martedì 26 maggio 2009

DINOMANIA, ATTO TERZO: JURASSIC PARK, OVVERO, IL CAVALLO DI TROIA DELL’IDEOLOGIA DI BAKKER (Jurassic Park, the Trojan Horse of Bakker's Ideology)


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Quando ero adolescente, Robert Bakker era il mito di tutti (o quasi) i dino-fan. Bob era fico, con il barbone, il cappello da cow boy, le sue ardite affermazioni che “vendicavano” i dinosauri da un secolo di errori, le sue accattivanti iconografie, così vive che più vive non si può.
Oggi non sono per niente un fan del pensiero “bakkeriano”. Rispetto e stimo Robert Bakker, al quale va la mia totale simpatia, ma, fortunatamente, sono cresciuto, ed ho imparato a ragionare con la mia testa. I dinosauri di Robert Bakker non sono scientificamente validi. Per quanto possano risultare accattivanti e più plausibili dei vecchi lucertoloni del secolo scorso, essi sono insostenibili alla luce delle teorie biologiche e paleontologiche affermate nell’intera comunità scientifica. Le favole di Bakker, ora, non mi convincono più, esattamente come non mi convincerebbe il brachiosauro sommerso di metà ‘900, che proprio Bakker dimostrò essere scientificamente impossibile. Sia chiaro, negare Bakker non significa tornare indietro, rigettare i dinosauri nella palude, significa semplicemente aprire gli occhi, e constatare che il buon Bob ha saputo vendere molto bene il suo prodotto, ammaliando come solo i migliori pubblicitari sanno fare. Analogo discorso per il fido alleato di Bakker, il mitico (artisticamente), ma sopravvalutato (scientificamente) Gregory Paul.
Ieri, due miei lettori fissi del blog hanno, in maniera indipendente uno dall’altro, espresso, in forma privata, due concetti che sono alla base del post di oggi.
I detti: “nessuno è più sordo di chi non vuol sentire” e “l’occhio vede ciò che vuole vedere” riassumono perfettamente l’impostazione mentale di molti nei confronti della moderna palebiologia dei dinosauri, ed in particolare dei theropodi. A ciò si aggiunge, in un collegamento a tematiche Geomitologiche, l’effetto persuasivo ed ammaliante che le opere paleo-artistiche hanno sulle menti non allenate al pensiero critico ed analitico, che subiscono molto il fascino emotivo delle immagini, ma sono poco influenzate dai mezzi e dai metodi della scienza da cui tali immagini dovrebbero trarre il solo fondamento. Leonardo Ambasciano ha perfettamente ragione nel sottolineare che le opere letterarie più citate dagli appassionati di dinosauri NON sono vere e proprie produzioni scientifiche (ovvero, soggette alla rigorosa scrematura e vaglio critico del peer-review) ma, piuttosto, dei volumi “ispirati”, fondati più sulla forza esplosiva delle immagini proposte e sulla retorica accattivante dei modelli proposti che sulla esposizione critica dei dati. Le opere di Bakker e Paul sono questo: non sono veri testi scientifici, perché non sono stati pubblicati dopo una revisione critica operata sui testi da altri studiosi, loro colleghi; bensì, sono dei “trattati filosofici-ideologici”, emanazione diretta e non controllabile dei due “guru”. I dinosauri del “Dinosaur Heresies” (il nome è esso stesso la prova di ciò) e di “Predatory Dinosaurs of the World”, non sono, che vi piaccia o