un mondo a parte, chiuso e oscurantista, arretrato concettualmente, spesso provincialmente orgoglioso della propria chiusura.
In quale altro modo potrei interpretare l’affermazione di uno studioso italiano (che non nominerò: sottolineo che non ho nulla contro la persona, sebbene non condivida le parole che sto per citare) che una volta lamentò l’eccessivo “tecnicismo” del blog “Theropoda”? Trovo paradossale che una tale critica provenga proprio da un laureato in discipline scientifiche (che quindi sarebbe il target ideale del blog), invece che da un ipotetico appassionato privo di preparazione tecnica. Come altro potrebbe essere un blog sui theropodi che è dichiaratamente scientifico? La paleontologia dei vertebrati non è una favoletta per bambini, o un argomento da “bar dello sport”, la paleontologia è una Scienza Naturale, una disciplina scientifica adulta e come tale vive solo dei dati che dispone, delle teorie che la strutturano, e delle ricerche che la fanno crescere. Più dati e dettagli usa, più robusta sarà: per questo, ritengo necessario il ricorso ai dettagli nell’esposizione dei risultati: non apprezzare questo aspetto implica avere una visione limitata, grossolana e sempliciotta della ricerca paleontologica, e sottintende una degradazione dell’argomento e la sottovalutazione dell’intelligenza dei lettori. Per fortuna, tale commento è isolato ed è eclissato dai molti commenti positivi, ricevuti anche da lettori stranieri (alcuni autorevoli, che mi inorgogliscono), che invece apprezzano l’impostazione tecnica e dettagliata che do ai miei post.
Il ricercatore citato prima che concezione ha della paleontologia, dei suoi metodi, della sua divulgazione? Per capire perché alcuni miei lettori italiani siano così ostili verso la concezione paleontologica divulgata su Theropoda (e nella speranza che ciò sia fondato su argomenti oggettivi e non su motivazioni personali) ho iniziato una ricerca per capire quale sia lo stato della paleontologia italiana discussa in rete. Il risultato è stato divertente e desolante al tempo stesso. Ho scoperto che circolano e sono perpetuati luoghi comuni e mistificazioni assurde e senza fondamento, pretestuosamente divulgate come fatti, sebbene siano basati solo su episodi personali, rancori e risentimenti invece che su dati scientifici. In particolare, è in atto una curiosa campagna di disinformazione e mistificazione negativa rivolta contro la sistematica filogenetica e le nuove tecniche informatiche applicate alla paleontologia. Tale campagna di discredito non è fondata su alcuna evidenza oggettiva presente nella letteratura scientifica, ma pare basarsi solo su una ingenua fruizione delle notizie, su luoghi comuni molto orecchiabili ma privi di sostanza, e su opinioni personali a mio avviso molto emotive ma poco fondate scientificamente.
Ognuno è libero, nel limite della decenza, di esprimere le proprie idee e di criticare le ipotesi e le metodologie altrui, tuttavia, ciò dovrebbe essere spinto da motivazioni scientifiche (dati dettagliati e teorie argomentate) e non per appagare infantili piagnistei “nostalgici”, battibecchi futili, risentimenti personali o sciocche polemiche pseudo-giornalistiche.
Potrei chiudere la discussione bollando semplicemente gli autori di tali dicerie come ignoranti ed infantili, constatando che non meritano altre parole, tuttavia, credo che dietro ci sia un fenomeno più profondo e che sia necessario un commento approfondito, sopratutto in difesa della paleontologia attaccata (a mio avviso ingiustamente e pretestuosamente) da quei discorsi.
In particolare, sarei disposto a discutere con eventuali sostenitori di quelle posizioni, a patto che essi prima abbiano fatto seriamente il seguente “esame di coscienza”:

Prima di criticare le ricerche scientifiche altrui, abbiate la decenza e la maturità di valutare se le vostre critiche sono basate su una attenta analisi della letteratura scientifica e non su voci, frasi fatte, o “cattivi” maestri. Accertatevi che sia l’oggettività e non la mediocrità a guidare le vostre parole. Avete letto gli studi scientifici che criticate? Oppure state solo perpetuando le opinioni di altri, senza averle pienamente comprese e valutate? La vostra opinione è personale o conformata a quella di altri? Se basate le vostre critiche sulle opinioni di altri, avete accertato se tali opinioni sono oggettive, scientifiche e ponderate, oppure sono solo sfoghi risentiti di sentimenti frustrati e delusi, spesso generati da episodi personali che non hanno niente a che fare con la ricerca vera e propria?
Se i veri motivi che guidano le vostre critiche sono solamente il gusto soggettivo (ho letto critiche alquanto futili, le quali dichiaratamente affermavano di disprezzare un ambito della ricerca solamente perché non rispondeva al loro gusto personale), se le vostre polemiche sono l’adesione acritica ad una posizione personalistica (spesso infondata) volta solamente a sfogare frustrazioni intime, se la base delle vostre insoddisfazioni scientifiche è solo l’incapacità di apprezzare le nuove metodiche della ricerca, se basate le vostre parole sull’emotività e l’immaturità, allora fareste bene a tacere, o limitarvi a dichiarare, con uno sforzo di onestà e maturità, il vostro limite, la vostra impreparazione tecnica e teorica, invece di gettare fango ingiustificato sul lavoro e l’impegno di tanti ricercatori seri.
Penso che sia segno di profonda mediocrità criticare la ricerca scientifica senza essersi documentati su tali lavori, ovvero, leggendo accuratamente quei testi scientifici: oltre ad essere una forma di rispetto verso il lavoro altrui (produrre un articolo scientifico non è come scrivere un post su un blog o un commento su un forum: è il risultato di mesi di ricerca, elaborazione e revisione), dimostrerà che siete dei potenziali interlocutori, meritevoli di attenzione.

Temo che questo appello cadrà nel vuoto; nondimeno, questa è la mia opinione sulla bassa divulgazione paleontologica che leggo in rete. Ripeto, ho il massimo rispetto umano e personale per chi perpetua simili opinioni, tuttavia, reputo la grande maggioranza delle loro affermazioni infondate scientificamente, spesso futili e pretestuose, oltre che dannose per la divulgazione, perché alimentano errori, falsi problemi, inutili divisioni e disaffezione nei lettori.

1 commento:

  1. Sostituisci la paleontologia con la religione, la politica, la qualsiasi cosa di cui si possa discutere, ed il risultato non cambia.
    Si dice che il linguaggio articolato, sia una delle peculiarità umane più importanti, ma anche i pappagalli lo sanno fare: basta ripetere...
    Saper parlare non implica necessariamente la capacità di elaborare pensieri complessi, e quello di cui parli tu, ne è la prova.
    Sai bene quanto sia difficile il mondo della paleontologia, quindi ti sarà facile comprendere perché l'invidia è così tanto presente tra ricercatori ed "addetti ai lavori".
    Per fortuna, con internet, è molto facile varcare i confini nazionali, perché almeno fuori dall'Italia, la situazione è un poco diversa (non sempre).

    ps: io non leggo Theropoda perché non ci capirei quasi un cazzo, ma dubito che ci sia un limite massimo al "tecnicismo" di un blog che tratta argomenti scientifici.

    Tanti salumi!

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