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A parte gli impegni studenteschi, avrò tempo libero (che temo degenererà nella noia)...
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Questo post parla di convergenze mentali, culturali ed evolutive. Parla di mie suggestioni letterarie adolescenziali accantonate alla fine del XX secolo. Parla di dinosauri intelligenti, possibili, plausibili, previsti o dedotti. E parla di nomi.
La miccia è stata accesa da un post recente di Darren Naish sul suo blog Tetrapod Zoology, il cui link è permanente nell’angolo dei collegamenti di questo blog.
Riassumendo, il post di Naish parla di una teoria fanta-evoluzionista, e delle numerose volte nelle quali è stata proposta, in maniera indipendente una dall’altra. Questa teoria è quella dell’ipotetico dinosauro teropode avente un’intelligenza paragonabile a quella umana. Prima di leggere il post di Naish, ero convinto che questa teoria fosse stata proposta pubblicamente solo una volta, nel 1982, con il cosiddetto “dinosauroide” di Russell. Il dinosauroide non è altro che un mediocre tentativo di estrapolare l’evoluzione di un teropode avente non solo l’intelligenza, ma persino il corpo convergente con quello umano. Il dinosauroide di Russell è talmente scimmiottato sulla nostra anatomia (è praticamente un umanoide da fantascienza classica, più simile ad un uomo senza padiglioni auricolari e con faccia da gatto Sfinx piuttosto che ad un teropode) da essere, oltre che improbabile in termini evolutivi, alquanto seccante per tutti gli esperti di teropodi, che non trovano alcuna giustificazione evolutiva nella sua somiglianza morfologica all’uomo, a parte, appunto l’antropocentrismo auto-referente e sciovisnista di chi l’ha ideato. Ovvero, semplificando il discorso, ammettere l’esistenza di un teropode con l’intelligenza simile alla nostra non implica necessariamente che esso dovesse avere anche un’anatomia umanoide. Chiunque abbia dimestichezza con corvi e pappagalli concorderà su ciò. Recenti “revisioni” del dinosauroide mostrano un teropode più tradizionale, piumato, con postura orizzontale digitigrada, muso lungo e lunga coda, più credibile dell’umanoide squamato, eretto e plantigrado, con muso ridotto e senza coda, proposto da Russell nel 1982.
Oggi scopro che quello di Russell non fu l’unico ipotetico teropode intelligente inventato: nel 1984 venne riproposto in maniera indipendente da McLoughlin, e nel 1993 da Magee. Nel caso del 1984 (originariamente senza nome, e ribattezzato da Naish come “Bioparaptor”), l’aspetto era più “teropodoide” e meno “umanoide”, mentre quello del 1993 (chiamato Anthroposaurus) ricade ancora nello (scientificamente ingiustificabile) stereotipo concettuale dell’essere umanoide di mente e umanoide di corpo. Ciò che distingue questi due dal dinosauroide del 1982 è la collocazione temporale: Russell ipotizzò che il dinosauroide sarebbe potuto essere l’esito attuale dell’evoluzione dei deinonichosauri del Cretacico superiore se non si fossero estinti 65 milioni di anni fa, mentre sia “Bioparaptor” che Anthroposaurus sono ipotizzati essere vissuti proprio 65 milioni di anni fa. Non solo sono collocati al tempo della grande estinzione del Cretacico finale, ma ne sarebbero stati la causa!
Il ragionamento alla base di questa interessante versione dell’estinzione dei dinosauri è il seguente (ed è descritto esplicitamente nell’ipotesi del “Bioparaptor”): ammettiamo che oggi la civiltà umana si autodistrugga con una guerra nucleare (idea molto in voga negli anni ’80), come apparirebbe la storia della civiltà umana (ovvero gli ultimi 10.000 anni) se fosse studiata da una nuova specie intelligente evolutasi 60 milioni di anni dopo la nostra estinzione? Sarebbe probabilmente niente più che un sottile strato nelle rocce, molto anomalo: ricco di metalli rari in alte concentrazioni (inquinato), fortemente eroso (dall’agricoltura, dall’urbanizzazione e dalle guerre), estremamente povero di specie animali di grossa taglia (ad eccezione delle specie domestiche allevate). Curiosamente, lo strato del limite Cretacico-Terziario ha caratteristiche che porterebbero a interpretarlo come uno strato prodotto da 10.000 anni di esistenza di una civiltà che ha raggiunto un livello tecnologico tale da autodistruggersi (lo strato a metalli pesanti come l’iridio, l’intensa erosione, l’improvvisa riduzione della diversità delle faune a grandi erbivori, che, almeno nel Nord America, sembrano dominate solo da due generi di erbivoro: Triceratops e Edmontosaurus). Ammettendo questo modello, quindi, apparirebbe plausibile che l’estinzione dei dinosauri (non-neorniti... vedere post recente su Theropoda.blogspot.com) fu l’effetto di una crisi globale provocata da una specie di teropode tecnologicamente evoluto (chiamato “Bioparaptor” nella versione del 1984 e Anthroposaurus in quella del 1993). Fin qui ho semplicemente riportato le informazioni del post di Naish. Ma ecco dove entra in gioco la mia produzione personale, e quindi, un’altra convergenza culturale nell’inventare una convergenza evolutiva.