meno, l’espressione oggettiva della comunità scientifica, la sintesi di un sistema integrato di ricercatori che si controllano e regolano a vicenda, bensì, le espressioni uniche, quindi totalitarie, di due individui, i quali, anche se in buonissima fede e pienamente convinti della bontà “oggettiva” delle loro ipotesi, hanno comunque imposto in maniera autoritaria e anti-scientifica le loro visioni dei dinosauri ad un pubblico incapace di stabilire se e quanto le loro opere fossero “scientifiche”. Il risultato, a mio avviso, è stato deleterio, e solo in questi anni, dopo che le opere dei due “iconoclasti” si sono sedimentate nella cultura popolare, osserviamo l’effetto ideologico della loro azione.
L’azione di propaganda, quasi subdola, con la quale Bakker e Paul hanno affermato le loro idee, noncuranti dell’attività del resto del mondo scientifico, è evidente nel modo in cui essi, direttamente, hanno influenzato i dinosauri di Jurassic Park, i quali, ormai, sono nell’immaginario collettivo, la nuova immagine canonica dei dinosauri. I dinosauri di Jurassic Park sono sempre stati propagandati come “scientifici”, quindi, in un paradossale controsenso che offende il senso della paleontologia come interpretazione ipotetica di resti frammentari, essi sono proposti come “veri”. In realtà, i dinosauri di Jurassic Park non sono “scientifici”, e non lo erano nemmeno nel 1993, ma sono, e lo dico onestamente, senza doppi sensi, “ideologici”. Uso il termine ideologico nella sua accezione neutra, senza connotazioni negative. I dinosauri di Jurassic Park sono la coronazione finale del programma ideologico di Bakker e Paul, i quali, ben consapevoli del potere persuasivo dell’immagine sopra i dati e sopra la (noiose) discussioni accademiche, hanno imposto alla “massa ignorante dei dati e delle (noiose) discussioni” le loro VERSIONE dei dinosauri.
ATTENZIONE: Non importa se, ad un esame attento, alcune delle ipotesi di Bakker e Paul si sono rivelate parzialmente corrette (ovvero, confermate anche da studiosi indipendenti), ciò che conta è che essi hanno “violato” l’etica scientifica, abusato dell’autorità che derivava dal successo delle loro (discutibili) opere letterarie, cavalcato il fascino ammaliante delle loro capacità artistiche (dopo tutto, niente è "più vero" di una rappresentazione naturalistica) per imporre ai non-studiosi la LORO visione dei dinosauri, senza possibilità, per il lettore, di valutare se e quanto questa visione fosse corretta.
Ormai, l’opera di persuasione è compiuta.
Provate a dire a qualche appassionato di dinosauri che NON esistono prove di caccia di gruppo tra i dinosauri. Egli vi risponderà, con l’innocenza del fedele devoto, che invece le prove esistono! Le prove ci sono! Come negarle? E se chiederete quali siano queste prove, egli (ammesso che risponda) citerà le solite false prove, i soliti esempi privi di evidenza, ma che, ad un occhio plagiato dall’ideologia bakkeriana, sono EVIDENTI esempi di caccia di gruppo, perché l’occhio vede ciò che vuole vedere. E se proverete a spiegare che non è così, egli si ritrarrà indietro, perché non c’è sordo più sordo di chi non vuole ascoltare.
Ripensandoci bene, è terrificante questo circolo visioso di auto-verifica, innescato da Bakker:

1- Bakker crebbe con una visione stereotipata di "rettili" e "mammiferi" e volle diffondere la sua idea che i dinosauri fossero come i mammiferi, perché essa era l'unica alternativa all'iconografia dominante accessibile nel suo universo concettuale.
2- Tra le varie ipotesi, l'ideologia bakkeriana diffuse l'idea che i dinosauri cacciassero in branchi, (nonostante l'assenza di prove!).
3- La caccia di gruppo dei dinosauri divenne un dogma consolidato nella cultura popolare, elevandosi a "dato di fatto".
Conclusione:
4- Siccome tutti "sanno", ormai, che i dinosauri cacciano in branco, è evidente che i dinosauri sono come mammiferi. Cos'altro potrebbero essere?

Bakker ha vinto! La propaganda ha battuto le prove!

Per spiegare perché, ad un attento esame, queste “prove” non siano affatto tali, vi rimando ad un prossimo post sul blogTheropoda. Sempre che abbiate la voglia di mettere in discussione i vostri più amati dogmi, le vostre più care concezioni, derivate dalla fede bakkeriana, e siate disposti a vedere i dinosauri per quello che possono essere, non per quello che desidereremmo che fossero.
Con stima,
un ex-bakkeriano che è andato oltre (= ultrazionale)

sabato 23 maggio 2009

DINOMANIA, ATTO SECONDO: L'ATTESA DEL MESSIA


In un precedente post ironizzavo sulla Dinomania, qui intesa come l’abuso e la distorsione delle conoscenze paleontologiche nell’esaltazione di una mitologia post-moderna fondata sul culto dei dinosauri mediatici, primi tra tutti, i dinosauri della serie di Jurassic Park.
Ovviamente, sono stato frainteso da una cerchia di “fanatici” dinomaniaci, che con le loro reazioni più o meno articolate hanno dimostrato la validità della mia tesi, ovvero, che la Dinomania è una forma di pseudo-mito, con i suoi dogmi intoccabili e le sue arroganti presunzioni di sacralità.
Il fraintendimento maggiore deriva dal fatto che il Dinomaniaco si ritiene una sorta di “depositario” di un valore da lui costruito, tra cui, paradossalmente, quello di essere una sorta di “sostenitore” e “salvatore” della paleontologia (se non credete alle mie parole, andate a rileggere alcuni commenti del precedente post sui dinomaniaci).
Ovviamente, sono il primo a sostenere che:
Non tutti gli appassionati di paleontologia sono dinomaniaci.
Non tutti gli appassionati della serie cinematografica di Jurassic Park sono dinomaniaci.
Ad esempio, io non sono un dinomaniaco, ed anzi, ne sono il più forte critico; al tempo stesso, sono un appassionato di paleontologia (e modesto ricercatore paleontologo), ed adoro (cinematograficamente parlando) Jurassic Park (il film di Spielberg del 1993): nonostante debba constatare le scorrettezze scientifiche (non solo nelle ricostruzioni dei dinosauri, ma anche in altri dettagli “scientifici”), non ne metterò mai in dubbio la validità come ottimo film e fonte di emozioni e ricordi (come tutti i film che ognuno di noi adora e rivede sempre con gioia, senza per questo farne un sacramento).
Tuttavia, le fede dinomaniaca produce necessariamente un istinto settario, alimentato dall’incapacità di comprendere critiche esterne ed ironie come quelle presenti nel mio precedente post sul tema.
In questo secondo post, dimostrerò ulteriormente la natura settaria e pseudo-religiosa della Dinomania. Dato che questa è solamente un’idea partorita dal mio cerebro ultrazionale, rimando a ben più validi esperti nel settore dell’interpretazione del pensiero religioso le analisi del dettaglio (Geomithologi all’ascolto, siete avvertiti!).
Se fate una veloce ricerca in rete tra i siti dinomaniaci, troverete, in forma disorganizzata, ma nondimeno chiara, che si è sviluppata una vera e propria mitologia interna, curiosamente simile ad una Cosmogonia dell’Universo Dinomaniacale.
Essa si è costruita una vera e propria Storia Interna, chiaramente intrisa di significato morale.
I- Le Origini, ed il Libro Sacro: ovvero il romanzo “Jurassic Park”. Esso è visto come l’Origine del Dinomaniaco. Prima di lui, solo le tenebre, l’errore ed il Caos.
II- L’Età dell’Oro, ormai perduta, ma ancora vivida nel ricordo dei più anziani, ovvero, il film “Jurassic Park”.
III- Il Nuovo Testamento, che sancisce la consacrazione della Dinomania, ovvero, il libro e film “The Lost World”.
IV- La Caduta, dovuta all’assenza di un Libro Guida. Ovvero, il film “Jurassic Park III” (non più basato su un romanzo pre-esistente).
V- La Corruzione del Verbo, e la diffusione dell’Errore, ovvero, i vari film di serie Z e le pseudo-produzioni come “Jurassic Fight Club” (quest’ultimo fa schifo anche a me).

Infine, a coronamento della mia tesi, constato che attualmente siamo nella fase del...

VI- Mito della Rinascita, del Messia Redentore che Tornerà a salvare i giusti e a riportare la Luce, ovvero, l’ossessionante attesa del Mitico Jurassic Park IV.
Interessante, a questo proposito, vedere quanto sia spasmodica questa attesa, analoga all’attesa del Giudizio Universale che caratterizzava i primi cristiani.
L’analogia è fortissima:
- In rete esistono numerose versioni del presunto Jurassic Park IV. (Vangeli apocrifi, Apocalissi varie)
- Ogni qual volta le date presunte per il Ritorno venivano disattese, ecco subito comparire una nuova profezia, che spostava in avanti tale data. (Da quando esiste un mito della Fine del Mondo, la sua data è stata progressivamente posticipata ogni volta che veniva superata).
- Sebbene le varie versioni del Fantomatico Film n° IV varino tra loro, esse sono accomunate dal fatto di essere viste come emanate direttamente dal Verbo dei primi due film, senza alcun legame con la Blasfemia del terzo film. (Tutte le sette cristiane si definiscono le uniche rispondenti al Messaggio Originario, e si dissociano dalla Corruzione del Presente, spesso dovuta a Imbastardimenti occorsi tra le Origini ed il presente).

