sabato 31 marzo 2007

In principio era il Logos

All'origine del Mondo sta il Logos. Almeno questo è ciò che dice la versione ellenizzata di un mito mediorientale.
All’origine di Ultrazionale sta una coppia di cellule del Logos Universale. Frammenti minuscoli della Biblioteca di Babele, queste due spore memiche si incrociarono, si imbastardirono con l'humus nel quale erano cadute e germinarono rovesciate.
In principio erano due brani, tratti da “Godel, Hescher, Bach: un Eterna Ghirlanda Brillante” di D. R. Hofstadter (fortunatamente, il cognome è la parte di questo straordinario libro più facile da leggere; per chi ha orecchie per intendere):

Sopprimere la percezione, sopprimere il pensiero logico, verbale,
dualistico: questa è l’essenza dello Zen, l’essenza dell’ismo. Questo è il modo
Ulteriore; non Intelligente, non Meccanico, semplicemente “Ulteriore”.



e:

Lo Zen è l’olismo spinto all’estremo logico. Se l’olismo dice che
le cose possono essere capite solo come un tutto, non come somma di parti, lo
Zen va oltre, affermando che il mondo non può assolutamente essere spezzato in
parti. Dividere il mondo in parti significa illudersi, e mancare
l’illuminazione.


L'humus (come in tutti i Miti sulle origini, c'è sempre un terriccio che si mescola con qualcosa...) come reagì all'imbastardimento?
Se lo Zen ha ragione, pensai (ops... pensò l'humus) ed il mondo non può essere spezzato in parti, se l’olismo vede giusto e impedisce di capire una parte se non all’interno del tutto (il quale non si può capire proprio tutto...), allora che fine fanno la cara vecchia percezione parcellizzante, la logica dualista, il linguaggio atomistico incapace di definire senza porre dei confini?
La prima, la percezione, resta quella che è, amen. Non siamo noi a decidere come le nostre parti percettive percepiscono, e se esse sono fatte per filtrare, discriminare, fare di tutti i Tiff dei Jpeg, dobbiamo tenercele e accontentarci di come funzionano.
La seconda ed il terzo (logica e linguaggio) possono tranquillamente fregarsene dello Zen. Logica e linguaggio non operano nel mondo “reale”, ma nel loro specifico mondo “virtuale” (il quale, purtroppo, da troppi è troppo spesso confuso con quello “reale”), un mondo arbitrariamente riduzionista ed atomico (più atomico di quello reale, nel quale le componenti elementari sono alla fine delle sfumature indeterminate di continuità... molto Zen), fatto di oggetti linguistici (gli equivalenti della materia, ma molto più atomici) e di processi logici (l’equivalente dell’energia). Se la ragione non opera sul mondo “reale”, ma sulla sua immagine, sull’arbitraria costruzione filtrata dalla percezione, plasmata dal nostro particolare mammaliano cervello cipollino, vincolata alla pancia ed all’ormone (Ave Serotonina, Dea degli eroi tragici ed epici!), allora possiamo permetterci ciò che Zio Zen ci impedisce nel mondo fisico. Parodiando:

Esaltare la percezione, esaltare il gioco logico, verbale, dualistico. Questo è
il modo Ultrazionale; Intelligente e Disinvolto, Scettico verso sé stesso perché
Arbitrario, Ironico perché Contingente.


Ultrazionale è la risposta cinica e dissacrante alla boriosa realtà dell’olismo (e di tutti quelli che credono che anche il pensiero debba essere Zen, controparte orientale del Vero-Buono-Bello adorato da molti/troppi qui nel medioriente-occidente), la risposta di chi è scettico per natura e darwiniano per cultura, di chi biasima il credente e disprezza l’ateo, di chi, stanco delle derive continue tra irrazionalità umorale e razionalismo miope, sceglie di essere Oltre.
E vide che era cosa passabile e rivedibile.