Nel 1992, in maniera totalmente indipendente da McLoughlin e Magee (che, ripeto, ho scoperto ieri sera) elaborai la mia “versione” del dinosauroide di Russel. Fu il mio primo tentativo di scrivere un romanzo (avevo 14 anni, non andai oltre una ventina di pagine di testo e di una dozzina di disegni). Anch’io collocai una civiltà di teropodi intelligenti alla fine del Cretacico ed anch’io la posi come causa dell’estinzione dei dinosauri! Infine, e qui la convergenza è palese, pur ideandolo con un’anatomia simile al “Bioparaptor” di McLoughlin (ciò poco umanoide e molto teropode) anch’io lo chiamai Anthroposaurus, come fece Magee!
L’ipotesi di una civiltà di teropodi tecnologicamente avanzati, convergente con l’umanità dell’olocene, e vissuta negli ultimi 10.000 anni del Mesozoico per ora non ha alcun sostegno fossile diretto (in futuro potrei argomentare i pro e i contro di questa ipotesi...). In ogni caso, l’evoluzione convergente di un’ipotesi (fanta)scientifica in almeno tre versioni indipendenti (ma nei commenti al post di Naish ci sono testimonianze che altri ebbero questa suggestione) è un interessantissimo esempio di come le condizioni storiche e culturali vincolino menti distinte a produrre modelli analoghi.
A sedici anni di distanza, però, trovo il nome “Anthroposaurus” (il rettile-uomo) poco azzeccato... pecca di ingenuo antropocentrismo... Oggi, forse, lo chiamerei “Avipsychon”, il teropode pensante. Dato che (ammettendone l’esistenza anche solo per gioco) un simile teropode pensante si evolvette molto prima di noi, sarebbe più giusto chiamare l’uomo “Avipsycotherium”, il mammifero che pensa come Avipsychon.
Per fortuna si cresce: chissà tra sedici anni come troverò ingenue e scontate le mie attuali trovate letterarie...
Link utile: http://scienceblogs.com/tetrapodzoology/2008/03/dinosauroids_2008.php
Per finire, battuta a tutta questa discussione, (comprensibile solo per paleontologi):
As interesting as dinosauroids might be, they are mere amateurs next to the intelligent Gorgonopsians that annihilated all life on earth during the awful Second War of the Solar System back in the end of Permian. That war was hell on everybody...
Nemo Ramjet
Partiamo dai dati.
Primo. Esiste, all’interno della cerchia espansa dei Pueblici, una ragazza di nome Thais (ha anche altri 4 nomi, tutti veri e registrati all’anagrafe, per quanto in una combinazione assurda... li tralascio per rispetto della privacy). Citata in precedenti post, e base per l’elaborazione dell’omonima Legge di Thais, la nostra eroina (non stupefacente) è stata pseudo-intrallazzata con l’(E)neocelta e, sopratutto, He-Lemm.
Ai tempi in cui Thais (che d’ora in poi chiameremo “Thais-Nostra”) era pseudo-intrallazzata con l’(E)neocelta acceddero gli eventi che avrebbero determinato l’elaborazione della Legge di Thais. Un effetto collaterale di quegli eventi fu l’invenzione della storiella di “Thais (Nostra) nello sgabuzzino”: ovvero, si assumeva che Thais-Nostra abitasse nello sgabuzzino dell’appartamento dell’(E)neocelta. Quando, nel 2004, l’(E)neocelta andò a vivere con He-Lemm nel Pluebo (prima che ivi si stabilissero il Demiurgo, il Puma e la Vale), la tradizione dello sgabuzzino fu traslocata nel suo nuovo appartamento. Di fatto, lo sgabuzzino del Pueblo (di là in cucina, che tiene le scope) divenne la dimora ufficiale a Fighettolandia di Thais-Nostra. Tale tradizione sussiste ancora oggi che al Pueblo stiamo noialtri tre.