Inutile sottolineare che l’ipotesi di un film "Jurassic Park IV" è definitivamente tramontata, e che gli stessi produttori dei precedenti 3 film hanno deciso di chiudere definitivamente l’esperienza con la trilogia. Ovviamente, i dinomaniaci negheranno che questa mia bestemmia sia vera.
Per rimarcare che non ho nulla di personale contro i dinomaniaci, sebbene mi dissoci totalmente dalla loro "setta " fanatica, allego, per la gioia di tutti, il trailer originale di Jurassic Park (1993).


mercoledì 20 maggio 2009

INGREDIENTI PER UNA DISASTROSA RICETTA TRADIZIONALE DI PROPORZIONI IMMANI... ovvero, un disaster movie

Ingredienti:

Una dozzina di comparse minori che muoiono in maniera grottesca e spesso stupida all'inizio del film, allo scopo di illustrare gli effetti del cataclisma imminente.

Uno scienziato di 35-50 anni, attraente ma non troppo prestante. Deve avere l'aria non troppo da secchione, lievemente squattrinato e vagamente disadattato socialmente (ad esempio, va bene se è allergico alla tecnologia, oppure all'etichetta).
Ambiti preferiti: astro-matico, paleo-geologo, clima-metereologo.

Un cataclisma naturale di proporzioni immani. Non importa la causa, basta che, entro l'intervallo, vada a colpire, nell'ordine: il Giappone, l'Italia e/o Hong Kong, Parigi, L'India e/o Londra, New York.

Una ex-moglie del protagonista in carriera, ma che sotto sotto lo ama ancora.
Due figli, di sessi differenti.

Opzionale: un capo dello scienziato, classico "grande vecchio". Morirà da eroe.
Uno o due assistenti dello scienziato. In genere, uno è un pazzo secchione con vita sociale quasi nulla e/o palesi turbe sessuali; l'altro è burbero ma dal cuore d'oro, nonché confidente del protagonista. Almeno uno dei due muore da eroe.

Un ente governativo USA/ONU guidato da uno scienziato antipatico, spocchioso e conformista che da ben prima dell'inizio del film si oppone al protagonista. Il tipo in questione farà una brutta fine.

Il Presidente Usa. E' saggio ed eroicamente paterno, ma all'inizio si fa consigliare male dal suo staff.

5 miliardi e 998 milioni di idioti, che evidentemente non si rendono conto del disastro fino a quando non viene annunciato dal Presidente Usa in diretta tv.

Un qualche stupido meccanismo lineare che permette al buono di fermare il cataclisma, ma solamente dopo il tempo necessario a mezzo mondo per essere raso al suolo e ad una ex-moglie per rivalutare il suo fallito matrimonio.

Due minuti dopo, partono i titoli di coda.

venerdì 15 maggio 2009

INTERVISTE ULTRAZIONALI: ADAMO


Con questo post inizio una serie di interviste a personaggi che non avrebbero mai avuto l’occasione di essere intervistati. Ovviamente, essendo la prima intervista, non potevo che partire dal Primo intervistabile in assoluto. Il fondatore della specie umana, l’olotipo -archetipo originale plasmato direttamente dal Creatore la sesta mattina dell’Universo, più o meno all’inizio di Novembre di 6012 anni fa, ovvero, Adamo.


Demiurgo Ultrazionale: Caro Adamo, grazie per aver accettato la nostra intervista.

Adamo: Grazie a voi.

D: Adamo, lei ha un cognome?

A: Dato che non ho un padre biologico, no. Sarebbe come l’ombelico: non ne trovo la necessità.

D: Mi pare giusto. Tuttavia, dato che lei ha imposto tutti i nomi agli animali, se potesse darsi un cognome, quale sceglierebbe?

A: Bella domanda... Primo, mi pare vada bene. Adamo Primo.

D: Non molto originale... ma da uno che ha creato nomi come Pesce sega, Pesce Martello e Pesce palla non posso chiedere molto. Scusi l’ardire, secondo me Primo sembra più un attributo a posteriori, qualcosa utile per distinguerla da eventuali seguiti. E poi, onestamente, Primo mi ricorda Primati... non vorrà insinuare che lei è parente delle scimmie?

A: Potrebbe essere.

D: Adamo, sta insinuando di accettare la teoria evolutiva. Lei, non è creazionista?

A: Perché dovrei?

D: Come? Lei c’era! Ha visto l’opera in atto! Se qualcuno può con fiducia dirsi creazionista, quello è lei!

A: Io non ho visto un bel niente. Quando mi sono alzato dalla nuda terra tutto era già bello e fatto davanti a me. Cielo, terra, piante, animali. Tutto era già presente... senza alcuna traccia di come fossero andate le cose. Se ci fu una creazione, io sono arrivato troppo in ritardo per vederla.

D: Mi sta dicendo che lei non è creazionista?

A: Non ho alcuna prova per esserlo.

D: Quindi, è evoluzionista?

A: Non esageriamo. Diciamo che ho qualche motivo in più per essere evoluzionista che creazionista.

D: Ovvero?

A: Preferirei non parlarne.

D: Teme ritorsioni?

A: No, quelle no. Ormai i miei debiti col capo li ho saldati.

D: Le capita mai di incontrarlo?

A: Sì, ma Lui fa finta di non vedermi. Tira dritto e non mi parla.

D: Non le ha perdonato il peccato originale?

A: Beh... era stato chiaro con i termini del contratto. Affitto eterno del Giardino con piena libertà di subaffitto e locazione, a patto di non toccare quella dannata pianta di fico.

D: Fico? Non era un melo?

A: Bugie della propaganda medievale. Sa, un’operazione commerciale.

D: Ma, alla fine, lei non è responsabile. La colpa è di sua moglie.

A: Ex moglie. Mi ha lasciato.

D. Ops... mi scusi.

A: Non si preoccupi, ormai è acqua passata.

D: Se posso azzardare...

A: Perché il divorzio?

D: Sì.

A: In fondo era inevitabile. Non eravamo fatti l’uno per l’altra. Dopo tutto, nessuno dei due aveva una grande scelta. O quello o niente.

D: Capisco...

A: E poi, a me nemmeno piaceva tanto. Troppo spigolosa... sarebbe stato meglio crearla da un osso più attraente. Che ne so, uno sfenoide, o una vertebra.

D: Uno sfenoide?

A: Non so, qualunque cosa, ma non una costola. La verità è che non si può sperare di creare un rapporto stabile se si viene fatti sposare a due giorni dalla nascita. Bisogna fare qualche esperienza pre-matrimoniale, avventure... che ne so. Farsi un po’ le ossa...

D: Era una battuta?

A: Ci ho provato...

D: Tornando alle domande importanti: è pentito per quello che ha fatto? Parlo del peccato originale.

A: No. Quale peccato? Ci teneva reclusi in una serra, nudi e con gli occhi chiusi. Mi pare che si rasenti il sequestro di persona. Non sono io ad essere stato scorretto...

D: Badi a quello che dice, non vorrà beccarsi una querela? Avete avuto il libero arbitrio di scegliere se restare o no. L’ha detto lei: i patti erano quelli.

A: Una querela? Ho avuto di peggio... Il libero cosa? Bella fregatura. Lei resterebbe volontariamente nudo in una serra assieme ad una donna che non ha potuto scegliere?

D: Forse... qualche giorno.

A: Appunto! Ma non di più. Senza nemmeno uno svago, una distrazione. E quella là che si lamentava di come tenevo in disordine... Cavolo! Mica è possibile che debba pulire tutti i giorni? E sa come mi rispondeva? "E se arriva qualche ospite all'improvviso? La casa deve essere in ordine...". Ospiti? Chi diavolo poteva venire?

D: Esatto... Mi pare che questa storia di Eva non le è andata proprio giù...

A: Forse. La verità è che avrei voluto avere almeno un amico.

D: In che senso?

A: Non fraintenda. Che idee ha? Porti un po’ di rispetto al suo primogenitore!

D: Lei non si chiama LUCA...

A: Chi? Quell’impostore? Non vorrà dare credito a certe storie di propaganda scientista?

D: No, ha ragione, è più credibile un mito mediorientale di tremila anni fa.

A: Guardi che è lei che ha voluto intervistarmi.

D: Sì, ha ragione. Forse sarebbe stato meglio sequenziare del DNA.

A: E cosa avrebbe ricavato?

D: Beh... che Eva è vissuta centomila anni prima di lei.

Adamo si alza dalla sua sedia, prende la sua foglia di fico dall’appendiabiti ed esce borbottando qualcosa con tono seccato.