Secondo. Probabilmente, la maggioranza dei miei lettori non pueblici alla parola “Thais” avrà pensato all’omonima velina di “Striscia la Notizia”. Attualmente alla conduzione di “Striscia la Notizia” ci sono Ezio Greggio e Michelle Hunzicher (spero si scriva così). La Thais-Velina invece è in maternità, ed è stata sostituita da un clone (che non si chiama Thais).
Dati questi dati, ecco l’evento, testimoniatomi via sms da He-Lemm alle ore 21.07 del 05 Marzo 2008:
(quello che segue è il testo integrale del sms di He-Lemm, compresi errori ortografici o battiture giovanilistiche)
Spero (ma dubito) ke tu abbia visto striscia la notizia: la unziker ha appena detto letteralmente ke “Thais deve stare nello sgabuzzino delle skope”! Pueblicità dilagante? Wawawa
Siamo onesti: se non sapessimo della realtà di tutti questi eventi citati sopra, quale probabilità daremmo alla verità della storia che ho appena narrato? Nulla, ovvio. Thais è uno dei nomi più improbabili che ci siano, e, anche nel caso di usare un nome più diffuso, la probabilità che in televisione citino un evento convergente con un mito pueblico è infinitesima, se non nulla.
Traetene le dovute implicazioni sulla natura dello spazio-tempo.
Io la mia l’ho tratta: viviamo dentro Matrix (vecchio soprannome del Curz, l’artista precedentemente noto come “Prince of Mantua”) e subiamo l’irrazionalità giocosamente provocatoria di quella Mente-Vana Manto-vana che si diverte a sfidare il nostro tentativo (anch’esso vano) di giustificare tutto solamente in base alle leggi del caso e della necessità.
PS: Curz, già che hai questa possibilità di guidare gli eventi a tuo piacimento, perché non ci regali qualche teropode italiano (che siamo carenti in fossili) e un pò più di gnocca interessante (che la primavera incombe sugli ormoni e la fauna locale è sempre scarsa in quel frangente)?
Con stima e affetto,
il tuo vecchio amico, A. C. Demiurgo
Si parla tanto di “radici” culturali dell’Europa, spesso in modo strumentale. In particolare, trovo alquanto contraddittorio considerare il monoteismo giudaico-cristiano una radice culturale europea, dato che quella religione è di origine mediorientale. Se proprio vogliamo cercare delle radici europee autoctone, dovremmo rifarci ai greco-romani ed ai celti. Proprio per questo sono dell’idea che sia giunto il momento di Ritornare alle Radici dell’Europa, per Rinnovarle senza Snaturarle.
Una buona sintesi culturale potrebbe essere quindi un incontro tra i figli più recenti del panteismo celtico e della filosofia greco-romana, ovvero... l’(E)neoceltismo e l’Ultrazionalità.
A parte la battuta finale (che poi tanto battuta non è...), credo seriamente che bisognerebbe ritornare a quelle che sono le vere fondamenta dell’Europa, e detronizzare un’abusata infiltrazione culturale orientale (che è benvenuta nel crogiuolo culturale del nostro continente, ma che, ripeto, non può essere considerata a rigore una radice autoctona europea, quanto un innesto asiatico).
Il titolo è un gioco di parole che sarà svelato in fondo.
L’approccio scientifico è visto dai molti come arido ed incapace di dare risposte a domande cosiddette “fondamentali”. Rovesciando l’ottica, spesso l’approccio scientifico smonta la presunta “fondamentalità” di certe domande, svelandone un’origine prevalentemente “fondamentalista”. Curioso gioco di parole...
Oggi daremo una risposta scientifica ad una delle domande più ripetute della storia. Cos’è la Vita? La scienza che studia la Vita si chiama Biologia (ebbene sì, miei cari spiritualisti). Quindi, ben venga una spiegazione biologica. Ma torniamo alla domanda, ed analizziamola: essa chiede cosa (una Cosa) sia la Vita (con la maiuscola). Se fossimo dei platonici, quella “Cosa” dovrebbe essere un’essenza (l’essenza della Vita, appunto). Ma, come ben sappiamo, dopo Darwin è impossibile conciliare Biologia e Platonismo: o si segue il primo approccio, o il secondo. L’evoluzione è la storia, e, citando Nietzsche, ciò che ha storia non può essere definito (da una definizione). Se l’evoluzione biologica è un processo storico, allora, dobbiamo rinunciare a cercare una definizione di cosa sia la Vita? Si può rinchiudere la straordinaria complessità e variabilità di funzioni e processi che formano l’oggetto della biologia in un’unica definizione? Probabilmente no, tuttavia, la Biologia è bifronte, ed alla faccia funzionale si associa quella evolutiva. Gli oggetti evolutivi sono i cladi, i quali possono essere definiti. Anche la totalità della Vita può essere definita filogeneticamente? Ciò è stato fatto, in maniera provocatoria, al Primo Convegno Internazionale di Nomenclatura Filogenetica di Parigi, nel 2004, da J. R. Wagner, dell’Università del Texas. Utilizzando, in maniera eterodossa, i criteri per la definizione filogenetica dei cladi (gli insiemi naturali di organismi imparentati), propone questa definizione della Vita (detta “Panbiota”): l’insieme di tutti i discendenti del primo antenato di Homo sapiens.
Per chi non fosse pratico di definizioni filogenetiche, ecco la spiegazione: si sceglie una specie, in questo caso Homo sapiens (avremmo potuto scegliere qualsiasi altra specie ma abbiamo scelto la nostra come specie di riferimento per la definizione un poco per campanilismo, un poco perché, giustamente, è l’unica specie della quale ognuno di noi può avere la certezza di conoscerne almeno un individuo sicuramente vivo, cioè sé stesso), e si chiama Vita l’insieme di tutti i discendenti del più antico antenato di quella specie. Il nome scientifico proposto per quell’insieme di oggetti a base di carbonio collegati filogeneticamente è Panbiota (“Tutta la Vita”). Il sottoinsieme di Panbiota più ristretto possibile che comprenda tutti gli esseri viventi OGGI si chiama invece Biota (attenzione, non è il fatto di essere vivente oggi che rende o no un Biota, ma la posizione nell’albero rispetto al ramo che comprende tutti i viventi oggi: ad esempio, Tyrannosaurus rex è un Biota anche se non è vivente oggi, mentre LUCA, Last Universal Common Ancestor... quindi il primo Panbiota, non è, per definizione, un Biota).
Questa definizione ha un pregio: se mai si scoprissero oggetti apparentemente viventi ma “biochimicamente diversi” da quelli noti (sia sulla Terra, che extraterrestri), con questa definizione sapremmo subito (senza perdere tempo in infinite diatribe filosofiche sulla vita) se sono o no organismi, cioè bioti: se non sarà possibile stabilire alcuna sinapomorfia con Homo sapiens a livello chimico, essi NON dovranno essere considerati organismi. Ad esempio, un virus di un computer, per quanto si comporti come un virus fatto di nucleoproteine, non condivide alcuna sinapomorfia chimica con Homo sapiens (è fatto di elettroni, che sono probabilmente gli oggetti più plesiomorfici esistenti, e quindi con nessuna informatività filogenetica), quindi non è una forma di vita.
Idem, un (ipotetico) marziano non è una forma di Vita: sarebbe da considerare un sistema chimico con funzionalità teleonomiche ed invarianza riproduttiva convergente coi Panbiota... Se invece l’ipotesi di panspermia fosse vera, allora, probabilmente, tutti gli alieni sarebbero dei Panbiota (ma non membri del sottogruppo chiamato Biota)... ma qui entro troppo nel tecnico (per chi fosse interessato, si legga “Il caso e la necessità” di J. Monod).
Ovviamente, come tutte le sane discipline scientifiche, anche questa si pone dei limiti di applicabilità: queste definizioni valgono fintanto che i processi filetici sono strettamente divergenti e le ibridazioni trasversali non sono predominanti; inoltre, esse valgono fino a che, approfondendoci nel passato, gli oggetti che consideriamo ed i processi che li legano sono ancora riconoscibili come biologici e non sfumano nello strettamente chimico.
Se questa definizione non soddisfa la vostra esigenza interiore di una risposta alla domanda di cosa sia la “Vita”, forse il problema non sta nella risposta, bensì nella (sensatezza della) domanda.
Proporrei questa definizione dei nemici della Vita:
(I)Diota: l’insieme di tutti i discendenti del più recente antenato comune di tutti gli Homo sapiens che hanno provocato l’estinzione di almeno una specie di Biota.
Se, come pare possibile, la megafauna tardo-pleistocenica è stata eliminata per cause antropiche, allora siamo tutti membri di (I)diota.
Ed io, da bravo (membro di) (I)diota, domando: “Cos’è la Vita?”
Vorrei proporre un nuovo modo di chiamare il simbolo “@”.
Perchè viene chiamato “chiocciola” o “chiocciolina”, quando inizia per “a”?
Meglio allora chiamarlo “ammonite”!
Paleontologicamente dignitoso.
Altri modi, molto snob, di chiamare il simbolo “@”, ovvero usando parole latine o inglesi, non meritano commenti...